Il restauro dell’affresco “svela” la missione dei cappuccini

Lunedì 26 marzo sarà presentato al pubblico il dipinto dell'ex convento dei cappuccini a Bitonto. Un'occasione per riscoprire il ruolo dei frati minori nella diffusione del vangelo

L’affresco prima dei lavori di restauro

L’affresco del XVII secolo, nel refettorio dell’ex convento dei cappuccini a Bitonto, riportato recentemente al suo originario splendore dopo un lungo e accurato restauro, sarà presentato al pubblico lunedì 26 marzo, alle ore 17,00, nel corso di un incontro nel salone del complesso religioso.

Ad introdurre l’incontro, dal titolo Euntes… et praedicate Evangelium, sarà il parroco di San Silvestro – Crocifisso don Vincenzo Cozzella. Seguiranno gli interventi di Luciana Brancato, esecutrice del restauro per conto dell’impresa Abbatantuono Arcangelo, in accordo con la Soprintendenza, e di fra Angelo Rufino Cagnazzo, segretario provinciale dei cappuccini, sul tema “Il francescanesimo in Puglia e a Bitonto nelle immagini e nella storia”.

Sul valore dell’opera, autentico palinsesto culturale, attraverso cui leggere testimonianze relative a fede, dottrina e storia dell’epoca a cui l’opera risale, abbiamo intervistato il prof. Nicola Pice, studioso di storia cittadina, oltre che profondo conoscitore del mondo classico, impegnato nella riscoperta e valorizzazione del patrimonio artistico bitontino.

L’affresco dopo i lavori di restauro

A cosa si deve la scelta dell’espressione “Euntes… et praedicate Evangelium”, riportata in calce all’affresco?
È un chiaro riferimento a due versetti di Marco, visibili solo parzialmente. “Euntes in mundum universum praedicate Evangelium omni creaturae. Qui crediderit et baptizatus fuerit, salvus erit; qui vero non crediderit, condemnabitur”, vale a dire: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato”. I due celebri versetti rappresentano l’invito che il Cristo risorto rivolge agli apostoli. Nel passare dal testo di Marco all’affresco, ritroviamo non Gesù ma San Francesco tra i cappuccini: egli, il santo “somigliantissimo a Cristo”, l'”alter Christus”. Il tema, dunque, è quello dell’attaccamento al vangelo e della missione evangelizzatrice di san Francesco e dei suoi cappuccini, che rispecchia l’epoca culturale del dipinto. Il vescovo Cornelio Musso, francescano e riformatore, giunse a Bitonto nel 1548, convinto che solo la testimonianza personale di una vita vissuta nel segno del vangelo avrebbe potuto produrre un cambiamento nei costumi del popolo e del clero. In linea con queste idee, i primi cappuccini attivi a Bitonto sentirono la necessità di andare oltre la vita semplice e austera che conducevano, dedicandosi ad evangelizzare il popolo, che a sua volta li sentiva molto vicini.

Cosa sappiamo dei cappuccini di quel tempo?
Proprio questo affresco può darci un’idea più immediata, nel mostrarci i frati intenti a svolgere i propri compiti istituzionali. Sulla sinistra, un frate versa l’acqua ad un altro cappuccino che ha in mano un libello, pronto per la predicazione. Sullo sfondo, invece, un altro è accovacciato a sistemarsi i sandali, mentre il frate accanto è ritratto con la bisaccia e incappucciato, come mendicante. Sono anche portato a credere che i primi tre padri cappuccini bitontini possano essere raffigurati qui, attorno a San Francesco. Il tema dell’evangelizzazione che abbiamo appena visto nei versetti riportati dal vangelo di Marco ricorre concretamente nella vita di padre Giovanni da Bitonto, che si era prodigato per tutta la vita nella predicazione di quell’annunzio di salvezza agli umili. Padre Girolamo eccelse per santità, dottrina e zelo, e padre Francesco morì in odore di santità. Padre Giovanni morì nel 1591, gli altri due frati nel 1580.

 

Chi è l’autore dell’affresco?
Ritengo che l’autore sia da ricercarsi tra gli stessi frati. Anche se sono state proposte altre attribuzioni, non ritengo che colgano il segno. Lo sguardo del cappuccino più giovane, sulla destra, rivolto verso lo spettatore fa presupporre che sia proprio lui l’autore del dipinto.