Speranza, poveri e pace le parole di Papa Francesco

La fede sorretta dalla fiducia, l'amore per gli ultimi e l'impegno contro ogni violenza sono la cifra distintiva di un pastore tra i più amati e popolari di ogni tempo

Ci sono parole che identificano le persone. Per Papa Francesco credo non ci possa essere scelta più felice di queste tre parole: speranza, poveri e pace.

La speranza per il suo impegno di fede. I poveri da amare, da accudire, da scegliere; il fine della sua vita, della sua missione al servizio della chiesa nel mondo. La pace, per il costante e convinto impegno per la salvezza dell’umanità e della casa comune, la terra.

Così l’annuncio dato questa mattina dal cardinale Kevin Joseph Farrell, camerlengo di Santa Romana Chiesa: “Alle ore 7,35 di questa mattina il Vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla casa del Padre. La sua vita tutta intera è stata dedicata al servizio del Signore e della Sua chiesa. Ci ha insegnato a vivere i valori del Vangelo con fedeltà, coraggio ed amore universale, in modo particolare a favore dei più poveri ed emarginati. Con immensa gratitudine per il suo esempio di vero discepolo del Signore Gesù, raccomandiamo l’anima di Papa Francesco all’infinito amore misericordioso di Dio Uno e Trino.”

Una notizia a cui ancora adesso, a distanza di tante ore, si fa fatica a credere. Un fulmine a ciel sereno, che ci ha colti tutti di sorpresa. Appena ieri, giorno di Pasqua, anche se con evidente fatica, Francesco aveva voluto essere presente alla benedizione urbi et orbi per riabbracciare il popolo dei fedeli accorso in piazza San Pietro.

Un saluto fatto col cuore, il presagio di una partenza per “tornare alla casa del Padre”. Tutto nella luce della Resurrezione: “Dalla sconfitta sulla Croce al disegno d’amore di Dio, alla gloria voluta per la Sua e nostra Resurrezione”.

Il papa nel carcere di Regina Coeli

Cristo non è risuscitato da solo, non ha scelto di farlo con clamore, in maniera spettacolare, come a dare un segno della Sua grandezza. Il Figlio di Dio poteva farlo senza alcuna difficoltà.
Poteva cancellare con effetti speciali la sconfitta, la vergogna della croce. Ha fatto tutto, invece, contestualmente, per la Sua gloria e per la nostra salvezza. La Sua Resurrezione è la nostra.

Noi siamo risuscitati con Cristo. Per questo la morte per noi non è la fine, ma l’inizio della nuova vita. Gesù viene scambiato come il giardiniere dalle donne che sono andate al sepolcro per perfezionare la sepoltura.

Francesco, il Papa del Giubileo della Speranza, lascia la sua Chiesa in cammino, in questo anno straordinario in cui vivere con intensità la grazia, la fede e il rinnovamento spirituale verso la salvezza.

La benedizione di Francesco ai fedeli accorsi in piazza San Pietro nel giorno di Pasqua

Cosa offrire di più luminoso al mondo in questo periodo di difficoltà, di guerre, di povertà crescente? “Fiamma viva della mia speranza questo canto giunga fino a Te! Grembo eterno d’infinita vita nel cammino io confido in Te”, così cantiamo nell’inno del Giubileo della Speranza. Un invito a riflettere sulla propria vita, a cercare il perdono e a riconciliarci con Dio. Questo il messaggio con cui ha voluto concedarsi da noi papa Francesco.

Una presenza, una missione, un servizio ricco di accorati appelli ad essere veri cristiani, rivolti dal papa con straordinaria semplicità e singolare capacità comunicativa.

Tanta l’emozione oggi. Ci uniamo a quanti pregheranno anche in questi giorni per papa Francesco. Era la richiesta conclusiva di ogni suo intervento. Torneremo a parlare di lui, del suo pontificato, del suo messaggio di speranza, dell’amore sconfinato per i poveri, della sua fama di lottatore instancabile per la pace. In questi momenti solo un pensiero riconoscente e l’abbraccio più caloroso ad un pastore che ha vissuto sempre e solo tra e per il suo gregge.