L’omaggio di Pavia al tenente Lillo, l’eroe bitontino caduto per difendere i partigiani
La figura del finanziere, in servizio alla prefettura della città lombarda e ucciso dai repubblichini il 26 aprile 1945, sarà ricordata nel corso di un convegno
Nei giorni scorsi e nelle settimane passate, tutta l’Italia ha ricordato il centenario della Prima guerra mondiale. Ma appena vent’anni dopo, l’Europa e il mondo furono scossi da nuovi, drammatici contesti. Così, le guerre divennero due e quella che subito fu chiamata “grande” divenne anche la “prima”: si scatenò infatti una seconda, conclusa nel 1945, con molti lasciti, laggiù a Jalta.
Una fine della guerra che tra l’altro era stata, specie in Italia, particolarmente drammatica e tragica. Uno scontro fratricida, vero e proprio, con italiani contro altri italiani. La “guerra civile”, come tanti cittadini l’hanno pensata e definita per decenni e come solo molto dopo anche una certa storiografia comincerà a riconoscere. In quel clima terribile, a Pavia, accadde un episodio che coinvolse un nobile figlio di Puglia, originario di Bitonto: il finanziere Francesco Lillo, venticinquenne, colpito il 26 aprile di quel 1945 dai proiettili sparati da ufficiali della Guardia Nazionale di Salò, assieme all’appuntato viterbese Tommaso Coletta e al collega alessandrino Roberto Spirito.
Siamo in via Mentana, nella città lombarda, davanti al comando delle Fiamme Gialle. Lillo accoglie i comandi del colonnello Malgeri, favorevole all’appello del Comitato di Liberazione Nazionale di fiancheggiare i partigiani rifugiatisi in prefettura in attesa di rinforzi dall’Oltrepò, per di più con la città ancora presidiata dai nazisti. Il gruppo rischia di essere trucidato. È, dunque, per difendere i partigiani che Lillo viene chiamato. E alla chiamata risponde. Il “disarmo di tutti i militari tedeschi e fascisti transitanti nei pressi della caserma”, questo chiede Malgeri. Assolutamente non facile. I finanzieri ingiungono la resa alla Guardia Nazionale Repubblicana e dopo un parziale assenso di alcuni repubblichini, altri invece, pur se dotati di semplice moschetto, all’intimazione passano inusitatamente alle armi.
Finirà, come noto, in tragedia. Lillo cade sotto i colpi della ferocia e della disperazione. Colpito alle spalle, morirà due giorni dopo, il 28 aprile, lo stesso giorno della fine di Benito Mussolini. Già decorato con croce di guerra sul fronte greco, era stato vicino agli insorti antifascisti e per questo il superiore Malgeri lo volle in prefettura. Il sottotenente Giorgio Gandini, 19enne, e il 47enne Franco Canti furono riconosciuti come colpevoli dell’eccidio, condannati rispettivamente alla pena capitale e a trent’anni di carcere.
Un convegno storico sulle vittime di quella strage e sulla situazione storica della Lombardia in quei frangenti si terrà lunedì 19 novembre, proprio a Pavia, con la partecipazione dei discendenti e parenti di Lillo: i coniugi bitontini Girolamo Rubino e Rosalba Cassano. Si è sempre interessata alla sua figura anche Clara Urbano, pure bitontina, da molti anni al nord, animatrice di iniziative in onore di Lillo. Sarà letto, infine, un messaggio anche da parte dell’amministrazione comunale di Bitonto, parole in cui Lillo è definito parte del “patrimonio irrinunciabile della memoria della città, tra i più degni del nostro doveroso e imperituro ricordo”.
L’auspicio è che questo momento coincida con un effettivo sentimento di coscienza da parte della nostra città perché non sia perso il senso del “sacrificio” (parola che usiamo con assoluto pudore) di Francesco Lillo, attraverso qualsiasi evento, momento comunitario o di ricerca storica che possa contribuire all’eternarsi di una memoria necessaria.
Lillo rientra, infatti, tra i protagonisti di un’epoca difficile e amara. Al sud la guerra civile infuriò poco. Ma non mancarono i lutti, non mancò la distruzione anche in ambito civile. Si pensi ai bombardamenti di Bari, per non dire di quanto accaduto a Foggia ben prima. Qui la presenza degli alleati, qui poi anche la minaccia finale dei tedeschi.
Anche Bitonto fu lambita e toccata dalla guerra, lo sappiamo. Ne parleremo in altra occasione. E’ doveroso, intanto, pensare ad un cittadino figlio della città degli ulivi che va a morire a Pavia, per salvare quella comunità. Finalmente non ci sono barriere e così, se è ahinoi vero che degli italiani hanno ucciso Lillo, Coletta e Spirito, è anche vero che un meridionale in Lombardia apparirà per sempre nella storia come eroe, eroe giovane, morto, come tutti i giovani e i cittadini per bene, durante guerre volute da altri e però combattute da tutti.
Nell’immagine in alto, il frontespizio di una cartolina dedicata alla memoria di Lillo, proveniente dal Museo Storico della Guardia di Finanza
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