La regina del fumetto che inventò Diabolik

Il 10 giugno 1922, quasi un secolo fa, nasceva a Milano Angela Giussani, creatrice della fortunata serie di strisce dedicate al principe del crimine dai famosi occhi azzurri

Il 10 giugno 1922 nasceva, a Milano, Angela Giussani. Il suo nome è legato (assieme a quello della sorella Luciana) alla storia del fumetto italiano: appare ovvio, infatti, accostare il cognome delle due sorelle a quella magnifica invenzione in campo fumettistico che corrisponde al nome di Diabolik.

Fu Angela però, nel 1962, a partorire l’idea madre per la creazione del personaggio, emblema e primo esperimento di quello che fu ed è il fumetto nero italiano. Non certo un fumetto comodo Diabolik, assai distante da operazioni che vedevano al centro storie di giustizieri, condottieri o portatori del bene comune.

Diabolik è un ladro (a volte gentiluomo, a volte per niente), calzamaglia nera a coprire anche il viso tranne i famosi occhi azzurri, straordinaria e camaleontica capacità di trasformazione (come dimenticare le numerose maschere che indossa nelle sue storie, al fine di sviare le indagini del suo nemico giurato, il celebre ispettore Ginko), affascinante personaggio che ha come alleata la bellissima Eva Kant (la quale col tempo acquisterà spessore tale da essere protagonista di storie separate), bionda e spietata compagna di vita e di avventura.

Diabolik con la bellissima e inseparabile Eva Kant

Un rapporto che forse tutti vorremmo, fatto di amore e lavoro, passione e ribellione. Questo perché i fumetti – così come le successive graphic novel – servono anche a sognare, a denunciare (se pensiamo ad esempio a opere impegnate, veri e propri romanzi per immagini come Palestina di Joe Sacco), a rendere la vita meno monotona, a farci viaggiare con la mente e visitare luoghi standosene comodamente seduti in poltrona (i fumetti di Hugo Pratt con protagonista Corto Maltese, in particolare Una ballata del mare salato).

E, ancora, a svelare le idiosincrasie erotico-culturali di una fotografa che ama l’onirico (la Valentina di Crepax), a narrare episodi storici o a dare un’inedita ed erotica interpretazione di classici del passato (il bellissimo Asino d’oro di Apuleio riletto per immagini da Milo Manara).

Diabolik ha il merito di aver scardinato certo buonismo che vedeva nei protagonisti degli albi a fumetti necessariamente degli eroi. Al massimo è un antieroe come poi tanti se ne son succeduti nella storia del fumetto italiano e non. Questo perché vi è un codice – romanticamente presente in ogni avventura del nostro – che si fa modus operandi specifico nell’elaborazione stessa del colpo previsto, che sia rubare una collana dal collo di una nobile dama o scassinare una cassaforte con difficilissima combinazione. Un codice, oserei dire, che tesse la tela e si fa potere decisionale all’interno dell’intreccio che l’avventura propone.

Diabolik non esita a uccidere se vi è costretto, non esita a tradire o a mentire alla sua amata se questo è sinonimo di protezione, non esita a darsi in pasto alla polizia se questo è impossibile da evitare, con una grande dignità da antieroe romantico e decadente.

Una scena del film di Mario Bava del 1968, dedicato alla celebre coppia di criminali

Il fumetto fu trasposto al cinema da Mario Bava nel 1968: gli occhi blu del ladro sono quelli di John Phillip Law (padre del famoso Jude, anch’egli attore), Eva Kant è interpretata da Marisa Mell, l’ispettore Ginko da un sempre strepitoso Michel Piccoli.

Angela Giussani (scomparsa a Milano nel febbraio del 1987) ha dunque il grande merito – e per questo resta e resterà sempre nella storia del fumetto italiano e della cultura di massa – di aver dato vita a un prodotto nuovo, senza fronzoli, diretto e popolare, all’interno del panorama nazionale, pur essendo le storie ambientate a Clerville, capitale dell’omonimo stato fittizio in cui Diabolik vive e prospera.

Chi l’avrebbe mai detto che una donna che aveva iniziato la sua carriera come modella, sarebbe diventata la regina del fumetto?