Ma Giulia è davvero la sorella migliore?

Uno spaccato di vita familiare, tra affetti e conflitti mai sopiti, nello spettacolo in scena al Traetta di Bitonto, con protagonista Vanessa Scalera

Amore, sensi di colpa, supponenza e rivalità sono le punte emotive su cui oscilla la trama de La sorella migliore, la pièce teatrale di Filippo Gili, in scena con la regia di Francesco Frangipane e con protagonisti Vanessa Scalera, Daniela Marra, Giovanni Anzaldo, Michela Martini. Lo spettacolo, dopo diverse repliche in Puglia, tra cui una al Traetta di Bitonto, prosegue la sua corsa verso i teatri del centro e del nord.

Luca, che ha provocato la morte di una donna a causa di un incidente stradale, sta scontando gli ultimi tre anni degli undici a cui è stato condannato, in casa della sorella Sandra. A smuovere le “placide acque” di questa convivenza forzata ci pensa la sorella maggiore Giulia, sorella e legale di Luca. Giulia rivela di aver scoperto che la vittima era affetta da un tumore in fase terminale e dichiara di voler utilizzare quest’informazione per far riaprire il processo e ottenere uno sconto di pena per il fratello. Luca si mostra sin da subito titubante: l’idea di tornare in libertà non può attenuare, infatti, il senso di colpa che lo ha divorato in tanti anni, facendolo sprofondare in un desolante pantano psicologico.

In realtà, la malattia della donna investita da Luca, era nota a Giulia sin dai momenti successivi al suo decesso. Il possibile, conseguente sconto di pena per Luca aprirà il vaso di pandora delle coscienze di tutti. Così i tre fratelli, alla presenza della madre, si fronteggeranno e si scontreranno duramente soggiogati da contrastanti sentimenti.

È in tale contesto che si profilano delle domande che coinvolgono parallelamente, ma con risultati diversi, sia gli attori che il pubblico in sala. Sarebbe giusto offrire a un proprio familiare la scorciatoia di una pena ridotta per alleviare il peso di un crimine commesso? O bisognerebbe mettere da parte il richiamo del sangue per far prevalere il senso di giustizia? A sostenere questa posizione è la stessa Giulia: durante la rappresentazione si scoprirà, infatti, che non ha voluto richiedere sin da subito la cartella clinica della donna deceduta. Questa decisione sarà intrapresa solo quando mancheranno tre mesi dalla fine della detenzione del fratello. Opposto è il parere di Sandra, che avrebbe utilizzato subito tale informazione a favore del fratello, evitandone una così lunga reclusione.

Le visioni di entrambe le sorelle portano a compiere altre riflessioni. Per quanto riguarda il punto di vista di Giulia: la sua decisione poteva essere presa prima? Perché attendere otto lunghi anni prima di rivelare la notizia della malattia che avrebbe concesso solo pochi mesi alla donna investita da Luca? Perchè non rivelarlo prima, consentendo al fratello ma anche al resto della famiglia di tornare al più presto alla loro vita normale? Sono sufficienti otto anni per portar via tutti i sensi di colpa? La sua posizione può rivelarsi come il miglior “incontro” tra le due contrapposte tipologie di sofferenze?

La prospettiva di Sandra, invece, pone il senso di colpa di Luca e la sua sofferenza al centro della vicenda, escludendo il punto di vista dei fratelli. Tali dilemmi si dipanano per l’intera durata della piéce, lasciando lo spettatore in una condizione di perplessità e di riflessione su temi di cui quotidianamente si sente parlare e di cui spesso si fa fatica a considerare le diverse angolazioni.

In una pièce, la cui tematica e le cui riflessioni si prospettano così attuali, non va dimenticato il ruolo che gli attori hanno all’interno della rappresentazione: è proprio il loro essere magnetici e carismatici che fa apprezzare lo spettacolo, la loro capacità di conferire il giusto pathos all’azione scenica.

E, dunque, davvero bravi tutti gli interpreti, a cominciare dalla protagonista Vanessa Scalera, nei panni di Giulia, avvocato abile nel dominare tutte le situazioni, anche quelle più complesse, mettendo al centro del suo lavoro il rispetto della legge e la moralità. Proprio come il personaggio di Imma Tataranni, il famoso sostituto procuratore dell’omonima serie tv, di cui Scalera veste i panni.

Le foto tratte dal sito gofasano.com sono di Francesco Schiavone