Ma come, una rivoluzione da fare con la gentilezza? Un’utopia! E perché no? Certamente sì, invece. Un’aspirazione ideale che si realizza e che “condurrà a un risultato”.
Scelta che ci obbliga a porre delle domande: anche nel mondo del lavoro dove molte aziende combattono ogni giorno con la quotazione del titolo in borsa e l’aggressività nei mercati è di casa? Anche nelle aziende di piccole e medie dimensioni? Sì! La dimensione dell’organizzazione aziendale è un discorso quantitativo, la leadership è invece l’elemento umano chiamato a gestire le persone, i colleghi del capo, tutti da considerare “a latere”, “collaboratori presenti in potenziamento dell’azienda”, non “dipendenti”, “sottoposti”. Può, dunque, finire l’era del leader amato o del leader temuto.
Non un discorso nominalistico, gerarchico, autoritario ma una nuova concezione del rapporto, dei rapporti fra persone nel mondo del lavoro che “passa dall’io al noi”. Scelta che restituisce ai capi autorevolezza e rapporti umani non conflittuali, non contrapposti, non basati solo sull’autorità.
Così ne parla Guido Stratta, Direttore People and Organization del Gruppo Enel, cioè capo del personale, con profonda convinzione nel suo battere tutte le piazze possibili in risposta alla grande domanda che si sta registrando in maniera crescente sulla sua proposta innovativa. Un’autentica rivoluzione o, meglio, una RI-eVOLUZIONE – Il potere della leadership gentile, come s’intitola il libro di Stratta scritto a quattro mani con Bianca Straniero Sergio e dato alle stampe da FrancoAngeli.
Quando pensiamo alle rivoluzioni, pensiamo a quelle storiche che abbiamo studiato a scuola o vissuto sulla nostra pelle. La rivoluzione americana, combattuta alla ricerca della felicità, la rivoluzione francese fatta per affermare, liberati dall’impero napoleonico, i diritti dell’uomo: liberté, egalité, fraternité. Valori fondamentali che definiscono la società francese e la sua vita democratica. Le rivoluzioni del secolo scorso, il secolo breve, segnato da due guerre mondiali, per l’affermazione di ideologie definite “forti e deboli”, fascismo e comunismo, forti contro un liberismo ancora debole e il marxismo con il suo grande sogno crollato con i suoi muri.
La rivoluzione comunista in Cina pone fine agli imperi coloniali. Affidata alle citazioni e al pensiero di scritti e discorsi di Mao Zedong racchiusi nel famoso Libretto Rosso. Nei tempi moderni, intanto, la vittoria della democrazia, cioè del governo del popolo, si afferma sempre più in modo meno violento.
La più grande rivoluzione nel mondo del lavoro è stata la rivoluzione industriale. Da agricola, artigianale, commerciale, l’economia degli stati, con l’introduzione e la diffusione delle macchine funzionanti con nuove fonti energetiche (combustibili fossili) registra una forte trasformazione. All’innovazione tecnologica si associa un nuovo, diffuso sviluppo economico e l’avvio di profonde modificazioni culturali, sociali e politiche.
In questo vorticoso processo di cambiamento del lavoro aumenta la capacità dei lavoratori di sapersi aggregare per l’acquisizione e la tutela dei propri diritti e, parallelamente, cresce una classe imprenditoriale illuminata, che guarda ai lavoratori come elemento essenziale dei fattori della produzione: il lavoro, con la natura, il capitale e l’organizzazione.
Grandi processi nati dalla crescita culturale e politica, dalla consapevolezza del valore del lavoro a cui solennemente si affida la Repubblica Italiana che all’art. 1 afferma di essere “fondata sul lavoro”. Guardando al percorso storico delle rivoluzioni, si potrebbe credere che le stesse devono essere per forza segnate da lotte, da violenza. In realtà, non è così. La storia si può cambiare anche senza armi, come ha fatto Gesù di Nazateh, morto per offrirsi al Padre per la salvezza dell’uomo. “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Messaggio che dura da duemila anni.
Come ha fatto Gandhi, il rivoluzionario senza armi che cambiò la storia dell’India e non solo. Fu proprio questi che affermò il concetto universale della convivenza pacifica fra i popoli e le nazioni, fatta di dialogo, tolleranza e rispetto l’uno dell’altro.
Se si considera il valore, la portata, le conseguenze di quanto con semplicità e fermezza Guido Stratta afferma e propone sulla leadership gentile, si capisce il profondo cambiamento, la “rivoluzione gentile”, come mi piace definirla, che egli propone nel mondo del lavoro. Ogni cambiamento ha inizio da un’idea.
Quando si lavora con grande rispetto e cura verso gli altri, verso se stessi, lavoratrici e lavoratori considerati innanzitutto persone a cui sono affidate le risorse, organizzazione chiamata a realizzare gli obiettivi aziendali, vuol dire avere cura, prendersi cura di tutti i fattori della produzione, credere nei possibili cambiamenti che vengono proposti, ci si impegna concretamente per la tutela della dignità delle persone e del rispetto che si ha per la risorsa ambiente.
Questo pensiero ha una grande radice, un forte riscontro nella terza enciclica di Papa Francesco, la Laudato si’ del 2015 che invita l’umanità a “prendere coscienza della necessità di cambiamenti di stili di vita, di produzione e di consumo” e a porsi “in dialogo con tutti riguardo alla nostra casa comune” (LS 3).
Ma la causa scatenante per l’avvio della RI-eVOLUZIONE, come scrive Guido Stratta, è stata la pandemia planetaria. “Luoghi che prima ignoravamo hanno assunto valore simbolico” e proseguendo, Stratta analizza lanoia, la paura e la cura, “la nuova via” da percorrere “per sé, per gli altri, per la biosfera”.
“Abbiamo compreso che qualcosa poteva cambiare nel nostro modo di essere. […] Non è semplice mettere in discussione equilibri raggiunti, se non in presenza di un bisogno forte subentrante nella nostra esistenza. Le grandi trasformazioni nascono da questo: la necessità di trovare equilibrio dopo averlo perso, dopo avere avuto disagio, desiderio, paura. Questa emergenza sanitaria è paragonabile a eventi straordinari della storia dell’uomo, in relazione alla nostra civiltà consolidata in una crescita continua. In realtà il nostro mondo viaggiava a due velocità: i ricchi e i poveri, le aree sviluppate e quelle in difficoltà, con una divaricazione esasperata”, scrive Stratta. Il cui merito è aver esaminato quello che è accaduto e aver compreso che “Nulla sarà come prima”, come predisse papa Francesco nel silenzio di piazza San Pietro, nella preghiera solitaria sotto la pioggia, la sera del 27 marzo 2020.
Un lungo viaggio, quello di Stratta, iniziato da tempo, già arrivato a Bruxelles per parlare dello Statuto della Persona. Accordo sindacale fatto con le parti sociali, basato sulla persona su cui ri-fondare il mondo del lavoro del futuro. “Nel lavoro svolto con le Organizzazioni Sindacali – chiarisce Stratta – si guarda per la prima volta ad un lavoratore che non è solo e meramente soggetto passivo di tutele e riconoscimenti in una cornice normativa rassicurante, in uno spazio di dialogo crescente e multilivello, si apre uno scenario in cui le persone possano valorizzare le proprie capacità. E questo è un cambiamento importante, in cui siamo consapevoli di aver dato voce alle speranze di parità, inclusione e rispetto dei lavoratori in un ecosistema sostenibile”. Lo stesso Stratta non si nasconde le difficoltà della rivoluzione che propone. Ci sono “certezze” da mettere in discussione, consolidate incrostazioni da rimuovere, abitudini da cambiare. C’è da sconfiggere le sicurezze che garantivano i risultati derivanti dall’ “abbiamo sempre fatto così!”.
Ora è tempo di mettere insieme oltre al “risultato” anche “motivazioni e benessere delle persone”. È il tempo di porre fine all’era del leader amato o del leader temuto.
“È difficile – afferma Stratta con forte spinta ideale e con consapevole pragmatismo – realizzare una transizione intelligente in cui la staffetta tra generazioni porti valore per tutti. Per chi arriva e ha il diritto di scrivere il futuro, ma anche per chi se ne andrà con il dovere e il piacere di regalare le esperienze vissute. Per questo la RI-e-VOLUZIONE ci ricorda che tutte le persone hanno un talento da rispettare e valorizzare (RISPETTO), che la motivazione nel fare le cose sovrasta ogni tecnica posseduta (CUORE) e che l’economia del dono, regalando aiuto e idee agli altri sarà una frontiera da raggiungere (GENEROSITÀ). Ricordando che il tempo batte lo spazio e che tutti cambieremo (TRASFORMAZIONE) e riflettendo poi sul fatto che le cose sono per come le vogliamo vedere (CORAGGIO).
Tutto avverrà con naturale semplicità se sapremo ascoltare il nostro cuore. La semplicità è una complessità risolta e nella RI-e-VOLUZIONE si cercherà di semplificare per dischiudere nuove opportunità. Certo il potere tradizionale cerca di spingere a obbedire pensando poco e, quindi, servirà un po’ di disobbedienza per pensare e attivarci nella trasformazione.
Da questo nuovo approccio partiremo, creando innovazione che è una disobbedienza andata a buon fine. Ma il mondo diventerà DIGItale o anaLOGICO? La sfida è finita con questa emergenza! Il futuro sarà digi-logico”: “Un mondo nuovo in cui flessibilità, presenza e strumenti tecnologici di connessione da remoto trovino il giusto equilibrio. È l’economia circolare che non conosce lo scarto. È l’economia della cura dove le emozioni sono fonti rinnovabili di energia”.