Quel dolce “fardello” che rende meravigliosa la vita

Con "Miraggi", la serie di installazioni e quadri parlanti collocati nei luoghi più suggestivi del centro storico, Bitonto riscopre l'ineludibile necessità dell'arte

L’arte, come la cultura, è qualcosa che ti porti dietro. È un cappello o un ombrello, un oggetto d’uso quotidiano, che ti porti in giro, finché non si rivela essenziale per la sua straordinaria utilità.

“Insostenibile leggerezza” nel chiostro delle ex olivetane

Fausto, il protagonista di uno dei libri meno conosciuti dello scrittore e saggista Carlo Cassola, se ne era reso conto in una vacanza al mare con la sua famiglia, mentre stava leggendo I Miserabili. La storia di Jean Valjean non era qualcosa che si portava dietro solo fisicamente, in quel grosso tomo che caricava a fatica sull’avambraccio, ma era anche un dolce peso interiore, un racconto cui pensava e ripensava nel corso della giornata. Gli bastava il più piccolo avvenimento esterno per fargli ricordare di quello sfortunato galeotto in fuga e per fargli uscire qualche lacrimetta che asciugava in tutta fretta, per evitare che qualcuno scoprisse le sue emozioni. E da qui la geniale constatazione che l’arte sia un oggetto che ci portiamo dietro, un dolce bagaglio che trasciniamo lungo le strade del mondo.

Girando per le vie del centro storico di Bitonto, alla ricerca delle installazioni sistemate un po’ lì e un po’ qui, mi è tornato in mente il giovane Fausto e quel suo semplice, quanto intelligente, concetto di arte. Tanto che, quando sono rientrata a casa, dopo aver girovagato per piazze e viuzze, ho continuato a pensare alle opere e alle installazioni ammirate con tanta curiosità, riflettendo su quanto quel quattordicenne avesse ragione: l’arte la porti con te e ti fa compagnia.

“Animals” in piazza Cavour

Entro nel chiostro di San Pietro Nuovo, intitolato al maestro Marco Vacca, e trovo un’installazione particolarissima, con degli strani umanoidi che fluttuano, sospesi nel vuoto. Nel chiostro dell’ex Convento delle Olivetane, in uno degli squarci più belli e singolari di Bitonto, vi è un intero prato fiorito, tutto in cartapesta, che ricorda molto il prato di girasoli presenti al British Museum di Londra. All’ingresso del Museo Diocesano vi è un’aquila, che pare pronta ad avventarsi sui visitatori inermi. L’aquila è da sempre simbolo del potere temporale di re e regine. Incarna la potenza feroce del monarca o dell’imperatore e, ahimè, in alcuni casi anche di qualche dittatore. Nei giardini pensili, si trovano dei candelabri che pendono dagli alberi e che rendono ancora più luminoso e arioso l’ambiente.

“L’aquila degli spiriti dei giusti” all’ingresso del museo diocesano

E tante sono le opere e le mostre, disseminate lungo un percorso che va alla riscoperta della città antica ma che allo stesso tempo rappresenta un po’ una via di fuga. Un modo per allontanarsi da questi tempi moderni, da una realtà che è sempre più concitata, dinamica, incessante. Un presente in cui nulla sembra fermarsi mai. Siamo tutti parte di una staffetta senza fine. L’arte, invece – questo dolce bagaglio che portiamo con noi e non ci lascia più – ci obbliga a fermarci, ad osservare con calma quanto ci circonda. A provare stupore, meraviglia di fronte alla bellezza.

Certo, Goethe aveva senz’altro ragione quando diceva che la bellezza è nell’occhio di chi guarda, ma ci sono delle volte in cui essa è tanto evidente, che non può non essere qualcosa in più di un semplice parere soggettivo. E non ci stupiamo solo del talento di chi ha realizzato l’opera, ma di quanto sia riuscito a parlarci di noi, di ciò che abbiamo dentro. Non deve sorprenderci, quindi, che il titolo di questa iniziativa – che si inserisce nel programma di Bitonto Città Evento ed è prodotta da Cube Comunicazione in collaborazione con Fanfara Entertainment – sia proprio Miraggi – Arte, Sogno e Incanto.

“Chandeliers” ai giardini pensili della chiesa di San Francesco alla Scarpa

Questo primo festival della meraviglia, che proseguirà fino al 27 agosto, non intende solo stupire e ammaliare il passante o lo spettatore, ma spronarlo a fermarsi un attimo, in contemplazione. E, così, osservando quegli umanoidi fluttuanti, ognuno di noi può sentirsi per un attimo rinfrancato, alleggerito, dalle incombenze quotidiane, dai ritmi della vita di tutti i giorni. Finalmente può immergersi nella pace e nella tranquillità del sonno. E il fiore all’occhiello di questa iniziativa, gremita di attrazioni e di esposizioni, è certamente Art Revolution, i “quadri parlanti” che raccontano la loro storia creando un percorso didattico che attraversa cinque secoli, dal rinascimento alla Pop Art. L’esposizione unisce l’intelligenza artificiale ai dipinti più famosi, offrendo la possibilità di sentir parlare Van Gogh o Monna Lisa.

“Art Revolution” nella chiesa di San Francesco alla Scarpa

La tecnologia, combinata all’arte, dà vita a risultati straordinari, e quei dipinti e personaggi che per tanto tempo si studiano a scuola prendono vita davanti agli spettatori. Poi, all’interno del Torrione, si può trovare l’installazione di Ecosafari che, con la stessa modalità, riproduce i versi degli animali, sensibilizzando grandi e piccini su diverse problematiche, tra cui l’estinzione di tante specie, a causa della caccia o di crisi ambientali.

In questa occasione, non solo si riscoprono le tante funzioni dell’arte e la sua grande importanza nella storia umana, ma si riflette su un futuro in cui quest’ultima possa combinarsi alla tecnologia, in modo da rendere l’esperienza dello spettatore ancora più immersiva e coinvolgente. Intorno a noi, tutto cambia incessantemente e l’arte si adatta ai tempi, pur restando sempre un costante appiglio per la vita di ciascun essere umano. Grazie a Miraggi, sappiamo che, per quanto cambino i tempi, l’arte avrà sempre qualcosa da dirci e ci darà sempre modo di imparare qualcosa. Adesso come ai tempi di Leonardo da Vinci.

“Ecosafari” al Torrione angioino

Nella foto in alto, “Umanoidi” nel Chiostro Marco Vacca di San Pietro Nuovo