Agente immobiliare di Locorotondo, Angela Savino assolda il bandito Mazzacani, con cui sta “trattando” la compravendita di un castelletto nelle campagne, e il suo secondo, Luigi Mascione, per scoprire la verità sulla fine del fratello Riccardo, bancario e persona irreprensibile. Nel tentativo di venire a capo di un suicidio a dir poco sospetto, Mazzacani e Mascione provano a indagare negli ambienti della Sacra Corona Unita e della mala barese.
È questa l’intricata storia de Il tradimento è delitto, l’ultimo romanzo di Leonardo Palmisano edito da Fandango Libri, che muovendosi tra l’alta finanza, le cosche locali e la malavita internazionale svela l’enorme giro d’affari e di denaro nelle mani della criminalità pugliese, che si avvale di collusioni e omertà e che può spezzare la vita a chi tenta di mettersi di traverso.
Ad accendere i riflettori sui personaggi e la vicenda narrata nel libro, lo spazio AStare di Barletta, animato dall’associazione culturale LettiDiPiacere che ha promosso un incontro con il noto sociologo barese ma anche giornalista e scrittore, sollecitato dagli interventi di Carmine Gissi, ex dirigente scolastico, e Sabino Zinni, docente di diritto civile.
“Il racconto, quarta puntata del ciclo sul bandito Mazzacani, rappresenta un modo diverso di raccontare la Puglia del malaffare e dell’omertà rispetto a ‘Ghetto Italia’, il reportage dedicato ai braccianti extracomunitari che lavorano nelle campagne tra caporalato e sfruttamento”, spiega Palmisano.
Ambientato tra Puglia e Piemonte, passando per Lucania, Lazio e Campania, il precedente lavoro dello scrittore barese ci aveva raccontato degli immigrati, impiegati come braccianti nel nostro paese, e del loro essere sempre più spesso vittime di un caporalato feroce, che li rinchiude in veri e propri “ghetti” in cui tutto ha un prezzo e niente è dato per scontato, nemmeno un medico in caso di bisogno.
“Una realtà brutale che non è così nota come dovrebbe, nascosta sotto una coltre di silenzio e indifferenza da cui spesso non sono esenti, purtroppo, le istituzioni locali, il sistema agricolo, la piccola e media distribuzione e le multinazionali dell’industria agroalimentare, che si servono di questo brutale sfruttamento per ridurre al massimo i prezzi e realizzare guadagni da capogiro”, spiega Palmisano.
Un complesso sistema, il cui “braccio operativo” è costituito dalla criminalità organizzata e in cui a rimetterci sono solo i braccianti, costretti a pagare cifre impensabili per vivere stipati in baraccopoli fatiscenti. Un reportage, quello di “Ghetto Italia”, fatto di storie raccontate da chi vive in condizioni disumane, sotto il profilo fisico ma anche psicologico, il lavoro dei campi da nord a sud. La mappa di un paese ridisegnato da razzismo, ingiustizia e indifferenza.
Con Il tradimento è delitto Palmisano si propone di far luce, attraverso un’intrigante intreccio di storie, culminanti in un omicidio-suicidio, su aspetti come la finanziarizzazione delle mafie. “Ciò che viene fuori -sottolinea- è che la relazione tra flussi di denaro di illecita provenienza può creare una conflittualità oggettiva. Ho studiato molto per scrivere questo romanzo, per analizzare un sistema evoluto a tal punto che l’occultamento di ingenti quantità di moneta necessita di figure tecniche, spesso esterne all’organizzazione criminale”.
Un giro di traffici e malaffare davvero spaventoso, a cui c’è, comunque, uno Stato che si oppone, come osserva Palmisano, fatto, ad esempio, dell’equipe di analisti finanziari accademici che aiutano la Banca d’Italia a comprendere le manovre più difficili e complesse. “La scelta stessa di far iniziare il romanzo con un cadavere trovato sott’acqua non è affatto casuale: l’indicatore della fluidità e liquidità dei meccanismi, attraverso cui si svolgono tante operazioni illecite grazie alle quali la malavita lucra montagne di profitti. Una realtà dai risvolti davvero sorprendenti e allarmanti su cui – conclude Palmisano – è giunto davvero il momento di fare chiarezza”.