“La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave, e che si può vincere non pretendendo l’eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni”.
Riecheggiano ancora chiare e forti le parole di Giovanni Falcone, magistrato ed eroe della lotta contro la mafia. Di questo messaggio fa tesoro l’associazione Libera, che dalla strage di Capaci e dalla memoria delle vittime trae utili insegnamenti per educare la società alla lotta contro le organizzazioni criminali.
Nell’ultima settimana a Bari, Brindisi, Foggia, Lecce, Molfetta e San Severo, Libera ha coinvolto e sensibilizzato le diverse fasce della società attraverso dibattiti, presentazioni, rappresentazioni teatrali e manifestazioni. Interlocutori privilegiati, ovviamente, i giovani delle scuole: è proprio qui, infatti, come hanno analizzato gli studiosi, che ha inizio l’attività mafiosa dello spaccio di stupefacenti. Un tunnel da cui, per i giovani che vi fanno ingresso, uscire costa enormi difficoltà.
La parrocchia Resurrezione, al quartiere Japigia di Bari, è stata la tappa finale del programma LiberaIdee. Un progetto di ricerca sociale sulla percezione delle mafie e della corruzione, un grande viaggio dal nord al sud dell’Italia che ogni anno Libera intraprende con un bagaglio vuoto da riempire di dati e conoscenze che possano liberare fantasia, creatività e innovazione nella lotta alle mafie.
La comunità parrocchiale ha ospitato la rappresentazione teatrale “Perfetti Consumatori: dal consumo allo spaccio”, ideata dal Renato Nitti, magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, sul tema del consumo di stupefacenti tra gli adolescenti.
In scena una vicenda realmente accaduta, qualche anno fa: il processo ad un ragazzo, affiliato a un clan barese e coinvolto nell’attività di spaccio presso le scuole, che decide di collaborare con la giustizia.
Una rappresentazione che illustra il mondo delle mafie e dei riti di affiliazione. Chi decide di collaborare con la mafia è sottoposto all’osservanza di una serie di regole, tra cui, soprattutto, l’omertà. Come spiega il giovane ai giudici: “La nostra forza sta nel silenzio degli altri”. Il rispetto delle regole comporta una serie di vantaggi come armi e piazze di spaccio. Tra queste, ovviamente le scuole.
Dal dibattito finale, moderato dalla Ippolita Rana, assistente sociale per i minori devianti, è emerso che moltissimi ragazzi vengono coinvolti nelle attività di spaccio, anche in maniera inconsapevole, e spesso abbandonano la scuola per seguire la via del crimine organizzato.
Che fare, dunque, per combattere questo fenomeno? In che modo prevenire la diffusione delle droghe nelle scuole? Serve solo l’impegno delle istituzioni o anche quello dei cittadini? La mafia, in realtà, è una delle realtà più drammatiche del nostro paese. Ma per sconfiggerla occorre, soprattutto, che ognuno di noi, nel suo piccolo, faccia la propria parte. A cominciare dalla rinuncia di ogni comportamento omertoso.
L’incontro organizzato da Libera in una scuola per parlare di lotta alle mafie