Il racconto di una vita nei versi di “Pan”

Il volume di Monica Tommasicchio, ospite di Barletta in Rosa, è un inno alla bellezza, da cogliere negli affetti privati, negli amici sinceri, nell'arte e nella natura

Da Omero a Leopardi sino ai giorni nostri. C’è chi la ama davvero, e chi non sa proprio da dove cominciare. È una delle più antiche forme d’arte, usata e abusata, spesso, per conquistare giovani fanciulle o per tradurre in versi uno struggente amore non corrisposto. Francesco Petrarca un giorno scrisse: “Tra tutte le forme d’arte è quella che assicura una più lunga sopravvivenza, l’unica capace di innalzare monumenti più duraturi del bronzo“. L’Iliade e l’Odissea di Omero ne costituiscono i capisaldi. Poi arrivano Catullo e Saffo che rompono gli schemi e Virgilio che dà vita, per la prima volta, ad un connubio perfetto di politica e cultura. Successivamente Ovidio che, però, si distanzierà dalla politica, mettendo al centro di tutto, l’ozio e l’amore. E poi San Francesco D’assisi, Dante, Petrarca e Boccaccio, Tasso e Ariosto, l’immancabile Leopardi, fino ad arrivare, nel Novecento italiano, ad Ungaretti e Montale.

Parliamo della poesia. Osteggiata talvolta dagli studenti per l’immancabile compito di doverla memorizzare a tutti i costi e, dunque, per questo quasi mai realmente compresa. Eppure, parte integrante della nostra vita. Forse, oggi, il suo fascino si è perso e non è più presente quella sua antica potenza evocativa. C’è chi ancora crede, tuttavia, di poter farla rivivere nella nostra epoca. È una professoressa e scrittrice e si chiama Monica Tommasicchio. Ha vissuto la sua vita, fatta di gioie e dolori, sempre sulla scia della poesia, valvola di sfogo e immancabile compagna. Sono questi gli ingredienti che hanno dato luce alla raccolta di poesie PAN. Racconto di una vita, edito da Fos Edizioni. A presentare il “libello”, come lo definisce l’autrice, è Mariagrazia Vitobello, presidente del centro studi Barletta in Rosa, associazione che ha organizzato l’evento nell’insolita ma coinvolgente cornice di La Maison des Amies, il negozio della città della disfida, definito dalla Tommasicchio “un luogo da ‘piccole donne’, veramente adatto alle mie poesie”.

Docente di lettere al liceo artistico di Corato, Monica Tommasicchio vanta una laurea in lettere classiche, indirizzo storico-archeologico, e un corso di specializzazione SSIS per il sostegno psicopedagogico agli alunni diversamente abili. Corso che si è rivelato una grande opportunità, per averle consentito di affinare la propria sensibilità ed empatia. Nella scuola in cui insegna si occupa di teatro ed è referente per la dislessia. Organizzare eventi culturali è la sua passione perché ritiene che diffondere la “conoscenza del sapere” sia una meravigliosa missione.

La raccolta di poesie, a cui ha dato il titolo PAN, è un’occasione rara per scrutare all’interno del suo animo. Tra i versi traspare il suo amore per le proprie figlie, a cui ha dedicato il libro, definendole “eternità della sua esistenza”. La sua grande passione sono i classici greci e latini, il teatro, la musica lirica, la lettura, la filosofia e, ovviamente, la poesia. Con le sue poesie l’autrice racconta una vita intrisa di emozioni, spesso dolorose, esperienze importanti, riflessioni profonde, viaggi nella memoria della sua fanciullezza trascorsa tra i “profumi buoni” della casa e della famiglia, radici della propria esistenza. 

Impegnata nel volontariato, in particolare con le persone disabili, Monica considera la poesia un locus amoenus di arcadica memoria, in cui immergersi, lontana dalla babele dei tempi presenti. I versi, dunque, come una preziosa occasione per rinascere dalle difficoltà e in cui conservare e cristallizzare nel tempo i momento più belli della sua vita. Così le poesie del suo libro hanno lasciato al pubblico una vivida immagine di tutto il vissuto di Monica.

Da sin. Francesca Caputo, Mariagrazia Vitobello e Monica Tommasicchio

Tante le storie evocate dalle poesie: il continuo sostegno e poi la perdita della cara nonna, il papà, anche lui docente, dalla quale l’autrice ha tratto la passione per l’insegnamento, le delusioni relazionali, la fine di un amore e il grande affetto per le sue bambine. Sono i tasselli che compongono il mosaico dei suoi versi. Una poesia come “nutrimento per il cuore – spiega – che forse in quest’epoca sta però perdendo valore”. Monica non nasconde, infatti, un certo dispiacere per la perdita di quella bellezza, nella musica come nella scrittura, che caratterizzava gli autori e compositori del passato.

L’insegnante accenna, tuttavia, ad un suo particolare apprezzamento per Roberto Vecchioni, il cantante-professore che rappresenta un modello a cui ispirarsi. Il grande talento del cantautore è infatti utilizzare un linguaggio estremamente semplice, ma in grado di esprimere concetti profondi. Monica racconta di aver utilizzato spesso alcune canzoni del cantante, in particolare “Sogna, ragazzo, sogna”, come strumento, durante le lezioni, attraverso cui far comprendere ai suoi alunni come interpretare un testo o scrivere versi.

Giungiamo da un tutto indistinto, viviamo in un tutto travolgente, e finiremo in un tutto sorprendente“, spiega l’autrice. Ecco il motivo del titolo dato alla raccolta di versi, a volte misteriosi e criptici, altre eloquenti, mentre cantano il dolore dell’esistenza. “La poesia è ‘Pan’ e chi tenta di crearla con la sensibilità del suo cuore è fortunato“, conclude Monica.