La vita di Franco, un dono che continua per Bitonto

Un concorso per le scuole e una mostra sul cinema sono le iniziatve della famiglia e della Fondazione De Palo-Ungaro per ricordare l'impegno civico del dott. De Caro

Nel nostro Paese non è molto nota la legge del 14 luglio 2015 – proposta dal senatore a vita Carlo Azeglio Ciampi, presidente della Repubblica dal 1999 al 2006 – con cui è stato istituito il Giorno del dono, fissato al 4 ottobre di ogni anno. Perché questa giornata speciale? Per invitare i cittadini a contribuire alla crescita della società, in nome dei valori primari della libertà e della solidarietà affermati dalla Costituzione. E, quindi, per ricordare gli animi nobili che hanno impiegato le proprie energie nella rinascita del territorio, contribuendo allo sviluppo e al benessere della comunità cittadina.

Uomini e donne lontani da ogni forma di autocompiacimento, interessati a promuovere la partecipazione alla vita sociale e culturale, a valorizzare la propria “casa”. Proprio in virtù di questa giornata e delle sue ragioni profonde, le famiglie De Caro, Marinelli e Abbaticchio hanno voluto rendere omaggio, attraverso l’organizzazione di un premio, all’impegno civico di Franco De Caro, scomparso nei mesi scorsi, lasciando un vuoto profondo nella vita della sua Bitonto. “La sua è stata una figura silenziosa, ma attiva, partecipe, concreta. Una persona consapevole e dal profondo senso civico, che merita di essere ricordata”, spiega Nicola Pice, già sindaco di Bitonto e presidente della Fondazione De Palo-Ungaro, coinvolta nell’organizzazione del concorso.

Franco De Caro, qualche tempo prima della sua scomparsa

Voglio ricordare il suo impegno per il recupero del centro storico -aggiunge Pice- facendo da ponte con gli operatori del Cerset, impegnati nella prima redazione di un piano di tutela, pianificazione e valorizzazione della città vecchia, e la sua adesione convinta al programma nazionale Urban Italia -partecipò con me all’incontro con l’allora ministro Bianco- che avviò la rigenerazione urbana della nostra città con il recupero, la fruizione e la valorizzazione di aree caratterizzate da una condizione di marginalità”.

Il concorso, Diamo radici al futuro, lanciato dagli organizzatori – oggi impegnati alacremente nella macchina organizzativa – proprio nel Giorno del dono, è riservato alle quinte classi delle scuole superiori di Bitonto. A questi giovani, proiettati nel futuro, con i loro sogni e obiettivi, si chiede uno sforzo di immaginazione: come si vedono a settant’anni? Che scelte avranno fatto? Cosa sarà stato della loro vita? Dopo una serie di riflessioni personali, dovranno legare questa piccola o grande storia a quella della loro comunità. L’obiettivo è renderli consapevoli della realtà in cui vivono e di come essi stessi siano parte di un tutto a cui dovranno contribuire, e insieme stimolare riflessioni su quello che potranno diventare. A dialogare tra loro saranno così tre o quattro generazioni: quella dei nonni e dei genitori, quella del ragazzo nel presente e della sua proiezione nel futuro.

E’ un invito a scoprire la continuità delle nostre famiglie e a cogliere le trasformazioni degli ultimi decenni, conservando le radici e avendo curiosità del futuro e volontà di partecipare alla sua costruzione”, prosegue il prof. Pice.

Gli studenti potranno sviluppare il tema oggetto del concorso nella forma che riterranno più opportuna, lavorando da soli o in gruppo: potranno utilizzare il formato video o quello audio senza dedicarsi necessariamente a un componimento scritto. Gli elaborati dovranno essere consegnati alla Fondazione De Palo – Ungaro entro il 15 maggio 2021. Ad esaminarli sarà una giuria tecnica che assegnerà un premio in denaro ai vincitori.

Questa, in realtà, sarà la prima di una serie di iniziative, rivolte a ricordare Franco De Caro nonché a proseguirne la volontà di arricchire la vita culturale della sua Bitonto. Il momento successivo al concorso sarà una mostra permanente di storici manifesti cinematografici. Un progetto ambizioso, che ha come unico referente il museo Cinema a Pennello, di Montecosaro, che conserva bozzetti originali e dipinti di manifesti che hanno contribuito a fare la storia del cinema. Franco De Caro è stato il gestore negli anni sessanta/ottanta del cinema Traetta, una delle più belle e grandi sale che ornavano Bitonto, al tempo in cui andare al cinema era un rito collettivo, onorato tutti i giorni della settimana, non solo la domenica.

Più volte io e Franco abbiamo discusso di questo progetto. Conservava pile di vecchie locandine cinematografiche, di quelle che non si trovano più e che costituiscono una vera e propria forma d’arte. Erano fondamentali, un tempo, per attirare le persone in sala, perché ovviamente non c’erano i trailer in tv. La  locandina doveva essere suggestiva ed esemplificativa, doveva riuscire a comunicare tutto quello che oggi il trailer trasmette con ricchezza di immagini e suoni”, spiega Nicola Pice.

La mostra, coordinata dal giovane illustratore e fumettista Michele Santoruvo, non solo esporrà queste autentiche rarità, pezzi fondamentali di quel vasto e variegato mondo che è stato il cinema, così decisivo nello sviluppo e nella crescita culturale del nostro Paese, ma offrirà anche l’occasione di studiare e far conoscere questa forma d’arte, tramite il coinvolgimento di fumettisti, illustratori e concept artist. A questi sarà affidato il compito di ricavare dalle locandine originali opere d’arte inedite, attraverso l’utilizzo delle tecniche più originali e innovative. Alla mostra saranno invitati anche esperti di cinema per parlare dei grandi capolavori del passato e di registi intramontabili.

Un programma ampio e articolato, insomma, che mira – nel ricordo di un cittadino che ha dato tanto a Bitonto, in termini di crescita sociale e culturale – a rendere i giovani più consapevoli dello straordinario patrimonio culturale rappresentato dalla propria città, con le sue tradizioni, i suoi monumenti e le sue personalità, e a diventarne gelosi custodi e convinti promotori. “Per un futuro migliore, per una comunità più solidale, culturalmente e socialmente più evoluta: quel modello di città a cui Franco De Caro ha sempre guardato nel corso di tutta la sua esistenza”, conclude il professor Pice.

Nella foto in alto, Franco De Caro (a sin.) con alcuni collaboratori all’ingresso del Cinema Traetta. Nel testo, alcuni storici manifesti raccolti dallo stesso De Caro.