Un libro che riaccende i riflettori sulla fine di Elisa Claps

Con Fabio Amendolara e Fabrizio Di Vito, il Centro Studi Barletta in Rosa riflette sulle cause di un crimine che vanno comprese per evitare che si ripeta all'infinito

La tragica vicenda di Elisa Claps, nonostante siano trascorsi 31 anni da quel lontano 12 settembre 1993, quando la ragazza di Potenza uscita di casa non vi fece più ritorno, continua a scuotere le coscienze e ad interrogare tutta l’opinione pubblica.

Com’è stato possibile che si consumasse un delitto così atroce, come poi le indagini hanno rivelato, senza che nessuno sia potuto intervenire per impedirlo? Ma, soprattutto, come è stato possibile che di Elisa sia stata persa ogni traccia per 17 lunghi anni, sino a quel 17 marzo 2010, quando il corpo fu rinvenuto nel sottotetto della Chiesa della Santissima Trinità? Proprio la chiesa in cui la giovane aveva incontrato Danilo Restivo, rivelatosi molti anni dopo, a conclusione delle indagini, l’autore del delitto? 

A riaccendere l’attenzione su uno dei casi di cronaca nera più sconcertanti della recente storia del paese, è il libro Elisa Claps. Indagine nell’abisso della Chiesa della Trinità (EdiMavi), scritto a due mani dai giornalisti lucani Fabio Amendolara e Fabrizio Di Vito, che con un lungo lavoro di ricerca e analisi dei documenti sono riusciti a rimettere insieme tutti i tasselli della vicenda, dalle indagini iniziali fino alle più recenti scoperte. Un impegno coinciso con la riapertura al culto della Chiesa della Santissima Trinità di Potenza, nel 2023, che ha finito col riaccendere l’attenzione sul caso, stimolando il desiderio di fare definitivamente luce su ogni singolo aspetto del delitto.

Il libro, che analizza gli sviluppi di una storia ancora oggi dolorosamente viva nella memoria collettiva, è stato presentato nel corso di un incontro al Centro Studi Barletta in Rosa dretto da Mariagrazia Vitobello, storica docente di lettere della città.

Una storia di misteri, silenzi e insabbiamenti, che i due giornalisti con puntiglio e spiccato acume investigativo propongono all’attenzione del pubblico, nel corso di una serie di conferenze in giro per l’Italia, col fine non solo di sottolineare la tardiva imputazione nei confronti di Restivo e la successiva condanna a trent’anni di carcere, avvenuta solo nel 2014, nonostante lo stesso fosse già sospettato dell’omicidio di Heather Barnett commesso nel Regno Unito nel 2002. Ma anche per far luce sui numerosi interrogativi, con l’inevitabile strascico di polemiche, frutto dei depistaggi e delle ombre che hanno caratterizzato le indagini.

Un caso-simbolo, insomma, di quella “diffusa ingiustizia” che caratterizza tante vicende giudiziarie del paese, i cui contorni sembrano perdersi nelle tenebre delle ricostruzioni approssimative, delle testimonianze contraddittorie, delle mezze verità, delle tacite complicità, dell’opinione pubbica che non deve essere messa a soqquadro.

Il lavoro di Amendolara e Di Vito non si limita a narrare i fatti, ma porta alla luce dettagli sinora rimasti nascosti, come un misterioso biglietto anonimo che sembrebbe contenere una confessione. L’inchiesta giornalistica, lontano dall’essere una semplice ricostruzione cronologica dei fatti, si presenta come un punto di approdo rispetto a ciò che è stato, ma anche di partenza verso l’ultimo percorso mai realmente affrontato: la scoperta di chi ha aiutato Danilo Restivo, autore del delitto, a occultare il cadavere e a farla franca per 17 anni. Su tutta la complessa materia abbiamo intervistato gli autori del libro.

Da dove nascono l’idea e l’esigenza di dedicarvi alla storia di Elisa?

Questo progetto nasce nel 2022, quando i riflettori sul caso Claps erano praticamente spenti. L’avvicinarsi del trentennale della morte di Elisa e l’annuncio della diocesi di Potenza della riapertura al culto della Chiesa della Santissima Trinità di Potenza – avvenuta poi il 24 agosto 2023 – con tutte le inevitabili nuove spaccature all’interno della comunità potentina, ci hanno spinto a riordinare i fatti, a non tralasciare nessun elemento e a fornire uno strumento di lavoro e conoscenza a chi fino ad oggi si era avvicinato a questa dolorosa vicenda solo attraverso il racconto dei momenti salienti. Ma vorremmo aggiungere che il libro è anche una testimonianza di affetto, solidarietà alla famiglia di Elisa, che lottava e ancora lotta per cercare la verità; per fare chiarezza su un delitto sul quale sono state imbastite ricostruzioni fantasiose e parziali, che hanno disorientato l’opinione pubblica scossa dal ritrovamento dei resti della vittima in chiesa, dai sospetti su prelati e inquirenti, da documenti allusivi e suggestivi colpi di scena.

Quanto lavoro c’è dietro un libro che consegna al lettore ogni particolare del caso?

Un impegno di tanti mesi, notti insonni, coronato comunque dalla soddisfazione di aver portato all’attenzione dei lettori elementi fin qui rimasti completamente nell’ombra; come il bigliettino anonimo trovato nel parco di Montereale a Potenza in cui sembra esserci già la confessione di Restivo e anche il riferimento ai complici che lo hanno aiutato ad occultare i resti di Elisa nell’angolo più buio del sottotetto della chiesa. Seppur muovendoci in un contesto che è ancora difficilmente permeabile, grazie a testimonianze e documenti inediti, siamo riusciti a spiegare molte trame ancora oscure e a inquadrare nel loro giusto ruolo i tanti personaggi, sottolineando importanti dettagli che erano stati scartati o tralasciati.

Qual è stato il riscontro dei lettori, ma anche dai partecipanti ai vari incontri di presentazione?

Anche a centinaia di chilometri di distanza da Potenza, abbiamo ricevuto tanti interessanti riscontri. Il libro non solo ha riaperto il dibattito sulla verità e la giustizia, ma ha anche stimolato un’ampia riflessione su come tragedie come quella di Elisa possano ripetersi in futuro, se non si fa piena luce su quanto accaduto. Il caso Claps, come quelli di Tramontano e Cecchettin, ci ricorda dolorosamente che la “normalità” può essere un’illusione pericolosa. Giovani apparentemente normali, nascondono spesso un mondo interiore profondamente disturbato. La vera tragedia non risiede solo nei crimini commessi, ma anche nella nostra incapacità di riconoscere e affrontare le radici della malattia sociale che produce quei crimini. Dietro volti familiari e vite ordinarie si cela un’oscurità che la società deve imparare a vedere e a curare. Per questo è importante conoscere quello che è accaduto, indignarsi e farsi cittadini attivi per impedire il ripetersi di altre simili ingiustizie. Ci ha fatto enorme piacere incontrare alle presentazioni del libro tante ragazze e ragazzi, perché sono loro a dover portare avanti le battaglie per la verità e la giustizia che in molti casi purtroppo vengono negate.