Se il futuro della piazza è deciso, il presente appare incerto

Da storico mercato del pesce a "salotto buono" di Bisceglie il passo non è breve ma, soprattutto, va fatto partendo da una riflessione complessiva sul centro antico

Una decisione storica sta per cambiare il volto della città vecchia. L’antica piazza del pesce e della verdura su Corso Umberto I, a pochi passi dal Castello e dal Teatro Garibaldi, nel centro di Bisceglie, non esisterà più. O meglio, assumerà un nuovo aspetto e una diversa destinazione, dopo la decisione degli operatori commerciali di rimanere anche in futuro nell’area mercatale di via San Martino, dove si erano trasferiti con l’inizio dei lavori per adeguare la piazza alle vigenti norme igienico-sanitarie, oltre che per migliorare l’arredo urbano e la funzionalità.

L’apertura del cantiere nella piazza aveva sollevato numerose polemiche. Non solo di quanti si erano trasferiti in via San Martino (con tutti i dubbi sulla convenienza di questo spostamento), ma specialmente di quelle attività commerciali (salumerie, panifici, latterie, negozi di casalinghi) che circondano la piazza e beneficiano del passeggio dei cittadini che la mattina vanno a comprare pesce e verdura.

L’accusa che più spesso è stata rivolta all’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Angarano, è aver dato avvio ai lavori senza un’idea precisa di ciò che ne sarebbe venuto fuori. Confermare o meno il ritorno della piazza con la sua originaria funzione non era infatti un dettaglio di poco conto, ma teoricamente la prima cosa da decidere per progettarne coerentemente il nuovo aspetto e le nuove funzionalità. Lavorare per ripristinare l’utilizzo precedente di questo spazio o per adeguare i box ad altre esigenze, prevede, infatti, piani d’azione differenti.

Adesso che la decisione è presa, in realtà non è ancora del tutto chiaro quale sarà il futuro di questo luogo iconico della città, ma il primo cittadino promette “uno splendido salotto, tutto pedonale e riqualificato”, che possa unire la tradizionale vocazione commerciale nei box ristrutturati a una dimensione più moderna e turistica negli spazi esterni, “dove poter degustare le nostre tipicità ed eccellenze enogastronomiche, come nei mercati delle più belle capitali europee”.

Si tratta, in ogni caso, di una scelta destinata a produrre un grosso impatto sulla comunità biscegliese, legata, anche da un punto di vista affettivo, all’antica piazza sistemata e piantumata fra il 1882 e il 1883 su progetto dell’ing. Mauro Albrizio, che nell’occasione decise di collocarvi il mercato della frutta e della verdura. La sua ubicazione sottomurale, nel passato, permetteva un raccordo fra la città antica e le espansioni extra-muros, a cui era possibile accedere da Porta di Zappino (vicino al Teatro Garibaldi) e Portanuova, aperta nel 1747 nel tratto di muraglia tra la Torre Maestra e Palazzo Curtopassi. Dal Castello di Bisceglie si articolava così un contiguo sistema di “piazze” (Mercato della frutta e del pesce – Largo del Carmine – Piazza Castello – Largo Purgatorio – Strada Guardiano) che ora, con questa nuova occasione di rilancio e sviluppo, potrebbe essere finalmente ripristinato. Un cambiamento che, se intelligentemente governato, concorrerebbe anche ad aprire un dibattito serio sul futuro del centro storico, ancora oggi subordinato al resto della città per scelte poco attente della politica degli ultimi trent’anni. Piazza Umberto I, insomma, potrebbe tornare a essere un luogo fondamentale di connessione fra il centro, la città antica e i popolosi quartieri orientali biscegliesi.

Il nucleo storico è stato spesso oggetto di due visioni contrapposte e ugualmente fallimentari. Da un lato, una “zona chiusa”, in cui aumentare sempre più la quota di edilizia sociale, tanto da creare una lacerazione con il resto del tessuto cittadino, che con grande fatica si sta tentando di risanare, grazie anche all’iniziativa di nuovi residenti e associazioni culturali. Dall’altro, la spinta – sempre più presente in Puglia – alla turistificazione e alla “musealizzazione” di quella che invece dovrebbe essere un’area attiva e pulsante della città, sia dal punto di vista culturale che commerciale. È quindi essenziale, ora che si apre una concreta possibilità di sviluppo organico, innescare processi di aggregazione capaci di proiettarsi anche all’interno del nucleo antico biscegliese, senza cadere ingenuamente nella tentazione di trasformare la nuova piazza Umberto I in un oggetto estraneo ai cittadini biscegliesi e rivolto solo ai turisti (veri e immaginati).

Per fare questo, però, sono necessarie altre cose. Innanzitutto la riapertura di quegli attivatori culturali che da troppo tempo sono chiusi: il Teatro Garibaldi, ovviamente, “osservato speciale” anche dell’opposizione in consiglio comunale, che lamenta i tempi lunghissimi del cantiere (aperto nel 2018), ma anche il Laboratorio Urbano di Palazzo Tupputi, indispensabile per il coinvolgimento delle generazioni più giovani e oggi invece drammaticamente abbandonato. Non solo: dal momento che gli operatori della ormai ex piazza del pesce e della verdura hanno scelto – in maniera non scontata – di rimanere nell’area mercatale di via San Martino, è necessario concludere celermente tutti quegli interventi ancora in sospeso, necessari per definire davvero completa l’area polifunzionale inaugurata nell’ottobre del 2022.

L’auspicio è che tutte queste cruciali iniziative vengano decise dopo un reale e serio coinvolgimento della comunità cittadina, dalle associazioni alle realtà commerciali, senza colpi di mano dall’alto, ma immaginando insieme il futuro della città, a partire da uno dei suoi luoghi più riconoscibili.

Nelle immagini, il progetto della nuova piazza di Corso Umberto I