Il vero viaggio è quello che ti cambia dentro

Tra curiosità, imprevisti e scenette esilaranti, da Napoli a Milano, da Roma a Torino, Adele Porzia "racconta" il suo libro di itinerari, fisici e sentimentali, al pubblico del Circolo Gaber di Trani

Si dice che un viaggio è tale solo quando, una volta tornati a casa, non si è più le stesse persone di prima. Come dimostra anche la letteratura. Basti pensare all’Odissea di Omero con Ulisse che, reduce da mille sfide e dall’incontro con creature mitologiche, fa ritorno nella sua Itaca diverso, nuovo. Più astuto, ma anche più accorto.

Il viaggio è trasformazione, come si riscontra nell’esperienza di molti. Che si tratti di un itinerario all’insegna della cultura o, semplicemente, di una vacanza rilassante, di una trasferta di lavoro o una gita improvvisata, ciò che resta davvero non sono le foto o i souvenir, ma le sensazioni, le riflessioni, i cambiamenti interiori. Il pensiero torna ai compagni di viaggio o a quanto sia stato bello partire da soli; alla felicità di un incontro speciale o agli imprevisti che ci hanno reso più attenti.

Alcuni, nell’intento di fissare ogni particolare nella memoria, decidono di abbandonarsi alla compilazione di “diari di bordo”: itinerari, luoghi, incontri ma soprattutto emozioni. Così ha fatto Adele Porzia, vicedirettrice di Primo piano, nel suo primo romanzo, intitolato Ricordi di viaggio. Un racconto autobiografico, ironico, persino “sovversivo” ma anche tenero e profondo, che attraverso aneddoti e scenette esilaranti, ci consente di conoscere non solo i luoghi del suo incessante peregrinare tra le capitali del Bel Paese, ma il suo stesso profilo culturale, psicologico e soprattutto umano.

Una sorta di autobiografia che si svela, ogni volta di più, nel corso delle varie presentazioni del libro, tra cui l’ultima al Circolo Gaber di Trani, dove a condurre la serata e scandagliare dal punto di vista letterario ma anche giornalistico le pagine del romanzo sono stati il sociologo e scrittore Guido Croci e Mimmo Larovere il direttore-mentore (come Adele lo definisce) di Primo piano.     

Ma cosa l’ha spinta a dedicarsi alla scrittura? “L’amore per la letteratura di viaggio e, più in generale, per la scrittura. Tutto è cominciato a sedici anni, quando a causa di un debito in filosofia, passai l’estate a studiare a casa di nonna Carmela. Nel suo salotto, c’era una grande libreria, con tutti i volumi che quella donna straordinaria aveva comprato in tanti anni ai quattro figli, tra cui mia madre. Ricordo che imbracciai un libro, ‘La figlia di Mistral’, una commedia rosa, lo lessi e mi si aprì un mondo. Tutta la mia frustrazione per quel debito immeritato – e sottolineo immeritato – era svanita di colpo. Avevo scoperto tutto un universo di cui non avevo neppure l’idea”, racconta Adele.

E risale sempre a quegli anni la sua “illuminazione”; l’aver compreso cosa “fare da grande” come spiega ironicamente lei stessa: “Avevo deciso di diventare una scrittrice. Anche se forse non avevo un’idea precisa di ciò che significasse. Volevo solo restituire il favore, forse. Trasmettere a qualcuno quella gioia, quel sollievo che provo ogni volta che leggo. Oppure essere semplicemente parte, nel mio piccolo, di quel mondo meraviglioso che è per me la letteratura”.

Da lì, Adele non ha mai più smesso di arricchire il suo bagaglio culturale. Nel salotto di nonna Carmela era nato un amore che ancora oggi è vivissimo in lei. Una passione di cui si era resa conto la sua insegnante di italiano, Mariella Cassano, quando Adele frequentava il liceo classico a Bitonto. “Un insegnante ci vuole – racconta l’autrice – un insegnante che creda in te. Nulla di più. Qualcuno che, in piena adolescenza, quando non hai il coraggio di dire ad alta voce chi vuoi essere, ti metta una mano sulla spalla e ti dica che sei brava, che vali, che puoi farcela. A quelle parole, uno si aggrappa per sempre. Almeno è quello che è successo a me”. Alla sua professoressa Adele ha chiesto di scrivere la prefazione al suo libro Non è la fine del mondo, un testo teatrale pubblicato quest’anno con la PAV Edizioni, quattordici anni dopo la sua “epifania” letteraria.

In questi quattordici anni, è giunta la laurea in Lettere Classiche, in Filologia Classica e in Scienze dello Spettacolo. Adele ha insegnato in carcere per un anno, a Ivrea, e in diverse scuole private. Ha scritto per numerose riviste, ma soprattutto su Primo piano e poi su Classicult, diventando giornalista nel 2020. Nel 2022 è stata ammessa al master in Critica Cinematografica presso l’Accademia Nazionale di Arte Drammatica Silvio D’Amico. “Ho deciso di lasciare l’insegnamento a settembre del 2021. Ero reduce da un anno pesante, come educatrice nel carcere di Ivrea. E’ stato allora che ho provato a diventare una critica cinematografica. Ad avvicinarmi al sogno di lavorare con la scrittura”, racconta. Ma il master si rivelò una delusione. Non era affatto quello che si aspettava. “Poi con il tirocinio è stato peggio, con l’aggravante che mi sono dovuta trasferire a Roma. In conclusione? Tutto piuttosto inutile, come ho raccontato in Ricordi di viaggio” osserva, sorridendo.

L’idea di raccontare alcuni dei suoi viaggi è nata grazie a suo fratello Emanuele, che un bel giorno, dopo che Adele aveva saputo che sarebbe stato pubblicato il suo testo teatrale, le propose di scrivere sull’argomento. E Adele si mise subito all’opera. “Scrissi tutto in un mese su due vecchie agende. Poi, quando l’editore Ctl rispose positivamente alla mia mail, iniziò l’editing con Costanza Ghezzi, una professionista brava e competente. Se non fosse stato per lei, il libro sarebbe stato ben diverso”, chiarisce Adele. 

Il libro non è una semplice descrizione di luoghi, ma un divertente viaggio nei ricordi, attraverso il quale si comprende come ogni singolo itinerario l’abbia segnata. Sceglie di iniziare il suo racconto descrivendo i numerosi tipi di viaggiatori in cui si è imbattuta, dallo sponsor (colui che paga per il soggiorno), all’abitudinario (chi studia nei minimi dettagli ogni attività da svolgere), passando per il maratoneta (instancabile camminatore). Già da queste prime pagine emerge, oltre all’ironia tagliente, l’invito al lettore a identificarsi in uno di questi.

Le città visitate sono molteplici: Firenze, Napoli (che confessa di preferire a Milano), Padova, Roma, Matera, e altre ancora, di cui racconta le bellezze, le criticità, le esperienze negative ma soprattutto le emozioni. Ciascuno di questi luoghi, come Adele spiega, è speciale a modo suo. Venezia è stata testimone del primo viaggio in compagnia di Emanuele e la stessa autrice confessa essere il suo preferito in assoluto. Tanti sono i momenti divertenti, dalla scelta di un ostello a basso costo, decisamente fatiscente, alla vacanza di famiglia; dal viaggio in auto che ha causato il mal d’auto a ‘Zia Mariella’, all’allagamento nella casa a Torino. Momenti difficili, sofferenze silenziose, stemperate dal suo straordinario senso dell’umorismo.

Il trasferimento a Roma nel 2023 ha segnato profondamente la vita della giornalista: voleva cambiare città, vivere della sua passione per il giornalismo e incominciare un nuovo capitolo della sua carriera. Contro ogni aspettativa, la permanenza a Roma si è rivelata molto diversa da ciò che sperava. Così il ritorno a casa, a Bitonto, è stato inevitabile. Tornare in famiglia è servito a ridarle serenità ma Adele confessa di non essersi mai pentita, né di aver tentato né di essere tornata indietro. A questo infatti serve viaggiare: buttarsi, scoprire, essere curiosi perché, se restiamo nella nostra confort zone, non sapremo mai bene chi siamo e cosa vogliamo.

Un’altra tappa importante in questo viaggio nei ricordi è Torino, città in cui la giornalista ha vissuto durante la quarantena, per insegnare presso il carcere di Ivrea. L’esperienza piemontese viene descritta nel capitolo conclusivo della pubblicazione. Qui l’autrice si lascia andare a riflessioni profonde sul suo lavoro, sulla solitudine e sulle disavventure, come lei stessa le definisce.

Con il racconto della sua esperienza, la giornalista invita il lettore a viaggiare, a scoprire e scoprirsi; a ‘viaggiare leggeri’, senza forzature o costrizioni. Come spiega Adele: “Questo volume racchiude i viaggi in cui ero consapevole di me stessa, cosciente di quello che stavo vivendo e con chi, a differenza di altri in cui non mi sono sentita a mio agio e di cui non ho ricordi impressi nella memoria”.

Il messaggio è chiaro: viaggiare non significa solo vedere nuovi posti, ma anche e  soprattutto guardarsi dentro. Ogni itinerario diventa occasione per interrogarsi su chi siamo, su cosa vogliamo e cosa non siamo disposti ad accettare. Attraverso i suoi racconti leggeri ma profondi, Adele ci invita a seguire il suo esempio. A viaggiare con spensieratezza ma con la giusta dose di curiosità; senza sottrarsi all’opportunità di cambiare, di diventare altro da sé. Perché alla fine, il vero viaggio è quello che ci trasforma internamente.

Nella foto in alto, Adele Porzia Con Guido Croci e Mimmo Larovere al Circolo Gaber di Trani