Una panoramica sugli studi sul Medio Evo pugliese del prof. Raffaele Licinio – “per metà bitontino”, per via di padre – arricchita dal ricordo personale di chi ha vissuto con lui stagioni straordinarie di un percorso storiografico e di impegno sociale. Questo l’argomento della serata dedicata allo studioso recentemente scomparso.
A moderare il dibattito il prof. Vincenzo Robles, associato di storia contemporanea all’Università di Foggia; l’introduzione è stata a cura del presidente del Centro Ricerche di Storia e Arte Bitonto, Stefano Milillo: questi ha ricordato i contributi del prof. Licinio per la storia bitontina, che spiegano ulteriormente un incontro che non è frutto del caso. Dopo i due, Rosa Calò in rappresentanza dell’amministrazione cittadina, che ha invitato alla necessaria curiosità per l’illustre concittadino.
Il cuore della serata sono stati i due interventi del prof. Pasquale Cordasco e della prof.ssa Gabriella Piccinni, che pur parlando di aspetti diversi dello studioso e dell’uomo, si sono rivelati paralleli e complementari. Il prof. Cordasco, associato di Diplomatica all’Università degli Studi di Bari, ha innanzitutto ricordato la ricca e variegata bibliografia del prof. Licinio, che spazia dalle voci enciclopediche alle monografie, alle recenti incursioni nella multimedialità.
Per Raffaele Licinio il Medio Evo è stato soprattutto la Puglia medievale; una scelta che può sembrare quasi obbligata, viste le condizioni e e le convinzioni. Oggetto dei suoi studi furono innanzitutto la storia economica e sociale: si tratta di temi che se oggi sono consueti, decenni fa non lo erano. E l’attenzione agli uomini, anche uomini comuni. Il ricordo del prof. Cordasco è anche il ricordo di persone straordinarie e di un ambiente di studio nel quale c’era un grande scambio di idee.
Con la fine dello scorso millennio i castelli irrompono nella riflessione storiografica di Raffaele Licinio: la Puglia era già allora terra di cattedrali e castelli, che però avevano interessato soprattutto gli storici dell’arte. Con Licinio essi vengono considerati parte di un sistema castellare finalizzato al controllo del territorio e delle popolazioni. A Castel del Monte lo studioso dedicò molte delle sue energie, riconsegnando questo simbolo della Puglia alla storia, sulla base delle fonti e non di fantasie: un vero e proprio testamento scientifico che gli è costato l’ostilità di gruppi di potere e lobby, e che ha avuto strascichi anche giudiziari e lo ha visto lottare contro gli stereotipi, sui giornali e sui social media.
La prof.ssa Gabriella Piccinni, ordinario di storia medievale all’Università di Siena, è invece partita dal suo primo incontro con Raffaele Licinio, avvenuto nel 1983, grazie a una delle poche sintesi di storia agraria di allora ad essere apprezzate dal suo maestro, il prof. Giovanni Cherubini. All’epoca, la mancanza di sintesi su scala regionale e subregionale era molto sentita da chi si occupava della storia delle campagne italiane: un risultato non facile da ottenere, e chi conosce la storia dell’Italia meridionale sa quanto sia difficile riassumere una pluralità di paesaggi e fattori.
Anche in questo gli studi di Raffaele Licinio erano esemplari. La prof.ssa Piccinni ha ricordato un ambiente di studio molto fresco, ricco di scambi umani e professionali, un’affinità di percorsi e complementarietà della ricerca del percorso storiografico che accomunava ma che al contempo si sentiva come più grande. L’impegno politico era quasi una fatalità inevitabile e la vita nelle campagne veniva paragonata all’epoca dello shock petrolifero, mettendo in discussione un modello consumistico.
D’altra parte si rilevava una vera e propria lotta tra classi sociali diverse, tra coloro che godevano degli spazi e coloro che se ne appropriarono. Del prof. Licinio si è anche ricordato l’uso larghissimo, intensissimo e raffinato delle fonti pugliesi, sfruttate fino in fondo per coglierne il massimo, e poi l’attenzione ai luoghi e anche alle microstorie. Non si poteva poi non ricordare la recente e importante presenza su Facebook del professore, che combatteva le banalità proprio nel luogo dove venivano propagate; e alcuni esempi del suo insegnare la storia anche coi mezzi più moderni trovano ora spazio nella terza edizione del testo curato dalla professoressa Piccinni.
La serata in ricordo del professor Raffaele Licinio si è svolta a cura del Centro Ricerche di Storia e Arte Bitonto, con il concorso dell’Università di Bari, del Centro Studi Normanno-Svevi e il patrocinio del Comune, nella Sala degli Specchi di Palazzo Gentile a Bitonto.