Si apre il sipario. Buio in sala. Un occhio di bue illumina un monaco curvo che si muove sul palco. Una melodia triste accompagna i suoi passi.
Il dimesso figuro, attraverso le sue sentenze, sancisce l’inizio e pone il punto finale di uno spettacolo inedito. Di Federico II di Svevia, il poliedrico imperatore che amò la nostra terra tanto da lasciarci un gioiello di architettura come Castel del Monte, siamo abituati a conoscere la personalità, a tratti controversa ma sempre affascinante.
Molto meno sappiamo dei personaggi che gli gravitarono attorno, soprattutto alla fine della sua straordinaria esistenza. Ed è proprio su questa umanità composita che Nicola Fiorino Tucci, docente e appassionato di storia e teatro, ha costruito il testo originale intitolato “L’ultima notte di Frederico”, in scena al Traetta.
Il dramma è ambientato nella Terra di Capitanata, nella domus imperiale di Castel Fiorentino, vicino Lucera, durante gli ultimi giorni di vita dell’imperatore, definito stupor mundi. L’improvvisa malattia di Federico II è al centro del “gioco teatrale” tra i personaggi che interloquiscono e s’interrogano, contribuendo a creare un’atmosfera di declamato dolore, che sottende una rete di fitti misteri.
Partendo dalla cronica di Matteo Spinelli, l’opera mira a far emergere i caratteri enfatici dei componenti della corte dell’imperatore che, seppur assente, rimane il vero protagonista della vicenda. Si tratta di “un dramma storico di ispirazione laica”, spiega Nicola Fiorino Tucci, che si muove fra filologia storica e invenzione, mirando ad evidenziare le intenzioni di “chi, sempre all’ombra del potere, non sa quale sorte gli spetti”. La volontà dell’autore è, quindi, creare una galleria di personaggi dal “taglio pirandelliano”, evidentemente ambigui e, per questo, tristemente teatrali ma anche “moderni e attuali”.
È evidente che nella storia del carismatico imperatore, così come ci è stata tramandata attraverso la letteratura e l’arte visiva, non sono mancati inganni e cospirazioni di quanti gli erano vicini, compiuti per tutelare interessi personali. Un quadro così composto, frutto di uno studio approfondito, ha dato linfa all’inventiva dell’autore del testo.
Attorno alla figura agonizzante di Federico II, si esprime, con impostazione solenne a tratti quasi mistica, la giostra sospirante del suo entourage.
Al centro della scena, sul trono siede Bianca Lancia, quarta moglie di Federico, interpretata da Leda Iride. Con lei, nei panni del figlio Manfredi, avuto da Federico, c’è Dario Ricci.
I due sono attorniati dagli altri attori, che si alternano sul palco: Lillino Sannicandro (l’arcivescovo di Palermo, Bernardo de Castanea), Antonio Adriani (l’astrologo Mastro Teodoro), Mario Sicolo (il medico Pietro Ispano), Marino Pagano (il poeta di corte messer Ciullo), Pasquale Mossa (il ciambellano Guido). Il compito di dare carattere a due personaggi, il cronista Matteo Spinelli e il monaco profeta Gioacchino Da Fiore, è affidato a Giuseppe Ricci.
“L’ultima notte di Frederico si regge sulle qualità di un cast di attori non professionisti – ha sottolineato l’autore-regista alla fine dello spettacolo – che ha affrontato questa avventura con grande entusiasmo”. Un impegno testimoniato dal plauso del pubblico e dalla programmazione di varie repliche, una proprio nel tempio del Puer Apuliae, Castel del Monte, il primo giorno di luglio.