L’ultimo giorno del festival del cinema della città di Bari è stato certo il più bello ed emozionante. Pieno di eventi e insieme di ricordi ed esperienze di vita. La mattinata al Petruzzelli si apre con l’omaggio ad un uomo amatissimo, che è stato protagonista dell’edizione 2019 del Bif&st e che è stato già omaggiato a settembre con il film Ennio, nello splendido teatro Kursaal di freschissima riapertura. “Ricordare significa omaggiare, rivolgere un tributo allo spirito di una grande persona”, premette Giuseppe Tornatore, in collegamento video, insignito del Premio Mario Monicelli come miglior regista nel corso della cerimonia serale al politeama, insieme a Miriam Leone vincitrice del Premio Anna Magnani.

La fine dell’intensa pellicola di Tornatore è sottolineta da un fortissimo applauso. Il teatro è pienissimo. Ogni poltrona è occupata fino all’ultimo ordine e tutti sono riuniti in un abbraccio caloroso al grande compositore, amatissimo dalla città di Bari, e al regista che ha saputo ricordarlo in maniera così sublime. “Ennio non apprezzava molto le interviste. Non gli piaceva essere al centro dell’attenzione. Era un grande, indefesso lavoratore e non gli interessavano i riflettori. Non gli importava nulla di essere ricordato ma si è prestato a realizzare questo film. L’ha fatto innanzitutto per me, che ero il suo Peppuccio, poi per i suoi fan, solo per offrire un esempio a modo suo. E infatti lui è anche il motore dell’intervista. Non ho seguito un percorso, mi sono lasciato trascinare da Ennio, ricostruendo quello stesso clima amichevole che ha caratterizzato sempre le nostre tante chiacchierate”, racconta Tornatore ad Enrico Magrelli che lo intervista. “Penso che non avrei potuto mostrare meglio di così chi fosse davvero Ennio. Un uomo semplice, che si svegliava ogni giorno alle quattro, faceva ginnastica e poi, iniziava a lavorare. Rigore e sensibilità, ecco ciò che era Morricone”, prosegue.
Tornatore, poi, si sofferma sul loro rapporto: “La nostra collaborazione, fin dall’inizio, è stata impostata su una procedura non molto usuale nel cinema. Io gli facevo leggere la sceneggiatura prima di iniziare le riprese, o in qualche caso raccontandogli la storia ancor prima di scriverla, e insieme individuavamo i vari temi che sarebbero serviti”. Poi cita un caso tanto celebre quanto particolare: “Nel caso di Nuovo Cinema Paradiso, ad esempio, io gli dicevo qui serve un tema legato al cinema, qui un tema d’amore, qui un tema d’infanzia che si trasforma poi in uno della maturità e così via. A quel punto lui componeva quattro o cinque musiche per ogni tema e me le faceva ascoltare”. Il regista sorride e si ferma un attimo, come per un ricordo divertente o come assalito da un momento di nostalgia.
E subito riprende il filo del discorso: “Devo dire che erano sempre tutte bellissime e che sceglierne una in particolare era un problema, tanto più che lui poi cestinava tutte le altre. Scelte le musiche, Ennio andava a registrarle in sala con l’orchestra e io le montavo sulle scene del film. A quel punto rivedevamo il montato insieme e verificavamo quali musiche dovevano essere accorciate o allungate, e lui tornava in sala a registrarle. Abbiamo sempre fatto così e i produttori non è che ne fossero contenti”, commenta scoppiando in una fragorosa risata a cui il pubblico si associa.

E come farà adesso il nostro regista senza il suo compositore prediletto? “Bella, bella domanda. Non sarà facile, perché non si tratta tanto di creare una nuova collaborazione ma di instaurare un nuovo rapporto. Un’amicizia speciale. ‘Ennio’ è l’omaggio a un amico non a un compositore”, spiega Peppuccio, e subito le sue parole ricevono l’applauso commosso del pubblico. “Ennio non si sarebbe preoccupato più di tanto – continua – sapeva bene che il cinema deve continuare, come la vita, come la musica. Certo non avrebbe gradito se io avessi chiesto ad un musicista di farmi una musica alla Morricone, così come non tollerava che i registi gli chiedessero una musica ‘tipo…’. Ecco questo non lo farò mai. Anche perché di Morricone ce n’è uno solo e così deve essere”.
“Ci sarà discontinuità nella continuità ma con una nuova consapevolezza da parte mia, perché Ennio mi ha insegnato tanto sulla musica e oggi mi sento attrezzato. Ma mi ha insegnato anche tante altre cose che non hanno necessariamente a che fare con la musica: ad esempio, da tempo, quando vado da un produttore, non mi presento più con una sola idea ma con tre o quattro per scegliere insieme, proprio come faceva Ennio con me” conclude Tornatore. Parole che risuonano ricche di nostalgia e di ammirazione nella bellissima sala del Petruzzelli che si riempie dell’ultimo e più caloroso appaluso.
Le foto sono tratte dal sito del Bif&st