Nina Karablin mette le ali all’arte

Con la conquista del primo premio al Pendio, il celebre concorso organizzato dalla Pro Loco a Corato, la giovane tranese si conferma artista talentuosa ed eclettica

Estasi e oblio, vicinanza o solitudine. L’acqua lambisce territori inesplorati dell’animo; li pervade, li rigenera attraverso un rito iniziatico. Per godere la meraviglia del creato, basta chiudere gli occhi. Lasciarsi inebriare dalla brezza del vento e incedere con passo leggero attraverso limpide distese acquoree, dove la terra si ritrae e la fluida superficie argentea avanza. Il corpo rinasce, la mente si acquieta, l’anima vola libera oltre tutti i confini.

A volte servirebbe davvero un paio di ali per planare sulle cose dall’alto. Ma se ai corpi non è concesso, lo spirito può librarsi leggero nell’aria, lontano da ogni convenzione. L’idea che ciascuno di noi conserva delle ali, quindi, non corrisponde esclusivamente all’iconica rappresentazione di un quasi utopico mezzo di elevazione corporale, ma esemplifica il bisogno di emancipazione, l’anelito al cambiamento, il sapiente divincolarsi da schemi e sovrastrutture.

Nina Karablin

Un po’ come la sensazione provata al cospetto di Ali, il delicato olio su tela, realizzato dalla giovanissima Nina Karablin per il Pendio, la celebre manifestazione culturale realizzata dalla Pro Loco Quadratum a Corato, che dal 1962 coinvolge artisti provenienti da tutto il mezzogiorno. L’opera della ventunenne tranese, vincitrice della rassegna, ritrae l’incontro di due anime che sembrano avvicinarsi o congedarsi, a seconda dell’interpretazione che ne dà chi guarda. In un sobrio scrigno visivo a tratti onirico aleggia un velo di malinconia e solitudine che si riverbera sulle figure femminili. Le due fanciulle dai lunghi capelli e dalle bianche vesti, eleganti nel portamento, appaiono in procinto di immergersi in uno specchio d’acqua terso, quasi a suggellare un nuovo inizio.

Ho deciso di intitolare il mio dipinto ‘Ali’, per concedere massima libertà d’interpretazione agli spettatori. Vorrei che per un istante ognuno potesse chiudere gli occhi, affrancandosi dal peso che porta sulle spalle, godendo di un attimo intenso di sollievo“, spiega Nina. L’artista ha dedicato davvero tanto tempo alla sua tela, vivendo ogni istante con grande intensità. Ha amato i singoli attimi, le pennellate spedite, le incertezze, i sussulti dell’anima, appagata da un processo creativo sempre in costante evoluzione. “Non avrei mai pensato di classificarmi al primo posto: venivo da un periodo piuttosto buio, in cui mi sentivo persa. Sentivo di non comunicare abbastanza attraverso i miei dipinti; avevo la sensazione di non essere capita“, prosegue.

Poi l’inaspettato. Il primo premio al Pendio ha rappresentato la svolta: “E’ stato come se qualcuno avesse finalmente compreso quello che cercavo di dire. È forse questa la soddisfazione più grande, il non sentirsi soli in un mondo diverso“. Vibrazioni positive che l’hanno portata a riconquistare fiducia nelle proprie doti e ad estrinsecarle senza paura. Perché il segreto è credere fermamente nelle proprie abilità e non cedere dinanzi alle prime avversità.

Tenacia e determinazione fanno della giovane tranese una brillante studentessa dell’Accademia di Belle Arti di Bari, dove sta pian piano perfezionando gli studi sulla pittura e sul mondo dell’arte. “Mi reputo una persona abbastanza sensibile a cui piace seguire l’istinto, rivolgendo uno sguardo attento a tutto ciò che mi circonda“, precisa. “Amo leggere poesie e quando leggo non manca mai un po’ di musica“, chiarisce. Ad ispirarla sono artisti vissuti tra diciannovesimo e ventesimo secolo: John Singer Sargent, Giuseppe De Nittis, Touluse-Lautrec e Modigliani. Adora il loro modo di dipingere, le atmosfere vagheggiate nei loro quadri. Ma la sua vera fortuna è avere esperienza diretta di varie tecniche pittoriche. Si è cimentata nella colorazione ad acquerello e ad inchiostro, prediligendo la pittura ad olio e a gouache insieme al disegno a grafite e a fusaggine.

Memore degli studi all’istituto Federico II Stupor Mundi di Corato, Nina strizza l’occhio alla scultura, tecnica che un giorno intende riprendere e approfondire. Un universo ancora tutto da scoprire, perfettamente conciliabile con la pittura che non ha smesso di regalarle soddisfazioni. Nina ha conquistato, infatti, lo scorso anno a Barletta, un significativo terzo posto per un dipinto en plein air realizzato alla prima edizione del concorso Giuseppe De Nittis. E, ancora, uno stimolante quarto premio alla precedente rassegna del Pendio. Non c’è molto di cui stupirsi. Nina ha cominciato da piccola a muovere i primi passi nell’universo multiforme dell’arte grazie ai consigli del papà, maturando e migliorando giorno dopo giorno. Una crescita costante, la sua, che le ha consentito di riflettere sul significato di arte e sul ruolo dell’artista. “L’arte è qualcosa che va oltre il semplice concetto di bello. Difficile spiegare. E’ fatta di sensibilità e sentimenti; deve colpire l’anima creando una voragine. Solo così si può bloccare il tempo nello spazio“, commenta.

Convinta che la tela viva uno stretto rapporto simbiotico con il suo fruitore, Nina si sofferma sulle finalità che l’artista deve perseguire: “l’opera d’arte è in grado di trasmette un’emozione solo se chi la osserva è pronta a riceverla. Il compito dell’artista sta, quindi, nel cogliere quel frammento di esistenza racchiuso in un’anima“. Una vita consacrata all’arte, di cui Nina si dimostra sua fedele ancella. Gli obiettivi sono stati già scritti; tempo e talento sono dalla sua parte. Continua a dipingere, Nina. Fissa su tela sentimenti e tremori, un pezzo di cuore indelebile o magari un attimo che non tornerà più indietro!

Nella foto in alto, “Ali”, il dipinto con cui Nina Karablin ha vinto il primo premio al Pendio di Corato