Riuscire a produrre, attraverso le proprie creazioni, una scossa all’interno della comunità in cui vive è, per un artista, insieme una delle sfide più difficili e, forse, il risultato più agognato. Si potrebbe addirittura sostenere che il valore di un’azione artistica risieda soprattutto nel suo impegno sociale, inteso come la capacità di produrre una reazione, un cambiamento tangibile nel mondo, sia pure su scala ridotta. In questo senso, di particolare rilevanza è stato il Festival Cre_Azioni: svoltosi a Bari nei giorni scorsi, ha avuto come obiettivo principale proprio quello di creare una collaborazione tra alcuni artisti pugliesi e i cittadini al fine di realizzare opere d’arte da mettere “al servizio” del territorio.
Il festival, realizzato presso l’istituto commerciale “Pietro Calamadrei”, è solo uno degli eventi inseriti nel più ampio progetto Oikia che esplora il tema della “casa”, intesa come luogo insieme fisico ed emozionale, fondamentale nello sviluppo della personalità di ogni individuo attraverso la creazione di laboratori artistici, in cui possano interagire sempre artisti di professione e cittadini di ogni età. Insieme alle Reti Civiche Urbane – Comune di Bari – RCU IV Municipio, che coordinano l’intero progetto, fondamentali per la buona riuscita dell’evento sono state le collaborazioni di Con.divisioni Residenze Artistiche e di due realtà operanti a livello locale ovvero Slow Food, impegnata nella diffusione di una cultura alimentare positiva, e Opera San Nicola, attiva nel sostegno educativo e sociale.
L’impatto sociale e territoriale creato dall’evento è talmente rilevante da richiedere un approfondimento: per questo motivo abbiamo intervistato Carmen De Sandi, direttrice artistica del festival.
Quali risultati, di carattere sociale ed economico, ha avuto il festival su questo territorio di periferia?
Un forte impatto, in linea con quanto avevamo previsto. Fondamentale è stato l’impegno dell’amministrazione comunale di Bari, che ha favorito il dialogo con le realtà del territorio e, in particolare, con l’istituto commerciale “Pietro Calamandrei”, che ha messo a disposizione gli spazi per il progetto. Oggi, infatti, la scuola rappresenta un punto di riferimento per l’attività artistica in generale, ma soprattutto per chi crede nell’arte come mezzo di educazione ambientale e civica, capace di modificare positivamente la percezione e la fruizione degli spazi pubblici. Significativo è stato anche il rapporto con le attività commerciali che hanno collaborato all’iniziativa accogliendo azioni performative estemporanee e hanno conservato il materiale di scarto utilizzato per realizzare le opere.
In termini di partecipazione, si può delineare il profilo del pubblico che ha partecipato alle iniziative?
Alle attività residenziali hanno partecipato perlopiù adolescenti che frequentano la scuola, ma anche adulti residenti in comuni limitrofi. Il pubblico presente alle due giornate di presentazione delle opere era piuttosto vario: abbiamo registrato una grande affluenza di persone provenienti dalle zone limitrofe e dal centro della città e anche, e questo è il dato più rilevante, di tutte le famiglie dei ragazzi che hanno lavorato con noi.
Quali obiettivi ti eri posta come direttore artistico? Quali sono stati raggiunti e cosa cambieresti per la prossima edizione?
Il mio obiettivo era mettere in relazione le persone e rivoluzionare gli spazi trasformandoli in luoghi dedicati all’espressione di un contenuto estetico, frutto del lavoro svolto dalla comunità locale in collaborazione con gli artisti. Ritengo che nel corso delle due giornate conclusive di questa prima parte del festival gli obiettivi siano stati raggiunti. Per di più, e questo mi rende particolarmente felice, hanno evidenziato un grande entusiasmo nei partecipanti, che hanno trasformato quest’esperienza in un’opportunità per costituire nuovi legami e per maturare nuove prospettive. Per la prossima edizione intendiamo fare ancora meglio: vogliamo creare nuovi dialoghi con le realtà del territorio allo scopo di coinvolgere anche partecipanti più adulti, introdurre altri linguaggi e dare l’opportunità ad artisti emergenti di convergere in questa iniziativa. Aspiriamo anche a recuperare più risorse al fine di realizzare opere permanenti e attivare un’azione di riqualificazione degli spazi urbani in cui operiamo.