Che l’anno nuovo ci insegni a rispettare gli animali

L'appello dell'Enpa di Barletta per una diversa e più matura sensibilità, che eviti in futuro episodi di ferocia come quello contro un gatto randagio a capodanno

Oltre 200 feriti, un morto e diversi animali pestati a sangue o colpiti da infarto. È questo il triste bilancio della notte di capodanno. E’ trascorso già qualche giorno dall’insana euforia, con cui tanti salutano l’arrivo del nuovo anno. Ma riprendere l’argomento dei danni causati alle persone e delle sevizie inferte a tanti poveri animali nella fatidica notte del 31 dicembre, può essere utile a sviluppare una sensibilità e una coscienza civica più mature.

Diciamolo chiaro: se tanti umani si divertono con i petardi e i fuochi d’artificio, per gli animali i botti rappresentano un vero e proprio incubo. Tant’è che i cittadini più sensibili sono promotori di numerose petizioni online per vietare gli spari in qualsiasi occasione. In realtà, anche nell’ottica di un capodanno più sostenibile, sono sempre di più i comuni che durante le festività di fine anno emettono ordinanze per proibire i fuochi d’artificio e tutelare persone ed animali. Per non dire dei danni all’ambiente: fuochi e petardi hanno conseguenze negative sulla qualità dell’aria a causa dei picchi di polveri sottili.

Ma cosa dice esattamente la legge? “Chiunque, senza la licenza dell’autorità, in un luogo abitato o nelle sue adiacenze, o lungo una pubblica via o in direzione di essa spara armi da fuoco, accende fuochi d’artificio, o lancia razzi, o innalza aerostati con fiamme, o, in genere, fa accensioni o esplosioni pericolose, è punito con l’ammenda fino a euro 103. Se il fatto è commesso in un luogo ove sia adunanza o concorso di persone, la pena è dell’arresto fino a un mese. E’ quanto prevede l’articolo 703 del codice penale.

E come si legge, oltre ad essere vietati i botti sono proibite le lanterne che, alimentate dalla fiamma, salgono in cielo portando il fuoco sul tetto del vicino o nel bosco fuori città; 

Divieti largamente disattesi, come dimostra tra l’altro quanto avvenuto a Barletta. Atroce la foto del gatto randagio ucciso a colpi di petardi nella notte di capodanno. A denunciarlo una cittadina che ha inviato l’immagine a La Gazzetta del Mezzogiorno. A parlarne sui social, nel corso di una diretta facebook, anche Maurizio Lombardi Leonardi, responsabile del Dipartimento nazionale Tutela e benessere degli animali – Rinascimento Sgarbi. Il teatro dell’animalicidio via Milano. Leonardi riferisce di aver ricevuto un messaggio, in maniera anonima, con i nomi dei responsabili – quattro minorenni – che avrebbero lanciato i petardi contro la bestia.

Ad interessarsi del caso anche l’Enpa, l’Ente nazionale protezione animali riconosciuto dal ministero dell’Ambiente. “Quest’anno non solo a Barletta, ma in tutti Italia, c’è stata una grande esagerazione in fatto di spari per capodanno. E proprio non si capisce perché spendere così tanti soldi e creare danni ai poveri animali. Il capodanno – osserva Distaso – dovrebbe essere un momento divertente non un evento mortale. Questo vale per qualsiasi essere vivente, persone e animali”, osserva Anna Rita Distaso, vicepresidente della sezione barlettana, referente del soccorso agli animali 24 ore su 24, della ludoteca felina e delle colonie di felini censite in città.

“L’unica cosa giusta da fare è cambiare la legge. Chi commette queste atrocità, non paga per la morte dell’animale ucciso. Le leggi in vigore in Italia non spaventano e non bloccano nessuno dal compiere violenze verso gli animali. Le pene prevedono solitamente pochi mesi di reclusione e vengono quasi sempre annullate per condotta incensurabile”, continua.

“Io penso che il gatto sia morto per un infarto causato dai fuochi. Era un esemplare molto giovane, probabilmente al suo primo capodanno, e di conseguenza, essendo totalmente inesperto, è morto di paura. Lo si deduce dal fatto che non sono presenti lesioni e la coda ha i peli “a spazzolino”, tipici dell’infarto. Dunque, non è stato un atto volontario. Il gatto è stato messo accanto ai petardi soltanto in un secondo momento, sperando che venisse portato via dall’azienda che gestisce la raccolta dei rifiuti. Messo alla stregua dei rifiuti, questo animale è stato doppiamente violato”.

Anna Rita Disataso, vicepresidente della sezione Enpa di Barletta

In città sono presenti 60 colonie di felini. All’inizio la cittadinanza era molto restìa ad accettarli; poi in tanti si sono convinti e hanno iniziato a rispettare le colonie. I gatti selvaggi di Barletta ora sono un vero e proprio patrimonio per la città. “I social, una volta diffusa la notizia della morte del gatto, si sono riempiti di parole di solidarietà e vicinanza non solo per il gatto, ma per tutti quegli animali che hanno perso la vita a causa della follia umana. Spero che questa rinnovata e accresciuta sensibilità possa servire ad evitare simili episodi in futuro”, conclude la vicepresidente dell’Enpa.