Le manovre di Angelucci per non perdere la partita pugliese della sanità

Dopo i licenziamenti, le iniziative di Udc e FI per far decadere la legge regionale che riporta in mano pubblica il centro di riabilitazione di Ceglie Messapica

“Il consiglio regionale della Puglia, per volontà del governatore Michele Emiliano, ha approvato la proposta di legge d’iniziativa del consigliere Fabiano Amati volta all’internalizzazione della gestione del presidio”. E’ la motivazione contenuta nelle lettere di licenziamento inoltrate dalla Fondazione San Raffaele ai medici, agli infermieri e ai fisioterapisti del presidio riabilitativo di Ceglie Messapica. Struttura sanitaria che si occupa di terapie intensive e recupero funzionale dei neuromotulesi, pazienti usciti dal coma, in stato vegetativo, con funzioni neurologiche compromesse da patologie o traumi.

Dal lontano 2000, con un contratto di sperimentazione gestionale che la Asl di Brindisi ha rinnovato di anno in anno, il centro era stato affidato alla fondazione (sanità privata) che fa capo ad Antonio Angelucci, parlamentare della Lega ed editore de Il Tempo, Il Giornale e Libero. Contratto destinato a essere rescisso dopo l’approvazione, lo scorso 21 maggio, della legge che istituisce il Centro regionale di riabilitazione pubblica ospedaliera di Ceglie Messapica, riportando il presidio sanitario sotto il diretto controllo della Regione. Legge fortemente voluta dallo stesso presidente Emiliano.

La struttura è dotata di oltre 100 posti letto, dei quali undici in day hospital. Solo tra medici e coordinatori del team di infermieri e fisioterapisti, impiega una ventina di professionisti, ai quali si aggiungono tecnici, amministrativi, operatori sociosanitari e consulenti. Angelucci controlla il quotidiano Libero proprio attraverso la Fondazione San Raffaele e la finanziaria Tosinvest. Quest’ultima a sua volta controlla Il Giornale e Il Tempo (e dal 2002 al 2021 ha pubblicato anche Il Riformista). La Tosinvest Sanità gestisce cliniche private e centri di riabilitazione convenzionati con il servizio sanitario in tutta Italia, concentrati soprattutto in Lazio e in Puglia, per un totale di 3.500 posti letto.

Il passaggio del presidio di alta riabilitazione nel brindisino dall’ente privato, che lo ha gestito fin dalla sua nascita, alla Regione Puglia è diventato motivo di scontro tra le due parti, con i lavoratori che rischiano di finire stritolati nella querelle. Come stigmatizza il consigliere regionale Amati, già assessore regionale in quota Pd (con un passato non troppo in sintonia con Emiliano) e oggi tra i dirigenti di maggior peso del partito di Carlo Calenda in Puglia: “La Fondazione San Raffaele, del senatore Antonio Angelucci, sta licenziando il personale del centro di riabilitazione intensiva con la motivazione espressa di ritorsione contro la Regione Puglia per la legge d’internalizzazione del servizio”.

Trascorsa neanche una settimana dal voto del consiglio regionale, la presidenza della fondazione ha, infatti, cominciato a far partire le prime lettere di licenziamento. Poco più di dieci righe per sottolineare anche al personale medico e infermieristico che “grazie all’iniziativa del consigliere Amati, la gestione nei termini di legge non sarà più assicurata dalla Fondazione”. Una vera e propria ritorsione, considerando che il personale sarebbe dovuto passare nella Asl di Brindisi e che con i licenziamenti si rischia di sottrargli il titolo per il transito.

La normativa regionale stabilisce, infatti, che “il personale in servizio alla data di entrata in vigore della legge, transita nell’organico della Asl competente ai sensi dell’articolo 1, comma 268, lettera c, della legge 30 dicembre 2021, n.234”. Un modo per tutelare i posti di lavoro – e le competenze maturate nel corso degli anni – ignorato dalla Fondazione, che non ha perso tempo a liquidare i propri collaboratori, “vista l’impossibilità di garantire un futuro a tutti i lavoratori e professionisti che operano nel presidio”, nonostante l’impianto legislativo abbia comunque previsto quaranta giorni di tempo dall’approvazione della legge per il passaggio del centro di riabilitazione alla sanità pubblica. Giorni che potevano essere utilizzati per verificare le prospettive per il personale.

La Fondazione San Raffaele eroga il servizio in convenzione dal 2000. Servizio per il quale la Regione aveva chiesto l’affidamento tramite gara ad evidenza pubblica ma mai espletata, dal momento che “si sarebbe dovuta già bandire e chiudere nel 2009”, spiega Amati. Nonostante ciò, è dal 2008 che si protrae un contratto tra Asl di Brindisi e Fondazione San Raffaele, che, sempre secondo Amati, non sarebbe mai stato autorizzato dalla Regione.

Alla vicenda già sufficientemente intricata, si è aggiunto in questi giorni un altro tassello: l’offensiva parlamentare del centrodestra, con l’obiettivo di ottenere l’impugnazione della legge della Regione Puglia. Angelucci ha cercato di sfilarsi dalla querelle, non esponendosi direttamente e sostenendo di non ricoprire incarichi nella Fondazione. Altri, però, si sono mossi per lui: Lorenzo Cesa (Unione di Centro) e Luciano Ciocchetti (Fratelli d’Italia), con un’interrogazione e un’interpellanza presentate al ministero dell’Economia, a quello della Salute e al dicastero degli Affari Regionali.

Il senso dei due iniziative parlamentari è il seguente: siccome la norma approvata prevede che l’internalizzazione sia possibile solo a spesa invariata (la Fondazione riceve ogni anno dalla regione 9.5 milioni di euro) e la Regione Puglia è sottoposta al piano di rientro dai disavanzi della spesa sanitaria, l’ipotesi che il centro non venga riattivato – una volta recesso il contratto con la Fondazione – non è affatto remota. Così, i due deputati chiedono di portare la questione sul tavolo del consiglio dei ministri, rilevandone l’incostituzionalità, per poi procedere con l’impugnazione. Per Ciocchetti, l’intervento della Regione sarebbe dettato più “da logiche propagandistiche in vista delle elezioni europee che da sostanziali motivazioni riconducibili ai reali interessi dei cittadini”.

Nei giorni scorsi contro la Regione Puglia si è scagliato anche la Fials (il sindacato della sanità di area centrodestra) con un’assemblea durante la quale il segretario provinciale di Brindisi, Giuseppe Carbone, aizzando i lavoratori, aveva chiesto l’intervento del governo. Esattamente ciò che chiedono adesso Ciocchetti e Cesa. “In buona sostanza – dice Amati – due parlamentari che sulla carta dovrebbero sostenere l’erogazione pubblica dei Livelli essenziali di assistenza, perché eletti e pagati dai cittadini italiani, si preoccupano di difendere il privato incaricato di pubblico servizio”.

Ora Amati, dal canto suo, è pronto a rivolgersi alla magistratura “affinché possa verificare la sussistenza di reati sia sui licenziamenti sia sull’intero rapporto contrattuale”, così come alla Prefettura e alla Asl brindisina per verificare le condizioni di erogazione del servizio. “Chiederò anche l’intervento del nucleo ispettivo della Regione”, ha annunciato. “Non ho mai visto una iniziativa così vergognosamente contraria all’interesse pubblico”, conclude.

Le immagini sono tratte dalla pagina fb del Centro di riabilitazione di Ceglie Messapica della Fondazione San Raffaele