All’emozione suscitata dalla scomparsa, alcuni giorni fa, in tanti di noi (mi riferisco alla grande e variegata famiglia dei giornalisti) è suibentrato il desiderio di un approfondimento sulla sua persona e, soprattutto, sulla grande professionalità dispiegata nel corso di una lunghissima carriera nel mondo della stampa e del giornalismo pugliese, in particolare. Scorrendo le sue attività più significative è facile rendersi conto della profondità e dell’ampiezza dei suoi interessi e delle sue analisi.
Pasquale Tempesta era nato nel 1930 a Bitonto, la sua sempre decantata città, nella quale affondano le sue radici culturali e spirituali. Quello specialissimo luogo dell’anima, di cui scrive e che rilegge, con una tenerezza che contagia, attraverso le emozioni e i ricordi che affiorano dagli anni dell’infanzia e della giovinezza.
Figlio di un insegnante, divenuto direttore didattico, respira in casa un amore sincero per la cultura e, soprattutto, un senso forte e profondo della fede. Alla figura del padre, cittadino, docente, consigliere comunale e pubblico amministratore di diversi enti, promotore di numerose iniziative politiche e religiose, Pasquale aveva dedicato un’accurata ricostruzione storica nel volume Conversazioni – Giuseppe Tempesta – Maestro di Scuola e di Vita – Divulgatore del pensiero cristiano, pubblicata da ADDA Editore nel 2010.
Negli anni ’70 si trasferisce a Bari. La sua passione per il giornalismo è più forte dei suoi studi, della laurea in giurisprudenza e della stessa iscrizione all’ordine degli avvocati. L’arruolamento nella La Gazzetta del Mezzogiorno più forte del concorso in magistratura, pur vinto con grande successo.
Sessant’anni di attività nel suo amato giornale, spaziando dalla politica alla cultura, hanno reso storica la sua firma come responsabile delle pagine degli esteri. Era stato consigliere nazionale dell’ordine dei giornalisti, ininterrottamente dal 1977 al 2004, nonchè segretario e vicepresidente della commissione culturale dello stesso organismo. E ancora, commissario governativo per l’istituzione dell’ordine dei giornalisti della Basilicata, docente nei corsi di aggiornamento professionale promossi dall’odg della Puglia, consigliere e segretario dell’associazione regionale della stampa, consigliere dell’associazione interregionale di Puglia e Basilicata, consigliere nazionale dell’Unpg (Unione giornalisti pensionati) e dell’Ucsi (Unione cattolica della stampa), segretario generale della Aciesti (Associazione cattolica internazionale di giornalisti e docenti di scienza e tecnica dell’informazione).
Nella Gazzetta aveva percorso l’intero cursus honorum sino ai ruoli di redattore capo dei servizi esteri, viceredattore centrale dei servizi speciali, caposervizio vicario della redazione politica. Preziosa la sua collaborazione per oltre cinquant’anni con l’ufficio stampa della Fiera del Levante, con la Rai e con l’Ansa. Tanti i riconoscimenti e le menzioni alla sua attività di giornalista: fra i più apprezzati, il titolo di Grande ufficiale della repubblica e la Stella al merito di maestro del lavoro concessi dal capo dello stato.
Pasquale Tempesta ha vissuto lungamente ne La Gazzetta del Mezzogiorno e lì possiamo ritrovarlo sempre, con la sua impronta gentile, decisa, semplice e arguta. Un grande patrimonio di idee e iniziative di cui è intrecciata la sua storia esemplare, mai alimentata dall’effimero ma da un’acuta sensibilità politica, poetica, artistica, legata a vicende e tradizioni, a grandi politici, capace di spaziare dalle Farnesine del mondo al vecchio “ammulaforbice” che cerca clienti con la sua officina montata su bici per le vie dell’amata Bitonto. Come si può leggere nella sua preziosa raccolta di articoli nel volume, a cura di Maria Antonietta Elia, Fascino dei tempi – Magia dei luoghi, pubblicato nel 2019 da Adda Editore.
La pensione, per Tempesta, aveva solo modificato l’erogatore del compenso mensile: la sua attività giornalistica non era mai cessata, proseguendo soprattutto con il quotidiano barese. Per non dire degli appuntamenti ai quali non era mai mancato, a cominciare dalla Fiera del Levante, la più completa e più composita espressione di elaborazioni e ricerca di soluzioni, nella quale trovava uno spazio privilegiato proprio la questione meridionale. Un evento nel quale si “obbligava” il governo nazionale e quello regionale a discutere concretamente di sud, del suo sviluppo e delle risposte concrete lungamente attese dalle popolazioni.
Era la Fiera che con Bari favoriva l’intreccio di relazioni, visioni, approfondimenti e cooperazione fra Europa, Mezzogiorno e Mediterraneo. L’esperienza e la sensibilità di Tempesta, vissuta nella redazione del quotidiano pugliese, consolidò e affinò di continuo le analisi, le proposte, le soluzioni, le richieste di intervento. La fiera campionaria, a partire dal dopoguerra, tenne le fila di un serrato dibattito politico, economico e sociale per la ricostruzione del Sud.
Entrato in Gazzetta, Tempesta fu puntualmente coinvolto e partecipe di questa vasta e significativa stagione di dibattiti e iniziative. Erano l’insieme dei problemi che condizionavano il Mezzogiorno d’Italia sin dalla sua unità a far emergere prepotente la questione meridionale. Problemi che segnavano il più basso livello di sviluppo economico del sud, facendo emergere tutta l’arretratezza delle condizioni di vita dei suoi abitanti, il fragile sistema di relazioni sociali.
“Che esista una questione meridionale, nel significato economico e politico della parola, nessuno più mette in dubbio. C’è fra il nord e il sud della penisola una grande sproporzione nel campo delle attività umane, nella intensità della vita collettiva, nella misura e nel genere della produzione, e, quindi, per gl’intimi legami che corrono tra il benessere e l’anima di un popolo, anche una profonda diversità fra le consuetudini, le tradizioni, il mondo intellettuale e morale”, scriveva Giustino Fortunato, con straordinaria preveggenza e impareggiabile lucidità ben prima degli anni di cui si parla.
La mancanza di infrastrutture, di reti, di attività industriali non ha impedito, tuttavia, al sud di esprimere il meglio del suo protagonismo. Lo diciamo con Lino Patruno, con il suo libro “Imparate dal Sud. Lezione di sviluppo all’Italia“: “Si può avere la sfacciataggine di dire che bisogna imparare dal Sud? Sì. Perché l’Italia deve prendere lezioni dalla incredibile capacità del Sud di fare il più col meno, di crescere nonostante tutto: un Sud sorprendentemente ad alta tecnologia con aziende che si fanno strada nel mondo, con personaggi da copertina e con primati misconosciuti. E con uno stile di vita altrove tanto perduto e tanto ricercato: il Sud sta vincendo perché è rimasto Sud, e questo libro è un viaggio attraverso tutto ciò che è riuscito a fare controcorrente e attraverso ciò che potrebbe ancora fare. È un viaggio nella resistenza, per dimostrare come il Sud sia una soluzione e non un problema. La scoperta di come ci voglia più Sud, non meno.”
Lino Patruno è stato direttore de La Gazzetta del Mezzogiorno, il quotidiano che ha segnato il riscatto del Sud grazie a tanti validi giornalisti che hanno lasciato il segno. A lui si deve la stretta collaborazione tra il quotidiano barese e le attività di stampa di Enel (di cui per anni sono stato responsabile delle relazioni esterne per Puglia e Basilicata) per la realizzazione di impianti speciali in distribuzione, in produzione e per l’illuminazione artistica dei monumenti pugliesi più importanti, con il programma Luce per l’Arte. Con Giuseppe Antonelli e Pasquale Tempesta, facemmo nascere il periodico IllustrazioneEnel per Puglia e Basilicata.
Pasquale Tempesta è stato un vero protagonista, consapevole che “l’uomo è parola”: capace di dar vita, di focalizzare le vicende umane più diverse e di rivelarne il senso più vero e profondo, attribuendo alla parola una dimensione di servizio e non di potere. Con buona ragione possiamo dire che lascia un grande esempio di professionalità e una testimonianza umana viva e sincera. Una grande e complessa eredità che non deve essere assolutamente dispersa.
Nella foto in alto, il giornalista bitontino Pasquale Tempesta