Al di là di quello che si possa comunemente pensare, la fede cristiana (più specificatamente cattolica) non consiste in un vago spiritualismo e nemmeno corrisponde all’adesione ad un esclusivo portato biblico-testamentario. La fede del ‘popolo’ cristiano – categoria già ‘difficile’ da usare, ne siamo consapevoli – è infatti, in gran parte, una fede pragmatica, materica persino, fede della ‘carne’ e di una qual certa necessità tangibile.
Il credente, nei secoli, ha sempre sentito quasi indispensabile la possibilità di guardare alla sua fede nient’altro che come ad una delle realtà della sua stessa, basica esistenza. La fede nel cielo a cominciare dalla terra, dalla vita. Non certo, però, una fede in cui credere solo a patto che ci si senta soddisfatti e tutelati sempre o una fede purché la si veda e tocchi direttamente (sarebbe una mera constatazione, non una fede); piuttosto una continua e semplice aspirazione, a partire dalle quotidiane esigenze terrene.
Tutto questo lo sa bene la storia del culto dei santi, lo sanno le storie dei relativi presidi dei santuari, lo sa tutta l’antropologia religiosa che ne consegue e deriva. Ed è quel che è al centro dell’atteso (diremo subito in che senso atteso) volume La Basilica dei Santi Medici a Bitonto. Santuario di Fede e di Prossimità, a firma di Nicola Pice, edito da Quorum Edizioni, realtà barese diretta da Paolo Azzella.
Una visione completa, quella di Pice. Una trattazione varia ed approfondita. Note sulle vicende storico-agiografiche dei due fratelli martiri; riferimenti e documentazioni sul culto bitontino; illustrazione dettagliata delle vicende edilizie del santuario dedicato a Cosma e Damiano; analisi artistica dei suoi numerosi ambiti logistici, spesso nel tempo trascurati dalla pubblicistica o dalla storiografia locali; scandaglio del dato, come si diceva, antropologico e popolare di fiducia ed affidamento ai santi, irrinunciabile in questo contesto, si pensi alla cospicua presenza di ex voto nel santuario. E ancora, richiami alle ingenti opere socio-assistenziali e poi anche sanitarie legate alla realtà della fondazione intitolata ai santi, rassegna dei lavori di restauro e consolidamento della basilica nel tempo.
Ecco che lo sguardo si fa totale per davvero, in una pubblicazione che si avvale anche di un assai ben attagliato apparato iconografico, la cui disposizione grafica rivela le capacità quasi ‘orchestrali’ dell’editore-impaginatore Azzella e del suo team. Sapiente la scelta da parte dell’autore di porre in risalto le opere artistiche che conferiscono luce al santuario stesso e a tutti gli edifici e spazi che lo circondano; opere che rimandano ai rispettivi noti autori contemporanei, originari della città e del barese o della Puglia. Si spiega anche in questo senso – oltre al dato storico e critico a cura dell’estensore – il prezioso e suggestivo capitolo sulle più importanti opere pittoriche nei secoli consacrate ai santi Medici, opere dal respiro universale, col fascino che ne consegue durante la lettura.
E che dire delle foto di Salvatore Ambrosi, “narrazioni intense”, come scrive l’autore del libro? L’indovinato strumento estetico del volume designa a questo qualificato spartito di colore e gusto visivo opzionato da Pice quasi una veste di co-autorialità, come dire che il discorso al solito colto, profondo ed efficace dello scrittore non possa che farsi accompagnare da un bel concerto di immagini. Un concerto così incisivo da diventare un ‘concetto’ di interpretazione e conoscenza di quel che si vuole andare ad ‘illustrare’. Esiste la parola ed esiste l’immagine. Il tutto con equilibrio e rigore, senza invasioni di campo o presenze ingombranti da parte della ‘luce’.
Il Pice studioso di storia patria si sposa, inoltre, al classicista: si vedano le note sul Codice londinese del X secolo, redatto in greco e descrittivo di numerosi miracoli operati per intercessione dei santi; un testo su cui l’autore era già intervenuto in passato. La fitta contestualizzazione dei vetri policromi della chiesa è più che degna di nota, anch’essa attesa da molti, spesso interrogatisi nei decenni attorno a quelle immagini un pochino troppo poste in alto per essere immediatamente comprese o comprensibili.
Il libro è stato presentato alla presenza del vescovo di Bari-Bitonto Giuseppe Satriano, proprio nella basilica dei Santi Medici, con l’intervento di Marcello Marin, docente emerito di Letteratura cristiana antica all’università di Foggia e di
don Francesco Mancini, delegato diocesano per la liturgia. Ha introdotto e moderato la serata don Gaetano Coviello, parroco rettore dei Santi Medici. Saluto e introduzione ai lavori da parte del primo cittadino, Francesco Paolo Ricci.
Interessante l’approfondimento di alcuni temi importanti, da parte del prof. Marin in riferimento al senso della santità e del martirio secondo il pensiero della patristica classica. E’ sembrato di cogliere nell’aria anche un certo plauso celeste da parte di chi il santuario più di tutti volle: mons. Aurelio Marena, vescovo di Ruvo-Bitonto dal 1950 al 1978, sepolto al lato dell’altare maggiore. Fu il presule che immaginò il santuario esattamente lì dove è stato costruito e che, soprattutto, capì – già in questo preceduto dal vescovo Andrea Taccone – quanto al culto verso i due fratelli santi e martiri Cosma e Damiano servissero spazi ben maggiori rispetto alla loro precedente casa, la chiesetta di San Giorgio, nel centro storico di Bitonto, dove ora ha sede il Centro Ricerche di Storia e Arte-Bitonto. La festa della terza domenica di ottobre, del resto, è vicina e ancora una volta in tanti accorreranno a Bitonto per venerare ed omaggiare i santi. Le statue sosteranno, durante la processione e la festa esterna, proprio nella piazzetta davanti a San Giorgio, per un saluto veloce e partecipato alla loro antica dimora.
Il libro di Nicola Pice è stato pubblicato anche grazie al supporto del Consiglio regionale della Puglia e inserito nella linea editoriale Leggi la Puglia, realizzata con il coordinamento della Sezione Biblioteca e Comunicazione Istituzionale e con l’obiettivo di valorizzare la Puglia, il suo territorio, le sue tradizioni ma, soprattutto, il suo patrimonio culturale.
Le foto sono tratte dal volume di Nicola Pice, pubblicato da Quorum Edizioni di Paolo Azzella