L’origine etimologica della parola “ecologia” risale ai termini greci oikos (casa) e logos (studio): l’ecologia, è, dunque, l’analisi scientifica delle interazioni tra gli organismi e il loro ambiente. Oggetto di studio dell’ecologia – che si configura come un campo interdisciplinare che include sia le scienze della vita sia le scienze della terra – sono gli ecosistemi. È in virtù di tale definizione che un’elevata percentuale della popolazione mondiale considera gli ecosistemi e la natura come un qualcosa di lontano: solo grandi distese naturali escludendo l’ambiente in cui si vive, spesso trascurato e danneggiato.
L’ambiente, d’altro canto, può essere definito come un sistema complesso di fattori fisici, chimici e biologici, di elementi viventi e non viventi e di relazioni in cui sono immersi tutti gli organismi che abitano il pianeta, con caratteristiche molto diverse a seconda delle condizioni geografiche naturali. In alcune aree del pianeta le caratteristiche fondamentali sono state trasformate dall’intervento dell’uomo, che ha sfruttato le risorse naturali per costruire le proprie civiltà.

A partire da tali definizioni è possibile notare come la natura, con tutte le relazioni che si instaurano tra gli organismi e l’ambiente, non è un concetto estraneo alle realtà cittadine. E quindi, il rispetto del territorio in cui viviamo costituisce un elemento importante della stessa nostra vita quotidiana.
Il rispetto dell’ambiente e il tema del riciclo sono il fulcro dello spettacolo per bambini Il Mago di Ricicloz, messo in scena con la regia di Raffaele Romita nell’atrio della biblioteca comunale di Bitonto. Una rilettura in chiave ecologica del classico Il Mago di Oz di Lyman Frank Bauman, scaturita dalla fervida immaginazione della scrittrice Chiara Cannito. Esattamente come avviene nel libro dello scrittore statunitense, i protagonisti de Il Mago di Ricicloz intendono raggiungere uno stregone al quale chiedere di esaudire i propri desideri: Dorothy e il suo fido cane Totò di tornare a casa, i Riciclabili – comuni oggetti che spesso si incontrano passeggiando – di diventare qualcosa di diverso rispetto a quello che sono. Una nuova vita, in definitiva: da semplice foglio di carta a pagina di una rivista, da bottiglia a un bel vaso per i fiori, da scatoletta di alluminio a parte del telaio di una bicicletta.
Il viaggio, che inizia con una furibonda tempesta, permette a Dorothy di giungere nella Terra dei Manichini, dove la natura ricopre un ruolo totalmente marginale. Il percorso che consentirà alla giovane di salvare la natura inizierà quando avrà calpestato accidentalmente la Strega dell’Ovest. Il viaggio, che si delinea come un percorso iniziatico, di scoperta e crescita, fa leva sulle virtù di ognuno per raggiungere gli obiettivi. La storia, che ha catturato l’interesse dei più piccoli sin da subito, coinvolgendoli in parte anche nella narrazione, mostra come l’obiettivo della raccolta differenziata e del riciclo sia un risultato davvero a portata di mano. Grazie anche al talento e all’abilità degli attori – Mariantonia Capriglione, Nicola Cosimo Napoli e Liliana Tangorra – di mostrarlo come tale.

Lo spettacolo è stato anticipato da una visita guidata a Lama Balice, la fenditura carsica che cinge ad ovest la città, in compagnia di Maria Panza, responsabile dei progetti educativi e scolastici della sezione pugliese del Wwf. Un’iniziativa della cooperativa Argo Puglia, che ha avuto l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini sui temi della riqualificazione ambientale, attraverso le pratiche di raccolta differenziata, bonifica e valorizzazione rionale.
La passeggiata, che ha prediletto il suggestivo ambiente naturale di cui si gode affacciandosi dal balcone di piazza Castello, ha confermato l’idea di come il territorio pugliese sia estremamente variegato e come risponda in maniera differente agli eventi climatici e alle azioni dell’uomo.
A livello geologico, il territorio pugliese si distingue per la presenza di lame e gravine, il cui valore per molto tempo è stato trascurato, alterandone la struttura e l’estensione. Ciò che è avvenuto anche nella parte di lama che tocca il territorio bitontino, interessato da diverse costruzioni edilizie e attività agricole. La Lama Balice, che si origina tra Ruvo di Puglia e Corato, dopo aver lambito la città dell’ulivo, termina a nord di Bari, sulla costa del quartiere Fesca.

L’osservazione conferma come in essa la macchia mediterranea regni sovrana: con il carrubo, l’alloro, il rovo, il leccio e il fragno che crescono spontaneamente. Quest’ultimo si presenta, in tale contesto, come un albero sempre verde, con foglie coriacee e dalla forma oblunga, lucida e dai margini seghettati. In autunno, le sue foglie seccano ma non cadono e in primavera vengono sostituite dalle nuove in maniera che la chioma non rimanga mai spoglia. Pianta, che in realtà, inserita in tale contesto dall’uomo, con le sue grosse ghiande, racchiuse nella caratteristica cupola spinosa, rappresenta un’insidia per la realtà biologica che la circonda.
Lungo i costoni, nei punti più rocciosi e aridi, crescono invece piante come il caprifoglio, il biancospino e l’asparago. Varia è anche la fauna che vive in questo habitat naturale, assolutamente indisturbata dalla pur vicina città. Oltre a volpi, rane, ricci di terra, donnole e faine, Lama Balice ospita anche le gallinelle, gli aironi, i porciglioni, i cavalieri d’Italia, le civette, il gheppio.
