La “rivoluzione morbida” della robotica moderna

La soft robotics è una vera e propria rivoluzione, che potrà trovare applicazione nei campi più disparati

Pezzo di latta! La fantascienza ci ha abituato a pensare ai robot come a qualcosa dall’essenza metallica e, anche quando pensiamo a quelli concretamente impiegati oggi, non sfuggiamo a questo cliché. In realtà, la robotica si muove in mille direzioni che esplora con risultati che, vedremo, sanno essere sorprendenti.

Uno dei sentieri più interessanti è proprio quello dei soft robot, creazioni “morbide” dalle caratteristiche spesso formidabili. Una vera e propria rivoluzione che può trovare applicazione nei campi più disparati.

La robotica “morbida” permette oggi anche di avvitare lampadine, o di aprire il coperchio di un barattolo svitandolo. Sembrano operazioni semplici, ma rappresentano grandi conquiste che un giorno non lontano potranno portare risultati assai concreti nelle nostre vite. Non ci sono dubbi invece sull’utilità di un robot autonomo, simile a un serpente e in grado di navigare con facilità tra macerie e spazi limitati, come quelli che si creano all’indomani di un disastro. Una macchina del genere darebbe una mano concreta ai team di soccorso fornendo immagini ed informazioni. In alcuni casi sembra si tratti di veri e propri superpoteri: un muscolo artificiale può sollevare fino a mille volte il suo peso, mentre altri soft robot sembrano quasi indistruttibili, potendo sopravvivere al fuoco e al ghiaccio.

L’evoluzione dei moduli per un serpente robot. Credit: Worcester Polytechnic Institute

Il lettore potrà intuitivamente notare come la robotica morbida si avvicini al campo della biologia, ed effettivamente siamo di fronte a un vero e proprio connubio. Gli studiosi prendono ad esempio le forme e i principi dalla natura per riprodurre quei principî artificialmente. Si trae così ispirazione dal geco per ottenere una presa “adesiva”, dalle scaglie del serpente per potersi muovere senza l’ausilio di gambe, o dalla piovra per percepire le condizioni locali e realizzare movimenti complessi.

Credit: University of California San Diego

Da ultimo, c’è il robot sottomarino che ricorda gli anguilliformi, sviluppato da ingegneri e biologi marini dell’Università della California. Si rimane ipnotizzati dai colori fluorescenti di queste creazioni, che però non sono solo belle da vedersi. Ad esempio, in un futuro potranno sostituire i veicoli sottomarini attualmente utilizzati per osservare la fauna marina, e senza disturbarla o spaventarla.

Credit: University of California San Diego

C’è di più: non utilizzano propulsori ma muscoli morbidi artificiali che non producono rumori. Le forze elettriche che li sospingono sono generate dall’acqua salata nella quale nuota il robot. La straordinarietà di questa macchina sta proprio in questo: nell’utilizzare l’ambiente come parte del suo design. Persino la fluorescenza potrebbe essere impiegata in futuro per produrre segnali visivi.

Credit: University of California San Diego