Eccoci per il nostro quinto appuntamento con il Bif&st. Un’altra giornata per Bari, tra le sue strade, tra le sue storie, tra i suoi tanti e inconfondibili odori. Proprio ieri sera, intorno alle 21, uscivo dal Teatro Kursaal, dopo aver visto Lo Que Queda De Ti (The Remnants of you) di Gala Gracia. Un film sul lutto, sul dolore, sull’assenza. Un lungometraggio su cosa significhi perdere qualcuno e sapere che la propria vita cambierà per sempre, senza la possibilità di tornare indietro. Ogni giorno inizia e finisce, senza che abbia più senso svegliarsi, andare a lavoro, comprare da mangiare e sistemare tutto su una tovaglia colorata. Il vino, il cibo, tutto ha perso il suo solito sapore, il suo significato.
Quante cose diamo per scontato? Quante esperienze non viviamo davvero proprio perché riteniamo possano ripetersi, all’infinito, nel presente? Tante, troppe. Crediamo di vivere chissà per quanto, di avere chissà quanto tempo e invece, ad un tratto, tutto si conclude. La regista, però, ed è un aspetto che ho apprezzato molto, non si è lasciata andare alla vuota retorica, al vacuo e vano atto di ammonire. Si è solo limitata a descrivere con grande profondità questa sindrome che abbiamo tutti e che potremmo definire alla Don Giovanni. Tendiamo cioè, a dire spesso “tan largo“, “c’è tempo, abbiamo tempo, domani lo faccio” e, così, crediamo che il domani arrivi sempre e comunque, che nulla possa mettere fine a tutto.
“Dobbiamo vivere il momento“, ci dice la regista con questa delicata e carezzevole pellicola. Vivere attivamente il presente. Dopo aver visto il film, quindi, sono uscita (anche se avrei gradito dormirci lì, visto che poi stamattina ho visto sempre al Kursaal Il caimano di Nanni Moretti) e mi ha investito l’odore del mare. Un odore fortissimo, che arrivava insieme alle luci, ai colori della sera. Che bel momento. E forse me lo sono goduto ancora di più proprio grazie al film.

Ma, a proposito di godersi la giornata, oggi i film da vedere sono proprio tanti. Mentre Kursaal veniva proiettato quell’efficacie ritratto dell’Italia, di Berlusconi e di cosa significherebbe fare un film d’inchiesta, sulla censura e sull’autocensura, al Petruzzelli, per la sezione Incontri di cinema apre la giornata di domani, c’era la proiezione di Le mani sulla città (1963) di Francesco Rosi. Un lungometraggio straordinario, restaurato dalla Cineteca di Bologna. Alla proiezione è seguito l’incontro con Alberto Barbera, direttore della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Il direttore ha raccontato un po’ il grande contributo che il regista ha dato al cinema non solo italiano: “Rosi è stato un grandissimo regista, sociologo in qualche modo, le sue inchieste sono modelli di ricerca e approfondimento della realtà incredibili. Con lui è nato il cinema politico, caratterizzato da una forza di rappresentazione unica. Nessuno dei suoi film è invecchiato” ha spiegato.

“Il cinema italiano degli anni Sessanta, infatti, è stato il secondo cinema al mondo, dopo quello americano, in termini di penetrazione e successo internazionale. Tuttavia, non è mai stato un flusso costante di qualità e successo, procedendo a vicende alterne” ha proseguito.A proposito del cinema di oggi, Barbera ha spiegato che vi sono registi straordinari, come Matteo Garrone e Paolo Sorrentino, nuovi produttori, attrici e attori di spessore che stanno favorendo una rapida ripresa della produzione nazionale.
“Noto, purtroppo, che c’è molta diffidenza nei confronti dei film. Durante i festival avete la possibilità di sperimentare, vedere film che non avreste mai creduto vi piacessero. Suggerisco di guardare di tutto, lasciarsi andare alla curiosità. La passione si autoalimenta; ritorna l’emozione di vedere un film che coinvolga sia con la testa sia con lo stomaco. Quando ci si innamora di qualcosa è difficile che l’amore venga meno” ha concluso.
In serata, prima della proiezione di Per un pugno di dollari (ore 21) di Sergio Leone, il direttore riceverà il premio Bif&st Arte del Cinema. Non vedo l’ora di vedere il film restaurato dalla Cineteca di Bologna, e viaggiare con la mente fino a San Miguel, con il celebre pistolero, interpretato da Clint Eastwood. Un film, che ha iniziato tante persone al cinema western e, perché no, al cinema tout court. Pensate che perfino Alberto Barbera si è innamorato del genere western proprio grazie ai film di Sergio Leone.
“La settima arte – ha dichiarato Oscar Iarussi in questi giorni di festival – ha poco più di cent’anni. Eppure, sembra i cineasti siano esistiti durante il selvaggio West, durante la scoperta dell’America, sotto Cesare e Augusto, sotto Napoleone o, chissà, a cavallo con lui. E continua a raccontarci il presente e il futuro, e non sempre servendosi del fantasy o della fantascienza“. Ha ragione il direttore artistico del Bif&st. Riesce perfino a raccontare noi stessi. Come faccia non è chiaro, ma l’arte, fortunatamente, ci riesce sempre. Per la serata di oggi, vi saranno le musiche dal vivo, realizzate dall’Orchestra e del Coro del Teatro Petruzzelli, sotto la direzione del maestro Pietro Mianiti.

Intanto, sempre oggi, sarà proiettata in serata Habemus papam (2021) alle 21:30, presso il teatro Kursaal. Invece, al Multicinema Galleria sarà trasmesso A house on fire di Dani de la Orden (Sala 6, ore 20:00), introdotto da Matteo Marelli. Per il Focus A24, invece, ci sarà la proiezione de La zona d’interesse di Jonathan Glazer (Sala 1, ore 21:15). Non so davvero come farò a vivere senza il Bif&st dopo, quando sabato 29 si sarà tutto concluso. E come farete voi senza questi aggiornamenti? Chissà, ma sono certa che saprete andare avanti. Intanto, inizio a prepararmi: Un pugno di dollari e l’orchestra del Petruzzelli mi attendono.