Mercanti, armigeri, musici e madonne alla fiera di San Leone

L'antico mercato citato da Boccaccio, torna a rivivere A Bitonto grazie all'entusiasmo delle associazioni, guidate da Articolo Ventiquattro, e dei giovani delle scuole

Sabato scorso, attorniata dalla ricca vegetazione della villa comunale, si è stanziata a Bitonto un’allegra brigata dai costumi inusuali per i nostri tempi: un variegato gruppo di musicanti ha trovato sollievo tra le frasche intonando antiche melodie, sono stati allestiti palcoscenici per ospitare giovani e adulti provenienti dal basso Medioevo, numerosi banchi sono stati piazzati in più zone per esporre tecniche, usanze e cibi rievocati dal fondo atavico della nostra città. Ebbene, dopo l’annullamento dell’evento lo scorso aprile a causa del maltempo, Bitonto ha finalmente ricalcato i passi più belli della sua storia in occasione della rievocazione dell’antica Fiera di San Leone.
L’evento celebra la figura di San Leone Magno, 45° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica vissuto nel V secolo d.C., nonché dedicatario dell’omonimo convento situato nei pressi della villa comunale. La storia ci affida una lunga tradizione della fiera. La sua più antica testimonianza risale al 1197: si trattava di una ricorrenza molto in voga nell’Italia medievale per il suo valore commerciale provato dalla frequentazione di mercanti fiorentini, milanesi e specialmente veneziani. Centro di scambi di animali e prodotti manifatturieri, la fiera di San Leone era tradizionalmente preceduta dal corteo dei nobili lungo il perimetro esterno del mercato, cui seguiva la benedizione da parte dell’abate del monastero. Solo così ne veniva sancita l’apertura e la partecipazione dell’intera comunità cittadina, di qualsiasi ceto ed estrazione sociale.
La memoria storica di un evento ricordato nella decima novella della nona giornata del Decameron boccacciano è stata tramandata, negli anni più recenti, nella sua forma più essenziale, legata alla sua istanza mercantile. Ma quest’anno abbiamo assistito a un’inversione di rotta, cui hanno contribuito le condizioni meteorologiche avverse: gli stand delle bancarelle posizionati nelle immediate vicinanze del convento cittadino, inizialmente previsti, sono venuti a mancare, e ciò ha forse permesso di puntare i riflettori sulla novità proposta dall’associazione per il sociale Articolo Ventiquattro, diretta da Cristiana Francesca Toscano, con la collaborazione del Centro Ricerche di Storia e Arte di Bitonto.
La rievocazione è stata portata in scena dagli studenti del liceo Classico, linguistico e scienze umane “C. Sylos” e dell’istituto comprensivo “V.F. Cassano – A. De Renzio” e ha preso avvio secondo i canoni della tradizione: numerosi figuranti dell’epoca hanno sfilato per le vie perimetrali della villa. All’ingresso, il viceparroco del convento di San Leone, padre Leonardo Civitavecchia, ha poi salutato la comunità. In particolare, nel suo discorso, ha valorizzato la sacralità delle tradizioni, utili alla crescita della comunità civica, nonché al formarsi di una sensibilità rispettosa dell’uomo e dell’ambiente che ci circonda, esemplificata dal Cantico delle Creature, intonato a più riprese. Alla benedizione del frate con l’acqua santa è subito seguita l’apertura della fiera, col simbolico passaggio dei figuranti attraverso un arco montato ad hoc tra i cancelli dell’entrata principale.
La fiera si è articolata in vari momenti scenici eseguiti in serie a cadenza oraria: alla scena di pesi e misure, rappresentata dagli allievi della scuola primaria, che spiegava unità e modalità di misurazione attive in epoca medievale, sono seguiti i quiz storici tenuti dall’associazione barese Pinte di storia; quindi, la messa in scena in volgare della novella boccacciana di Dioneo, in cui si accenna alla fiera di Bitonto, ha preparato il terreno al racconto del menestrello, che narrava le sorti della battaglia che vide contrapposti la regina Giovanna I d’Angiò e re Luigi d’Ungheria nel lontano 1349 sul nostro campo di San Leone.
A chiudere il ciclo di spettacoli, la rappresentazione del matrimonio quattrocentesco tra il rampollo della famiglia bitontina Lillo e la figlia di un Ottaviani, casato fiorentino. Accanto alla componente scenica, dal sapore più artistico e letterario per l’emulazione di formulari, ritualità e linguaggi dell’epoca, sono stati in costante attività i banchi riservati alla degustazione di cibo tipico pugliese e vino, le sfilate dei musicanti medievali realizzate da numerose associazioni attive sul territorio (i Terra Grumi di Grumo Appula, gli Odor Rosae Musices di Grottaglie, i Figuaranti di San Nicola di Bari e le Nundinae di Gravina in Puglia), i mercatini di artigianato locale patrocinati da Confartigianato UPSA, le danze femminili sulla rotonda della villa e lo stand della Compagnia d’Arme, curato dall’associazione storico-culturale bitontina Impuratus, che ha proposto al pubblico una serie di tableaux vivants, raffiguranti usi e costumi dell’epoca sotto forma di un accampamento realizzato con accurato realismo.
Gustoso, pur nel suo carattere estemporaneo, “l’anno zero dell’Antica Fiera di San Leone” (come definito dagli stessi organizzatori) ha registrato una grande affluenza popolare sin dal richiamo del corteo inaugurale, con il flusso deigli spettatori che è andato  progressivamente espandendosi nel corso della serata. Il maltempo si è rivelato infausto per la regolare continuazione della festa, poiché ha reso necessaria la riduzione dell’evento a una sola giornata, in luogo delle due previste inizialmente dal programma.
Ma la convivialità effusa dalla mobilitazione di un vero e proprio apparato di associazioni e realtà locali, dalla condivisione gratuita del nostro patrimonio tante volte dimenticato e dal movimento dei passanti incuriositi dal cibo, dai prodotti artigianali o dalle percussioni dei tamburi ha rafforzato la piacevolezza “leggera” di un insolito sabato pomeriggio e, nonostante la sua brevità, la realizzazione di una fiera davvero a misura d’uomo, impregnata di memoria collettiva, arte e senso civico, ha certamente donato un bel momento alla città e alla conoscenza di alcuni passaggi della sua storia. Non ci rimane, dunque, da augurare al progetto propmosso da Articolo Ventiquattro una vita e una vitalità tanto lunghe quanto la tradizione della stessa storica Fiera di San Leone Magno.