Ci sono tante storie. E tanti sogni. Ogni volta che il nostro cuore vola tra le nubi della fantasia incrocia sospiri e sorrisi. E si sa, da giovani questi voli sono ancor più ardimentosi. Così come le facili illusioni. Soprattutto in questo momento storico drammatico, proprio tra i banchi di scuola si cela la voglia di scoperta, emancipazione, il bisogno di ritrovarsi, sperimentare. La negazione ha fomentato il disagio dell’incertezza, incrinando l’autostima e lo slancio verso un futuro sempre più incerto.
Così, fa bene al cuore ascoltare le parole di chi a questi sogni si è aggrappato, non scendendo mai da quella bella nuvola bianca, fino a quando tutto si è tramutato in realtà. Una passione che diventa lavoro, il lavoro sospirato fin da bambino. E’ la storia di Davide Chiddo, bitontino, un ragazzo come tanti, che l’esame di stato l’ha fatto a distanza con la mascherina, che ha visto per mesi i suoi professori attraverso uno schermo, ma nonostante tutto la sua caparbietà ha trionfato su ogni difficoltà. A lui abbiamo chiesto di raccontarci la sua grande avventura.
Davide, il lavoro ti ha portato lontano da casa, sino a Maranello, ma tu hai studiato in un istituto di Bitonto…
Sì, ho frequentato l’I.I.S.S. Volta – De Gemmis e mi sono diplomato in Meccanica meccatronica ed energia nel 2020, con il massimo dei voti. Nel corso dei cinque anni di studio ho incontrato docenti che mi hanno trasmesso le competenze necessarie ad affrontare il mondo universitario e quello del lavoro. L’ultimo anno rimarrà indelebile nella mia mente, in quanto è stato decisamente diverso dagli altri: studiare lontano dai banchi di scuola a causa della pandemia non è stato per nulla facile.
Come hai affrontato lo studio?
Ero determinato a non deludere i docenti, che hanno sempre creduto nelle mie capacità, nè tantomeno la mia famiglia; ma soprattutto volevo essere io in primis orgoglioso di me stesso. Mi sono impegnato tanto, seguendo tutti i suggerimenti che mi venivano dati. Ricordo bene il giorno dell’esame di stato: non potevo incontrare i miei compagni di classe per rispetto delle norme contro la pandemia; i corridoi erano pervasi dal silenzio e dall’ odore di alcool. Potevamo accedere uno alla volta nell’aula in cui era presente la commissione interna ed esterna assieme ad un solo testimone. Una particolare ricchezza del nostro istituto sono indubbiamente i laboratori, le ore trascorse lì mi hanno permesso di realizzare l’elaborato per l’esame di stato. Ricordo quanto mi è costato non aver potuto stringere la mano e dare un abbraccio a quei docenti che tanto mi hanno insegnato.
Dopo il diploma a quale facoltà ti sei iscritto?
A Ingegneria meccanica e ho frequentato in presenza finché è stato possibile. Poi ho continuato con la didattica a distanza. È stato allora che ho pensato che forse avrei potuto iniziare a mettermi alla prova inviando delle candidature spontanee per cui ho dovuto sostenere test scritti e colloqui. Una mattina come tante altre, ho controllato le mail e con grande felicità ho trovato una meravigliosa sorpresa! Mi hanno chiamato in Ferrari nella sede di Maranello! Il sogno che avevo sin da ragazzo: lavorare con un grande team, competitivo e simbolo indiscusso dell’eccellenza italiana nell’automotive, stava chiamando proprio me!
Un salto di qualità ma anche un salto nel buio. Come vivi questa tua avventura lontano da casa e dagli affetti?
Anche se lontano da casa mi godo questa esperienza positivamente. Per un neodiplomato come me è stata un’opportunità senza precedenti. Mi permette di mettere in campo ciò che ho studiato a scuola e dare un senso ai sacrifici fatti per lo studio. È un sogno nel cassetto che si realizza e sono entusiasta e orgoglioso di essere qui.
Come si è svolta la selezione?
Ci sono stati tre steps da superare: il primo, un colloquio conoscitivo con l’addetto delle risorse umane, che ha voluto conoscere le mie reali motivazioni, che mi ha interrogato sulla storia della Ferrari con riferimento all’attualità, alla produzione e ai piloti. Il secondo, più tecnico, con il capo reparto delle lavorazioni meccaniche, durante il quale mi è stato chiesto di cimentarmi nel disegno tecnico e mi sono state poste domande di meccanica sulle tolleranze, le unità di misura, le prospettive, gli assi cartesiani. Proprio in base a questo sono stato selezionato per il reparto delle lavorazioni meccaniche. Al termine del colloquio mi hanno fissato la data per la visita medica a Maranello nello stabilimento Ferrari e infine dopo averla superata, a distanza di poche ore, mi hanno contattato per chiedermi se fossi disponibile a firmare sin da subito il contratto di lavoro.
Come hanno reagito familiari e amici alla notizia del tuo nuovo lavoro?
Io ero entusiasta dopo aver ricevuto la notizia e i miei familiari anche, consapevoli dell’importanza che ciò può avere per me e il mio futuro e non hanno esitato a farmi accettare questa opportunità. Ho ricevuto sostegno anche da parte dei miei amici, i quali si sono mostrati orgogliosi e felici. Ora sono qui che cerco di cogliere il massimo da questa esperienza irripetibile, unica, che senza alcun’ombra di dubbio mi formerà e arricchirà il mio bagaglio di vita.
Raccontaci la tua giornata tipo…
Al mattino indosso la divisa rossa, prendo l’auto e mi dirigo in azienda. Attraverso il cancello, marco il cartellino, accedo al reparto assegnatomi e inizio a lavorare. Mi occupo dei sottobasamenti dei motori V6, V8 e V12 su un impianto composto da 8 macchine CNC, a 4 assi, collegate tra loro da due “carrelli” che trasportano i pezzi grezzi che arrivano direttamente dalla fonderia. Quando giunge il mio momento di pausa pranzo, accedo al ristorante aziendale e quindi torno in reparto per terminare il turno di lavoro e andare a casa.
Come ti hanno accolto in questo grande team?
Il rapporto con i miei colleghi di lavoro è cordiale: sin da subito mi hanno messo a mio agio e si sono mostrati gentili e disponibili ad insegnarmi il ruolo e le mansioni che mi sono state assegnate. Un aspetto importante che viene spesso ricordato in azienda è la sicurezza, i primi due giorni lavorativi sono stati interamente dedicati ad un corso per la sicurezza, durato complessivamente 16 ore, e sono stato munito di tutti i dispositivi di protezione individuali, fra cui scarpe antinfortunistiche, tappi per le orecchie, occhiali di protezione, guanti e tanto altro. A causa della presenza di poche aziende come lo stabilimento Ferrari, la più prestigiosa casa automobilistica italiana, la realtà lavorativa che sto vivendo non ha un corrispettivo nella mia regione Ma se oggi sono qui, in questa fabbrica così prestigiosa, molto è merito dei miei docenti dell’IISS Volta – De Gemmis. Il consiglio che sento di rivolgere a tutti gli studenti è di non demordere, di impegnarsi a scuola perché è lì che i nostri sogni possono iniziare a diventare realtà…
Nella foto in alto, Davide Chiddo all’ingresso della Ferrari