Ieri si è concluso il Bif&st e, purtroppo, anche un’era è giunta al suo epilogo. Questa è stata, difatti, l’ultima edizione curata da Felice Laudadio. Il direttore ha comunicato la sua decisione dopo la proiezione di Vincere di Marco Bellocchio, l’ospite d’onore di questa quindicesima edizione.
“Sono stato chiamato a dirigere un altro prestigioso evento internazionale da me ideato e ho, inoltre, accolto l’affettuoso invito delle figlie di Andrea Camilleri, che ringrazio per l’onore, a far parte del comitato scientifico già al lavoro per le celebrazioni del centenario del grande scrittore, che si svolgeranno in Italia e nel mondo nel 2025 e proseguiranno nel 2026. Un lavoro che mi impegnerà per anni“, dichiara il direttore.
In molti pensano che la decisione di Laudadio sia legata ai diversi problemi di quest’ultimo anno del festival, primo tra tutti l’arrivo in ritardo dei fondi comunali. Questione che il direttore ha affrontato durante la presentazione del suo libro Per chi suona la cultura.
“Esco di scena lasciando il Bif&st in eccellente salute dal punto di vista culturale ed economico. Ringrazio per primo l’enorme pubblico che fino ad oggi, e ancor più quest’anno, l’ha seguito ed amato e, naturalmente, i miei pochi ed esperti collaboratori che fra mille difficoltà hanno costruito con me eroicamente, da Roma e da Bari, questa manifestazione divenuta simbolo della primavera culturale pugliese. Una stagione avviata dall’allora presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, e dalla sua assessora alla cultura Silvia Godelli, proseguita dal presidente Michele Emiliano e dal sindaco di Bari, Antonio Decaro. Un festival prodotto dall’Apulia Film Commission cui pure va il mio grazie nella persona dell’attuale presidente, Anna Maria Tosto“.
In questi giorni il Bif&st ha fatto registrare numeri davvero straordinari. Non si era mai vista così tanta gente in fila per assistere alle proiezioni. E questo fa piazza pulita di quanti, in realtà pochi, hanno detto che la rassegna sia stata poco popolare, troppo esclusiva. Il serpentone di spettatori che si allunga fuori dai teatri è la dimostrazione dell’amore sconfinato per il cinema, al di là di ogni barriera ideale, sociale e culturale. Ci sono stati, inoltre, tantissimi giovani che hanno partecipato attivamente al dibattito dopo i film: rivolgendo domande agli attori e proponendo bellissime analisi sulle opere viste. Bari con il Bif&st si dimostra ancora una volta un fitto e attivissimo polo culturale.
Laudadio ha paragonato il suo festival ad un film: “Un regista non potrebbe mai realizzare un film senza sceneggiatori, direttori della fotografia e della produzione, attori e tecnici. La squadra del Bif&st, grazie alla sua irripetibile esperienza, può tranquillamente continuare ad andare avanti anche con un altro direttore, ma non viceversa“. E ha proseguito: “Sono pronto a passare le consegne al mio successore che dovrà essere prescelto fra chi ha già alle spalle solide esperienze di operatore culturale in grandi manifestazioni internazionali di prestigio come il Bif&st è diventato in quindici anni, senza sbagliare una sola edizione, e anzi rafforzandosi un anno dopo l’altro”.
E aggiunge: “Al mio successore vorrei dare solo due consigli, ma anche altri se me li chiederà. Il primo: festeggiare a Bari nel marzo 2025 con una grande retrospettiva il centenario di Andrea Camilleri. Il secondo: prima di accettare l’incarico, ottenere dal committente garanzie scritte sui tempi e certezze sul budget – almeno undici mesi prima che il Bif&st cominci – cosa che a me, a noi, non è stato mai possibile negli ultimi cinque anni“, ha concluso tra gli applausi del pubblico.
Dopo l’accorato commiato di Laudadio, l’atteso scambio di idee tra Bellocchio e Canfora, all’indomani della pubblicazione dell’ultimo saggio del professore, dal titolo Il fascismo non è mai morto, una riflessione amara sui tempi correnti. Il tutto si è allacciato al bellissimo film del regista, Vincere del 2009: “Nel mio film ho voluto raccontare – spiega Bellocchio – la figura di Ida Dalser, una donna della quale si è parlato pochissimo: Renzo De Felice le dedica non più di tre righe, qualcosa di più si può ora leggere in ‘M’ di Antonio Scurati. Mi interessava la sua disperazione e ostinazione nel volersi vedere riconosciuta come moglie legittima di Benito Mussolini e madre di suo figlio Benito, che l’ha portata a uccidere se stessa e poi suo figlio. Al contempo, però, mi interessava anche quel passaggio storico in cui mettersi in mostra era diventata una forte arma di propaganda, una modalità che poi ispirò anche Hitler e, in modi diversi, Lenin e Stalin. Era una novità assoluta che anticipava un po’ quello che successivamente sarebbe accaduto con Silvio Berlusconi e il suo utilizzo delle televisioni“.
Una riflessione sul modo di fare propaganda che, come ha ricordato Enrico Magrelli, non è paragonabile a quello che ha fatto l’Unione Sovietica in nome del comunismo e del socialismo. “Questo perché quella fascista non fu una vera rivoluzione – ha replicato Canfora – ma una commedia mediocre messa in scena con la complicità di quella parte della piccola e media borghesia che temeva una deriva socialista dopo la rivoluzione russa“.
“Durante e dopo la guerra, quando ero bambino, io ho registrato un’atmosfera di antifascismo. Mia madre mi raccontò poi che la sua famiglia aveva aderito al fascismo non per intima convinzione ma per quello di cui parlava prima Canfora, la paura del comunismo. Mio padre indossava la camicia nera in rarissime occasioni, quando era proprio indispensabile. Quello che invece non ho mai capito è perché i miei genitori, dopo la guerra, votarono a favore della monarchia al referendum, nonostante la vergogna delle leggi razziali e la fuga vigliacca di Vittorio Emanuele III dopo l’Armistizio. E non furono certo i soli, visto che i voti per la monarchia superarono il 45%“, conclude Bellocchio.
Da segnlare al Kursaal, la proiezione di Rapito, l’ultima fatica di Bellocchio, un regista che ha fatto e continua a fare la storia del cinema italiano e internazionale.
In alto, Laudadio con Andrea Camilleri in un’edizione del Bif&st di qualche anno fa