“Per tutti e ciascuno è tempo di condivisione.” “Siate artigiani di comunione, costruttori di unità”. “Non esistono avversari che restano tali per sempre”. ”Prendete la forma del pane”. “In questi giorni mi è stato donato il segno del melograno, a simboleggiare l’unità nella diversità”.
Sono alcune delle tante, ricche affermazioni pronunciate da mons. Giuseppe Satriano, arcivescovo metropolita di Bari-Bitonto, nell’omelia della celebrazione eucaristica per l’inizio del suo ministero pastorale, nella ricorrenza della Conversione dell’Apostolo Paolo, al termine della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Con uno sguardo paterno e affettuoso per chi soffre e quanti sono in difficoltà, in questo periodo particolarmente complesso: “Vi stringo tutti forte al cuore, in particolare quanti sono nella sofferenza e nella fatica del vivere”.
Sono tanti i gesti, i simboli e i segni posti in essere e celebrati, alcuni dei quali contornati da una emozione unica, che ha segnato la bellezza del dono e il peso della responsabilità. Mons. Satriano ha chiesto a tutti i sacerdoti di stargli vicino per “compiere il bene e di farlo bene, in comunione”.
La processione di sacerdoti e vescovi, intervenuti alla celebrazione, ha preso le mosse dal salone del museo diocesano. Giunto sull’ingresso della cattedrale, il vescovo ha baciato il portale: la Chiesa è il simbolo della sua Sposa. Ad accoglierlo il vicario generale della diocesi, mons. Domenico Ciavarella, e il parroco della cattedrale mons. Franco Lanzolla, che gli hanno offerto, perché lo baciasse, un antico crocifisso e, benedicendo quanti erano presenti nella grande navata liturgica, è stato invitato da mons. Francesco Cacucci a salire sull’altare appena incensato.
Da qui Cacucci gli ha rivolto il suo commosso saluto di benvenuto dopo la lettura della bolla pontificia, esibita all’assemblea: “Il Signore ti ha scelto pastore di questo gregge e papa Francesco ti ha considerato la persona più idonea a reggere questa grande responsabilità il 29 ottobre 2020, ottavo del suo pontificato”.
“La consegna del pastorale – ha detto mons. Cacucci – non segna un semplice avvicendamento ma ti collega a Cristo e agli apostoli. Il pastorale che ti consegno raccoglie la ricchezza di grazia che si sprigiona dalla preghiera e santità del nostro popolo. Non è solo il vescovo a portare il pastorale ma è il pastorale stesso a portare il vescovo col quale guiderai il gregge di Dio e ti sosterrà nel cammino”. Subito dopo, baciato il pastorale, lo ha consegnato al nuovo vescovo. Questi, a sua volta, lo ha baciato ed è andato a sedersi sulla cattedra, circondato dai vescovi e dai sacerdoti che con gioia hanno partecipato alla solenne concelebrazione, da questo momento da lui stesso presieduta.
È il momento della liturgia della Parola. “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?” “Chi sei, o Signore?” “Io sono Gesù il Nazareno che tu perseguiti”. “Che devo fare, Signore?” È il colloquio fra Cristo e Paolo, udito dalla prima lettura dagli Atti degli Apostoli (22,3-16).
“Prigioniero a motivo del Signore, vi esorto a comportarvi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità…”, dalla Lettera di S. Paolo agli Efesini 4,1-7, 11-13.0, la Seconda Lettura. “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura….” (Marco 16, 15-18.), il Vangelo. I versetti citati sono la pista lungo la quale si è sviluppata l’omelia di mons. Satriano, arricchita da una profonda esegesi, adattata al solenne evento che si stava compiendo, con espliciti riferimenti alle scelte da compiere lungo il cammino già avviato con il cuore.
Mons. Satriano ha fatto sentire al popolo santo a lui affidato il calore del suo parlare di Cristo e della Chiesa, guardati con occhio di premurosa predilezione. Il suo pathos comunicativo ha dato intensità e spessore alla liturgia, contagiando i fedeli con il calore della sua paternità.
Tante le sofferenze e le privazioni di questa subdola, minacciosa, dolorosissima pandemia. Alla liturgia è mancata la presenza del popolo di Dio delle grandi occasioni ma, stando a casa, come tantissimi, abbiamo partecipato con maggiore raccoglimento, guardando il nuovo vescovo negli occhi e ricambiando la carezza che ad ognuno ha offerto, grazie alla diretta di Telenorba che ci ha fatto vivere in tempo reale ogni dettaglio.
“Oggi tutto rifulge e si apre all’inedito di Dio, che si esprime nell’arrivo di un piccolo uomo, chiamato ad essere vostro pastore, forte solo del desiderio di onorare l’impegno affidatogli nella totale consapevolezza di fede che il suo aiuto è nel nome del Signore”, questo il prologo di mons. Satriano, che si è posto nella scia dei suoi predecessori, richiamati anche con l’azione e le opere che non solo la memoria ma anche la storia ci ha fatto pervenire: Marcello Mimmi, Enrico Nicodemo, Anastasio Ballestrero, Mariano Magrassi e Francesco Cacucci. Dopo tanta forza, tanta spiritualità, ecco l’arrivo di Satriano che si è definito “un piccolo uomo” aperto “all’inedito di Dio, chiamato ad essere vostro pastore”.
Tre le rotte individuate, nel sogno di quello che, caro al Cuore di Cristo, desidera essere la Sua Chiesa lungo il cammino che ci attende: l’incontro con Cristo, l’Amore che salva, la conversione a una vita nuova, il divenire artigiani di comunione e di unità. Con tre mandati precisi per incontrare il Risorto: “Andare – Proclamare il Vangelo e Battezzare”.
Se “Paolo si converte a partire dal suo fallimento. A noi viene consegnato un messaggio di speranza: l’incontro col Cristo non è precluso a nessuno, non ai pagani e neanche a un nemico, a un persecutore come Paolo”. Ancora, di più! “Per Luca, autore degli Atti, non esistono avversari che restino tali per sempre”.
Respira il cuore di tanti che hanno sentito come il cuore di Cristo, tramite i suoi pastori, è capace di aprirsi a sorprese inenarrabili. Mi sono ricordato che “la pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d’angolo”. Chi l’avrebbe mai pensato? Chi l’avrebbe mai detto? Eppure, Cristo lo dice a tutti quelli che a Lui si rivolgono. Così facendo, è Lui che dà vita al Suo sogno di Chiesa, caro al Suo Cuore.
Ecco allora che il compito di essere “artigiani di comunione e costruttori di unità” diventa realtà concreta per tutti. “Saulo, fratello, torna a vedere”. E’ vero. Puoi vederlo personalmente come “si dispiega il dono di Dio”. Un gran bel lavoro attende le nostre comunità. Ci dovrà pur essere una ricetta per poter fare, verificare tutto questo. Mons. Satriano lo dice e la offre con chiarezza a tutti: “Umiltà, dolcezza, magnanimità, capacità di sopportare con amore gli uni i pesi degli altri, sono gli atteggiamenti e lo stile di vita con cui si diviene artigiani di comunione e costruttori di unità”.
A braccio, l’arcivescovo ha proseguito dicendo: “In questi giorni mi è stato donato il segno del melograno: una chiara immagine a realizzare l’unità nella diversità!” Un concetto ripetuto due volte: essere artigiani di comunione e costruttori di unità.E l’indicazione del come fare, del cosa fare è molto chiara: “siamo invitati a edificare spazi eucaristici, spazi agapici, dove si realizzi un autentico incontro, ricco di comunione e condivisione, mediante atteggiamenti quali l’ascolto, il lasciare spazio, il non occupare le sedie, l’umiltà nel porgere, l’accogliere, l’accompagnare e il fare alleanza.
Concludendo, prima di chiedere a Dio la benedizione per la Chiesa di Bari-Bitonto, il Vescovo a gran voce ha detto: “Statemi vicino perché il Signore mi dia la forza di compiere il bene e di farlo bene e in semplicità”. Più volte, come nella conferenza stampa della mattina, è tornato sul bisogno dell’ascolto, per tutti, con tutti, scelto come metodo di lavoro in una realtà che ha bisogno di capire, di essere capita, di essere accolta, condivisa, vissuta.
Che dire del gesto di commiato? Un dono straordinario. Un semplice pezzo di pane, da condividere. Anche questo simbolo è segno di condivisione, di unità .Pane spezzato, con l’invito a portarlo a casa, per benedirlo, condividerlo, donarlo, con l’invito pressante a benedirlo con la nostra preghiera. Così ci ha salutati tutti. Un incontro indimenticabile. Una grande gioia.
Benvenuto, mons. Giuseppe Satriano. La città, tappezzata dalla tua immagine, si è incuriosita e come ridestata al tuo arrivo, per ascoltare la tua Parola e per aiutarti a portare il peso delle nostre multiformi realtà in grande fermento. Ci hai colto come in un nuovo risorgimento che hai percepito, incoraggiato e subito condiviso. Hai già conquistato i nostri cuori, caro padre. Sappiamo dove trovarti: nella tua famiglia. Hai detto “che la mia famiglia è il presbiterio”. Ora sappiamo che ti possiamo trovare, ti possiamo incontrare nei tuoi sacerdoti.
Nelle immagini la celebrazione eucaristica per l’insediamento del nuovo vescovo di Bari-Bitonto, mons. Giuseppe Satriano (foto Produzionestampa Bari)