Siamo al quarto giorno di questa bellissima avventura. A metà del viaggio che, mai come quest’anno, si fa scoperta del cinema del presente e del passato. “Non possiamo non chiederci cosa ne sarà del nostro futuro”, commenta Felice Laudadio nel corso della presentazione del suo nuovo libro, Per chi suona la cultura, ieri pomeriggio al Margherita. E prosegue: “Possiamo solo supporre che non ci faremo mai piegare e che ci faremo sempre riconoscere. Abbiamo caratteristiche uniche, non c’è che dire. Dobbiamo solo cercare di non perdere la nostra identità e puntare sempre su nuove idee e sui giovani in cui, in realtà, crediamo così poco“.
il direttore del Bifest ha poi raccontato le sue tante disavventure, dialogando con la docente del Dams Angela Bianca Saponari. Non ha mancato di sottolineare che l’edizione di quest’anno ha riservato non pochi problemi: “Non abbiamo ottenuto il sostegno necessario. Vi sono stati molti ritardi nelle autorizzazioni e questo ci ha nuociuto non poco. Abbiamo rischiato di far saltare un’edizione che sta andando così bene“, spiega Laudadio.
Questa mattina, invece, al Petruzzelli è stato proiettato La notte di San Lorenzo di Paolo e Vittorio Taviani. Un tributo al cinema di questi strepitosi fratelli “che ha sensibilmente cambiato la sorte del cinematografia italiana“, commenta David Grieco, mentre dialoga a distanza con la moglie di Paolo, Lina Nerli Taviani (ancora adesso una delle più grandi e conosciute costumiste italiane), il critico cinematografico Enrico Magrelli e la produttrice Donatella Palermo. “Lina aveva accettato di venire qui, avevamo anche organizzato il suo viaggio ma all’ultimo momento mi ha telefonato per dirmi che si sarebbe emozionata troppo. Si scusa con voi ma abbiamo compreso le sue ragioni“, spiega Laudadio.
“La proiezione di questo film è un omaggio a Paolo Taviani, scomparso il 29 febbraio scorso. Uno dei titoli più celebri della filmografia del grande regista insieme al fratello Vittorio“, ribadisce Grieco. Girato nel 1982, s’inserisce nelle vicende della seconda guerra mondiale. Gli abitanti di un paesino toscano, di cui non viene mai rivelato il nome – anche perché il film non è legato ad un preciso evento storico – viene occupato dai tedeschi. Gli abitanti, che all’inizio appaiono sottomessi, si organizzano e fanno qualunque cosa per cacciare i nazisti. Ci riescono e l’esercito si allontana, ognuno con la coda tra le gambe. “Il film ci dimostra quanto siamo potenti tutti insieme, quanto profondamente possiamo cambiare le cose, specie quelle brutte“, commenta Laudadio.
E continua: “Da presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia feci restaurare, anni fa, il film dalla Cineteca nazionale e la nuova edizione fu proiettata alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia nel 2018 nella sezione ‘Venezia Classici’ che vedeva alcuni esperti del settore giudicare il miglior restauro dell’anno. Paolo era presente alla proiezione – Vittorio non c’era già più da alcuni mesi – ed era seduto accanto a me. La proiezione fu accolta da un applauso interminabile, il pubblico era tutto in piedi ma Paolo non si alzava dalla poltrona. Poi gli spettatori cominciarono ad avanzare, stringendosi attorno a lui che finalmente si alzò in piedi. Era rimasto seduto mentre piangeva ricordando il fratello. Quell’anno ‘La notte di San Lorenzo’ vinse il premio per il miglior restauro“.
Enrico Magrelli ha riflettuto sul ruolo delle donne nei film dei fratelli Taviani. Non è un caso che la voce narrante di questa storia sia affidata proprio ad una donna, “diretta testimone di molti dei fatti che vengono rappresentati“, spiega. E riprendendo: “Ricordo, comunque, che proprio in occasione del restauro del film, Paolo mi disse che, insieme al fratello, non lo considerava il loro film migliore ma sicuramente quello che più gli apparteneva, avendo vissuto quell’epoca. Erano solo adolescenti, ma le emozioni di quando si è giovani risuonano nella vita di adulti“.
Sempre su La notte di San Lorenzo, la produttrice Donatella Palermo racconta: “C’è un aneddoto legato al film, che vi voglio raccontare e che credo possa piacere molto agli appassionati della pellicola. La famosa scena del fascista Giglioli, interpretato da David Riondino, che nel film viene trafitto dalle lance, aveva messo in crisi i registi. Non sapevano proprio come fare, finché non videro un’immagine su un albo della collana ‘La scala d’oro’ del figlio di Paolo e decisero di riprodurla fedelmente. Fu una grande fortuna, una botta di… che diede ulteriore lustro alla pellicola”, narra Palermo. “D’altronde Paolo, in particolare, trasformava in cinema tutto quello che vedeva”, aggiunge Grieco.
Donatella Palermo avrebbe dovuto produrre anche il prossimo film diretto da Paolo Taviani, del quale era già pronta la sceneggiatura. “Un film sulla morte, come peraltro lo era anche il precedente ‘Leonora addio’. Dopo la scomparsa del fratello, Paolo era ossessionato dal tema e così aveva scritto ‘Il canto delle meduse’ strutturato in tre parti. Una prima su due medici che si parlano citando passaggi dei ‘Dialoghi’ di Platone, opportunamente attualizzati, finché uno dei due non muore. La seconda descrive la vita quotidiana di alcune persone chiuse in casa nel periodo della pandemia e la terza parla di una donna che sta morendo e non vuole essere sepolta insieme al marito. Nonostante fosse ancora sconvolto dalla perdita di Vittorio, Paolo non aveva perso la capacita di raccontare e aveva ancora dei sogni. La sua sceneggiatura me l’hanno già chiesta per affidarla ad altri registi ma non la darò a nessuno, perché le immagini che avrebbe portato sullo schermo erano solo le sue”, conclude Palermo.
In alto, Paolo Taviani al Petruzzelli nell’edizione 2016 del Bif&st. Nelle altre immagini, alcune scene tratte da “La notte di San Lorenzo”