Il museo archeologico di Bitonto ospita un’intensa personale dell’artista Vito Cotugno, interamente dedicata agli angeli, con un contributo scultoreo di Michele Martucci.
Cotugno incanta e ammonisce, ammalia ed esplora. La sua pittura, figurativa, simbolica, trascendente e allusiva valica l’immaginario scenico della tradizione ed elabora un codice cifrato, minuto, puntuale, raffinato. Per quella élite che sa mettersi in ascolto, per quegli eletti che infrangono i paradigmi del passato attraverso una sensibilità moderna, ardente, appassionata.
Il racconto biblico, distribuito su tavole sequenziali, con una relazione analitica e sintetica, risulta strutturalmente lirico, fascinoso, incisivo. Per la ricchezza di dettagli e citazioni (Tiepolo, Dorè e Michelangelo, tra gi altri) per la profondità culturale e sintattica, per la progettazione di insieme.
Vito Cotugno, bitontino, vive la sua terra con enfasi, riconoscendosi in stereotipi che poi liberamente stravolge e interpreta, in una osmosi prolifica tra maestro e opera d’arte, tra mito e cultura classica. Un maestro di accademia, prima di tutto – Vito Cotugno è docente di Grafica d’arte – Tecniche dell’incisione, presso l’accademia di Belle Arti di Bari – e questo lo si coglie ovunque, in tutte le tracce sparse, da uomo di cultura alta, tra le pieghe dei panneggi, nell’enfasi plastica, nella luminosità trasfigurata e trasfigurante.
Cotugno recupera i paesaggi contadini a lui cari e li rende vividi scenari di letture profetiche, dall’annunciazione all’apocalisse. Pur in una complessità letteraria d’insieme, Cotugno coltiva il dettaglio, lo carezza consapevole, rendendo anima pulsante icone popolari, ben oltre la devozione, al di là della tecnica. Il segno vigoroso e fluido disegna architetture liturgiche familiari e sostiene concetti, scava la materia e incide, plasmando eletti e miti con assoluta sincerità, con quella purezza che sconfina il mistero, rendendo ogni singolo lavoro un atto d’amore.