Tra l’Argentina e l’Italia c’è stato sempre un legame speciale. Basti pensare alle navi dei migranti, che già negli anni settanta dell’ottocento e sino a metà del secolo scorso hanno lasciato le sponde del paese per fare rotta verso il lontano Sudamerica in cerca di fortuna. Sono 3.500.000 gli italiani giunti in Argentina e divenuti, nel volgere degli anni, una delle colonne portanti della società. E che dire dello straordinario affetto con cui i nostri tifosi hanno seguito le acrobazie sportive e personali del “pibe de oro”, Diego Armando Maradona? Autentico eroe e gloria nazionale? E il tango, che unisce in un vortice di passione e nostalgia infinite schiere di ballerini di qua e di là dell’atlantico?
Si può immaginare, dunque, l’emozione dei due pattinatori baresi, Danilo Gelao, 22 anni, e Marco Giustino, 25, entrambi istruttori dell’Asd Cassandra di Bari, che partiti alla volta di Buenos Aires hanno portato con sè tutto il peso non solo di rappresentare l’Italia ai campionati del mondo ma anche di rinfocolare la fiamma dell’amicizia che lega da più di un secolo i popoli nei due paesi. Missione portata a termine con pieno successo visti i risultati: un quinto e sesto posto, al mondiale di categoria degli World Skate Games, e il calore e l’affetto con cui i tifosi argentini hanno incorniciato le loro performance e i successi ottenuti sul campo.

Ti aspettavi, Danilo, di ottenere questo quinto posto?
Sin dall’inizio della stagione i mondiali sono stati il mio obiettivo, anche se sapevo che non sarebbe stato facile, perché gareggio nella categoria seniores dove il livello degli atleti è molto alto. Dopo ave ottenuto la convocazione al mondiale, l’obiettivo principale era classificarmi tra i migliori dieci atleti. Poi è arrivato il risultato del quinto posto, dopo aver disputato due prove eccezionali – short e long – che mi hanno davvero emozionato perché sono riuscito a battere il mio record personale di punti totali: 202,71.
Quanta carica ti ha dato esibirti davanti a cinquemila spettatori?
Non è mai facile gareggiare davanti a tanta gente, soprattutto a tifosi così speciali. In Argentina le persone vivono lo sport, e non solo il calcio, con la massima passione. Il palazzetto era stracolmo e non nego che inizialmente ho avuto un po’ di esitazione a scendere in campo. Ma per fortuna le gambe hanno reagito bene, dopo tutta la dura e lunga preparazione svolta, e la concentrazione è rimasta alta per tutta l’esibizione.

Come ti sei appassionato al pattinaggio?
In realtà, è stato tutto abbastanza semplice e naturale. La società per cui gareggio appartiene alla mia famiglia: mia madre, Marina Ugenti Cassandra, è stata e continua ad essere la mia allenatrice. E’ grazie a lei se ho potuto raggiungere questo meraviglioso traguardo. Da alcuni anni ho intrapreso la carriera di istruttore e posso dire di aver già ottenuto diverse soddisfazioni. Spero di proseguire su questa doppia strada, conquistando altri importanti risultati sia come atleta che come allenatore.
Non è così scontato ottenere la qualificazione a un mondiale. Quanto lavoro c’è dietro?
Il lavoro di tutta la vita. Quanti sacrifici, quanti infortuni, quante rinunce! Quest’anno è stato tutto un crescendo per me, dalla semifinale della World Cup agli Italian Roller Games, dalla finale della World Cup ai Campionati Europei fino alla gara più importante, gli World Skate Games. Ho passato praticamente tutta l’estate ad allenarmi mattina e sera, rinunciando ad uscire con gli amici e con la mia ragazza. Ma posso dire che ne è valsa la pena: questa esperienza rimarrà per sempre nel mio cuore.
Quali sono i tuoi progetti? E le gare nei prossimi mesi?
Adesso sono in pausa dopo una stagione davvero tosta. Riprenderò in questi giorni gli allenamenti per realizzare qualche esibizione nel periodo natalizio in giro per l’Italia. Subito dopo mi metterò al lavoro per la prossima stagione che partirà ufficialmente ad aprile 2023, e che mi auguro possa ricalcare quest’anno fantastico.
Il pattinaggio richiede strutture specifiche dove allenarsi. Ma questa è una nota dolente…
Da sempre abbiamo difficoltà con gli impianti, perché per allenarsi ad un certo livello e per determinate gare occorrono piste con pavimentazioni adatte e molto grandi. Speriamo che in futuro chi di dovere ci possa aiutare di più, anche economicamente.
Vuoi rivolgere dei ringraziamenti a qualcuno?
Certo! Ringrazio la mia famiglia, la mia ragazza, il mio team e soprattutto mia madre: non hanno mai smesso di credere in me e mi hanno sostenuto anche in momenti difficili.
E tu Marco, come hai accolto il sesto posto in Argentina?
In realtà, non è stato proprio il risultato che speravo alla partenza: qualche errorino nella seconda parte della gara non mi ha permesso di esprimere a pieno il mio potenziale. E, tuttavia, aver avuto la possibilità di esibirmi davanti a un pubblico così numeroso e qualificato, in un contesto sportivo così importante, mi riempie di orgoglio e mi rende consapevole del fatto che tutti i sacrifici fatti sino ad ora non sono caduti nel vuoto. Il calore che il pubblico ha mostrato è stato incredibile, come difficilmente si vede dalle nostre parti.
Come ti sei avvicinato al pattinaggio?
Anche per me è stata fondamentale la passione trasferitami da mia madre, che da insegnante di questo sport mi regalò i primi pattini giocattolo. Gareggiando alle prime competizioni giovanili, ho trasformato a poco a poco questo gioco nella grande passione che mi ha portato fin qui. Sono orgoglioso anche di poter insegnare questo sport ai più piccoli e di trasmettere loro i valori e le emozioni che con il tempo ho vissuto sulla mia pelle.
Cosa ha significato per te la qualificazione al mondiale?
Era un obiettivo fissato già a inizio stagione; ho dedicato tutto me stesso per raggiungerlo e sono molto contento di esserci riuscito. Dietro questo risultato c’è un grande lavoro tecnico, fisico, mentale ma anche un’alimentazione e uno stile di vita sano. Voglio ricordare, inoltre, che questo sport non è retribuito; la maggior parte delle spese sono a carico degli atleti, e ciò rende tutto più difficile.
Cosa c’è ora in programma?
La gara a Buenos Aires era l’ultima di una lunghissima stagione. Ora mi aspetta un po’ di riposo, per ricaricare le batterie in vista della prossima stagione che riprenderà tra febbraio e marzo del prossimo anno.
Cosa puoi dirci a proposito dei problemi relativi alle strutture dove allenarsi?
E’ un problema serio trovare piste adeguate, dato il livello raggiunto. Per fortuna sono stati disponibili per gli allenamenti gli impianti del Passpartout Aurora Calcio, il Capocasale di San Girolamo e il CUS Bari, dove è stato possibile prepararsi al meglio alle varie gare della stagione. Servirebbe in ogni caso qualche pista più grande e con una pavimentazione adeguata, da poter utilizzare in qualsiasi momento, soprattutto in prossimità delle competizioni in programma.
A chi senti di dover esprimere un ringraziamento particolare?
Dietro i risultati di un atleta, ci sono i sacrifici di un intero staff: quindi ringrazio mia zia, l’allenatrice Marina Cassandra Ugenti, i supervisori Sara Locandro e Andrea Aracu, il preparatore atletico Luca Agliardi, i miei genitori e la mia famiglia, il nutrizionista Francesco Giorgio, la fisioterapista Antonietta Giorgio, gli sponsor Roll-Line e Risport Skate e la sarta Marina Forlani. Ci tengo a ringraziare anche tutti i tifosi che mi supportano e mi spingono a dare il meglio di me.
Nella foto in alto, Danilo Gelao e Marco Giustino con Marina Ugenti Cassandra. Le foto sono tratte dalla pagina fb dell’Asd Cassandra di Bari