Una piccola sposa di appena dodici anni, che sogna il mare e una casa grande, “tanto grande che ti ci puoi perdere”. È Bambina il primo anello della catena di donne dai destini incrociati, le cui vicende si snodano in tempi e luoghi differenti. La piccola sposa crede di realizzare il suo sogno giungendo in un maestoso palazzo posto di fronte al mare dove, insieme a uno stuolo di “mogli felici” e di serve, vivono Fiordiloto, la giovane che la accudisce, e Capellidargento, la saggia e amorevole cuoca, dalla pelle chiara e gli occhi colore del cielo.
A quest’ultima spetta il compito di consolare le altre donne, rassegnate ad una vita meschina. Sarà lei a narrare le storie di Fiamma, Lina e Lisetta, che con grande determinazione hanno vinto la battaglia contro il “fato avverso”. Viaggiando nel tempo e nello spazio, fa il suo ingresso in scena la principessa Animabella che vive nella torre abbandonata di un vecchio castello, imprigionata da un “antico e misterioso incantesimo” che la tiene lontana dal mare.
È questo il racconto, apparentemente di fantasia, che Paola Colarossi presenta nel suo libro Ti prometto il mare. Una serie di fiabe attraverso cui l’autrice cerca di fare luce su una problematica particolarmente delicata, ma spesso trascurata dalla società: la privazione della libertà che vivono ancora oggi moltissime spose bambine nel mondo. Le statistiche dicono che ogni anno 12 milioni di ragazze si sposano prima di raggiungere la maggiore età. Una ogni 2 secondi. Se non si agisce immediatamente, più di 150 milioni di ragazze diventeranno spose bambine prima del 2030.
Per porre fine a questa piaga è necessario intervenire sulle comunità locali, coinvolgere i leader religiosi e i genitori, dare un’istruzione alle ragazze in modo che possano meglio difendersi, anche attraverso il rendersi indipendenti dalle famiglie.
L’educazione, l’accesso alla consulenza legale, l’appoggio emotivo e le sanzioni sono altri strumenti efficaci per fermare i matrimoni combinati. La distinzione tra un matrimonio combinato e uno forzato può essere molto complessa. I casi più evidenti sono la minaccia e l’utilizzo di violenza contro la ragazza renitente, che può sfociare anche nel delitto d’onore, istituzione ancora molto diffusa nel continente africano e in quello asiatico.
A porre dunque l’attenzione sull’opera di Paola Colarossi è stato il centro studi Barletta in Rosa con la presidente Mariagrazia Vitobello. Un incontro a cui hanno portato il proprio contributo di idee ed esperienze, l’assessore alle pari opportunità, Anna Maria Scommegna, la presidente dell’associazione Fermiconlemani, Tiziana Cecere, e Grazia Maria Lops, l’autrice di Parto di cuore. Ma a far brillare di una luce particolarmente intensa la serata sono state quindici giovani donne, di tutte le età, che hanno contribuito alla presentazione del libro leggendone alcuni passi.
Le ragazze, destando viva emozione tra i presenti ma soprattutto nell’autrice, hanno indossato delle maglie (realizzate da Antonella Palmitessa, docente d’arte nonché socia di Barletta in Rosa) raffiguranti le quindici ragazze del racconto, dando così un corpo vivido a quelle difficili storie. “Per mare nel libro si intende la vita e la speranza”, introduce Mariagrazia Vitobello. Che prosegue: “La storia presenta quindici donne forti che incarnano il desiderio di far giungere a destinazione un messaggio: mai più spose bambine”.
Parliamo di un fenomeno reiterato, e che non ci riguarda in apparenza da vicino, spiega Colarossi. “Pensiamo così che, non potendo intervenire, il problema non ci tocchi personalmente. Che senso ha, dunque, parlare di spose bambine nel 2023 a Barletta?”, si chiede la scrittrice. E aggiunge: “Ha senso se ci fermiamo un attimo a pensare come trattiamo noi stessi i bambini. In un recente decreto del governo si è detto che un ragazzo di 14 anni è da considerarsi già un uomo. In realtà, da docente dico che a quell’età i ragazzi li ritrovo spesso abbandonati a sé stessi, depressi e già sofferenti di ansia. A 14 anni i bambini si comportano da grandi perché sono stati abbandonati”.
Per non dire – prosegue Colarossi – di quelle bambine sottratte alle famiglie e fatte diventare prostitute, che hanno meno di dodici anni (con clienti tutti professionisti, disposti a pagare sino a 500 euro) e che intorno ai sedici o diciassette anni sono costrette a subire un’operazione che si chiama svuotamento, che prevede la rimozione dell’apparato genitale interno. “Dove siamo noi adulti? Come tuteliamo i nostri bambini? Guardando i dati delle ragazze date in moglie, come anche delle morti a causa di parti che il loro corpo non può tollerare e delle bambine suicidate, si è presi da un forte senso di sgomento”, ha concluso la scrittrice.
Bisogna dunque affidarsi ad organizzazioni come l’Onu o l’Unicef, perchè si occupino attivamente delle spose bambine. Bisogna dire stop a questo fenomeno, alla privazione del loro diritto all’infanzia. Ma questa battaglia in difesa dei minori non può non iniziare proprio dalla conoscenza di tale abominio: l’obiettivo ultimo e davvero significativo di Ti prometto il mare, il bel libro di Paola Colarossi.