Il Bif&st, il bellissimo festival della città di Bari, prosegue con tanto altro da vedere e raccontare. Dopo la lezione sul cinema di Pasolini, la professoressa Angela Bianca Saponari e il regista David Grieco spostano il centro della conversazione sull’aspetto letterario. “Pasolini nasce poeta. Ha solo sette anni quando inizia a comporre i suoi primi sonetti. Era riuscito a capire quanto valore e quanta importanza potessero avere le parole”, principia la docente. “Eppure, nonostante abbia iniziato con le parole, è stupefacente come sia riuscito a creare immagini così eloquenti”, osserva Grieco.
Le due arti, in realtà, erano profondamente mescolate in lui. Col risultato che l’una era diventata parte dell’altra. “Pasolini è stato singolare nella letteratura e nel cinema. Unico. Ha sempre mantenuto un’identità immediatamente identificabile”, spiega Saponari, concordando con altri due docenti dell’università di Bari: Lea Durante e Pasquale Voza, tra i massimi esperti del grande scrittore.
Ricostruire una figura come Pasolini è davvero complesso. Comporta enormi difficoltà, la capacità di riunire aspetti anche diversissimi, che vanno dalla scrittura al cinema al teatro. “Come si fa a riassumere una vita che potrebbe contenerne dieci? Pasolini -osserva Voza- è stato un grande giornalista, un grande poeta civile, uno scrittore di teatro e di romanzi. E un cineasta. Non uno qualunque, magari celebre solo in ambito nazionale. Pasolini viene studiato, analizzato ancora oggi e il suo pensiero ha sempre un non so che di indecifrabile”.
“Spesso viene da chiedersi -propone Grieco- cosa direbbe oggi Pasolini? Penso che su alcune cose si esprimerebbe diversamente. Per esempio, sul tema dell’aborto. Forse coprirebbe posizioni meno drastiche su alcuni argomenti”. Tutti coloro che si ritrovano a parlare sul palco del Piccinni, durante questo festival barese, sanno bene che Pasolini, dopotutto, era figlio dei suoi tempi. E proseguono la loro conversazione su due romanzi, concepiti a poca distanza l’uno dall’altro, entrambi dedicati alla vita delle borgate romane. “Sia ‘Ragazzi di vita’ che ‘Una vita violenta’ sono una ricostruzione fedele e realistica delle borgate. Pasolini non indora la pillola ma neppure condanna. Per lui non c’è nulla da condannare. Il suo sguardo è solo pieno di malinconia, perché sa che prima o poi anche questo mondo, che lui tanto ama, vero e ineffabile, è destinato a scomparire”, afferma Angela Bianca Saponari, riprendendo il filo del discorso.
In contemporanea a quest’incontro, al Petruzzelli viene proiettato Leonora addio, l’ultimo film di Paolo Taviani, e sul palco sale Donatella Palermo, insignita del Premio Franco Cristaldi come miglior produttore. Di certo uno degli incontri più interessanti del festival: questa donna è davvero geniale, sempre in grado di scegliere il film giusto al momento giusto. “Questo mestiere richiede notevole intelligenza”, risponde Donatella a Enrico Magrelli che la intervista. Per quanto riguarda il suo rapporto con Paolo Taviani e il fratello Vittorio, spiega: “Quando li incontrai per la prima volta mi sentii molto intimorita ma rimasi piacevolmente colpita da come a loro piacesse ascoltare. Davvero due splendide persone, specie Paolo, che ha sempre avuto il cuore puro di un ragazzo e, al contempo, il rigore di un maestro”.
“Un giorno –continua– diverso tempo dopo il nostro primo incontro, entrambi mi chiesero: ma com’è andata poi con quel tuo scrittore genovese di cui eri fidanzata? Non nascondo la mia sorpresa in quel momento. Perché sicuramente non avevo aperto bocca al riguardo, anche perché non avevo nessuna storia con nessuno scrittore. Capii solo in un secondo momento che parlavano di Edoardo Sanguinetti, con cui mi avevano visto conversare amabilmente. Si erano convinti che avessi una relazione con lui e avevano pensato: ma allora questa donna deve essere proprio intelligente! Fortunatamente hanno continuato a pensarlo, anche quando hanno scoperto che non era vero”. Un grazioso aneddoto che ha meritato il sorriso compiaciuto del pubblico.
“Non pensavo di fare la produttrice -ha detto Donatella- mi è capitato per caso. Un giorno trovai un cane che si era perso e scoprii che apparteneva a una produttrice americana, della quale diventai amica e che mi introdusse nel mondo del cinema, di cui mi innamorai perdutamente. Ed eccomi qui” . Uno dei progetti in cui questa manager instancabile ha creduto di più è ‘Notturno’ di Gianfranco Rosi, di cui ora sta producendo il nuovo film. “Ma non vi posso dire nulla al riguardo. Non posso dire neppure dov’è Gianfranco in questo momento. Pensate che quando stava girando ‘Notturno’ si trovava nei pressi di un carcere turco, con molti prigionieri dell’Isis. Il suo assistente mi chiamò per chiedermi di telefonare a mia volta a Rosi e implorarlo di allontanarsi perché aveva visto un cecchino appostato. Dopo quest’altro film, non temete, vi sarà molto altro da raccontare. Abbiate pazienza” conclude sorniona.
Le foto sono tratte dal sito del Bif&st