Piazzetta Fortinguerra, luogo dell’anima di Francesco Speranza

Con la sua semplice e genuina realtà, è stata fonte di ispirazione tra le più efficaci dell'artista bitontino, il cui lirismo attinge a piene mani al nucleo antico della città

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Vedere, in sequenza, l’insieme dei dipinti realizzati da Francesco Speranza sulla città di Bitonto, sistemati per temi o ambiti, senza considerare più di tanto l’aspetto cronologico, è estremamente interessante oltre che illuminante. In questo senso, la lettura dell’opera del maestro offre diversi spunti di riflessione e nuove interpretazioni: si comprendono, ad esempio, le motivazioni di alcune scelte, ma soprattutto si riesce a rivalutare, in maniera più efficace ed esaustiva, la portata culturale del suo lavoro.

Sulla città vecchia, il pittore esegue una serie di paesaggi urbani che si possono comunque ascrivere a pochi temi, quali: piazze, piazzette, strade, corti e vicoli. Nei primi anni Quaranta, Speranza inizia a lavorare al ciclo di dipinti dedicato alle piazzette: tema caposaldo della sua produzione artistica, che lo terrà impegnato non solo nel corso di quegli anni, ma anche nei decenni successivi. È in questo periodo che il nostro riprende i fronti opposti della Piazzetta Fortinguerra: lo spazio urbano ricavato in corrispondenza del lungo bastione piatto, presente sulle mura di cinta (leggi qui), sul quale attualmente si eleva un alto edificio e si attesta la rampa che permette l’accesso alla città antica da via Solferino.

Il centro antico e il sistema di fortificazione: nella cinta muraria il bastione piatto, disposto in modo diametralmente opposto a Porta Baresana

Piazza Fortinguerra, posta a margine del centro antico, è uno di quei luoghi che oggi vive uno stato di oblio, anche se, è probabile, che in un passato remoto sia stato un centro nevralgico della città vecchia: di qui, con tutta probabilità, si accedeva al “cortilio(leggi qui) di San Giovanni, prima che l’ingresso della chiesa fosse invertito e collocato al posto dell’abside, distrutto in occasione del raddrizzamento della strada. Lo stesso bastione, dal quale deriva la forma della piazza, occupava, all’interno della cinta muraria, un posto di rilievo, perché segnava il punto diametralmente opposto a Porta Baresana, considerando l’asse per essa passante, ortogonale al lungo fronte urbano, avente, fra l’altro, la stessa giacitura della Cattedrale.

Al di là di queste considerazioni legate all’importanza storica del luogo, è importante, tuttavia, constatare che per il nostro amato pittore questo spazio sia stato oggetto di interesse e di lunga frequentazione e che con la sua opera ne abbia dato lustro, tanto da divenire tra i luoghi a lui più cari: un vero e proprio luogo dell’anima per Speranza. In tutto questo ovviamente subentra quella capacità tutta dell’artista di saper individuare determinati spazi anonimi e dimenticati, e riconoscerne, oltre alla valenza storica, una certa fotogenia, sapientemente restituita mediante un lirismo poetico, che poi ne ha favorito anche un riscatto visivo dei luoghi stessi.

Abbiamo già visto che la prima veduta della Piazzetta Fortinguerra (leggi qui) riguarda un’opera, dei primi anni Quaranta, che ritrae il fronte inserito nella cortina edilizia che prosegue su Vico Annunziatella, dove si trovava una volta l’omonima chiesetta. Nel quadro, di cui conosciamo solo una porzione, ma che di certo sarà ben più ampio, si scorge una casa ad angolo, sulla quale si inerpica un pergolato, affiancata da un’altra abitazione che si chiude in cima con un fronte a capanna piuttosto acuminato, oggi non più visibile: pochi indizi ma che rendono comunque il luogo riconoscibile.

Piazzetta Fortinguerra (foto Domenico Fioriello)

Allo stesso modo abbiamo visto che a pochi passi dalla piazzetta, parallelamente al fronte appena descritto, si trova anche lo spazio di Muro Macello ripreso nel lavoro del 1946 La scala a Bitonto: un angolo poco conosciuto della città vecchia, a dimostrazione ancora una volta della capacità di Speranza di porre particolare attenzione verso questi luoghi anonimi. Ancora nella Piazzetta Fortinguerra si trova pure il punto da cui nel 1948, l’artista ricava la veduta dell’opera Campagna di Bitonto (leggi qui), nella quale Speranza rappresenta quella dimensione agreste dell’ambiente naturale della Lama Balice (leggi qui), oggi completamente mutata per effetto dell’urbanizzazione. Quest’opera è ottenuta con un punto di vista alto che, verosimilmente, si può rintracciare in una finestra posta proprio sulla facciata dell’edificio sorto sul lungo bastione piatto della cinta muraria.

Esattamente tra queste ultime due tele, nel 1947, Speranza realizza un’altra opera sulla piazzetta intitolata Piazza di Puglia, che ritrae il fronte opposto a quello descritto. Un dipinto di cui siamo venuti a conoscenza grazie all’immagine pubblicata nel libro, peraltro fresco di stampa, Francesco Speranza Pittore del Novecento, dello scrittore e giornalista Emanuele Cazzolla. La veduta della piazza, chiaramente riconoscibile, è fortemente caratterizzata dal disegno del suolo, raffigurato mediante un quadrettato che simula il lastricato delle chianche in pietra e che si sperde, poi, solo con poche righe, nell’ombra proiettata a terra dagli edifici.

L’asse verticale della tela è evidenziato da Speranza con un espediente, che asseconda il suo spiccato spirito di geometria: attraverso il reale slittamento, su due piani diversi, delle quinte urbane dei palazzi, che comunque contraddistingue l’assetto urbanistico della piazza. Il palazzo disposto sulla metà di sinistra oggi appare diverso dal dipinto: non compare più il grande arco disegnato con gli stipiti in pietra, contenente la più minuta bucatura. Sempre a sinistra, il quadro si chiude con la lunga scala di accesso alla vecchia scuola materna “Giacomo Pantaleo”. L’altra metà costruita, invece, è composta da due case connotate dalla presenza di pergolati prospicienti l’ipotetica strada che dava accesso al vecchio sagrato della chiesa di San Giovanni. A lato, infine, oltre il lastricato della piazzetta, c’è Via del Sasso, su cui si affaccia l’edificio costruito sul bastione del sistema di fortificazione già menzionato.

“Casa con pergolato”, 1969

A giudicare dalle ombre, la scena del dipinto è ambientata a metà mattinata ed è animata da figure, ritmicamente disposte, sotto le facciate delle due quinte urbane: alcune più adulte, intente nello svolgimento di lavori domestici all’esterno, si alternano con bambini che giocano, mentre su via del Sasso passa un carro con botte condotto da un uomo a piedi. Il punto di vista, della prospettiva rappresentata, è alto. Lo spazio, infatti, è ripreso proprio dal balcone che appare nella prima veduta della piazzetta dinanzi descritta. La scelta di costruire l’inquadratura da un balcone è adottata da Speranza in tante altre opere.

Ci piace pensare, a tal proposito, alle relazioni umane che in quegli anni Speranza intratteneva con la gente del posto, forse conoscenti, a cui chiedeva cortesemente di appostarsi sul balcone, per mettere a punto il bozzetto, prima dell’esecuzione dell’opera. Egli, difatti, non dipinge “en plein air“, poiché se così fosse stato sarebbe stato un pittore realista, piuttosto, lavora con disegni preparatori, che appronta sul posto, corredati da appunti abbastanza dettagliati sui colori, luci ombre, che poi trasferisce su tela, dove poi questi luoghi sono reinventati secondo una visione piuttosto idealizzata. È questo un rituale che segna il tratto distintivo della sua cifra stilistica, in cui il realismo viene filtrato per mezzo del bozzetto e degli appunti, e si tramuta in realismo magico, lirico.

Comunque il balcone da cui è stata ripresa Piazza di Puglia è lo stesso che appare anche in un’altra opera del 1969 intitolata “Casa con pergolato”, di cui abbiamo già parlato. La veduta prospettica, messa in scena, è quella che si presenta davanti quando si giunge nella piazzetta da Via del Sasso, con un punto di vista opportunamente individuato, in linea con quell’approccio fotografico proprio dell’artista. Nella composizione risalta l’edificio, con il balcone e il pergolato, scelto dal pittore come vero punctum dell’opera, volendo utilizzare un termine che è proprio del linguaggio fotografico, dal quale appunto deriva il titolo dell’opera. Su di esso si staglia in primo piano la fontanella, che ha una quartana alla base, ma oltre la presenza di questo oggetto evocativo o simbolico, il dipinto è privo figure umane.

Piazzetta Fortinguerra in occasione del recente itinerario nel centro antico alla scoperta dei luoghi di Speranza (foto Giuseppe Fioriello)

Questo continuo ritornare sui luoghi da lui prediletti è una peculiarità che contraddistingue la produzione artistica di Speranza sulla città di Bitonto, un aspetto certamente apprezzabile proprio in virtù di questa lettura tematica dell’opera. Invece analizzando il lavoro da un punto di vista cronologico emerge chiaramente un atteggiamento tipico degli anni Settanta dell’artista, il quale esegue, in più di una occasione, dei dettagli di opere già realizzate in passato. Non a caso una porzione dell’opera “Piazza di Puglia”, e più precisamente la parte costruita di destra, viene riprodotta in un altro lavoro del 1976 dal titolo ” Due case di Puglia“. Il punto di vista di quest’ultima opera però, rispetto a quello del dipinto originario, è basso e non alto, ma la cosa più interessante è che sembra all’incirca lo stesso da cui è stato costruita “Casa con pergolato”, pur se ruotato verso la direzione opposta.

Piazzetta Fortinguerra, insomma, è uno di quei luoghi in cui aleggia la presenza della figura di Speranza, grazie soprattutto alle diverse opere realizzate su quello spazio, che dimostrano il forte legame e il vincolo affettivo allo stesso luogo. Uno spazio che merita di essere valorizzato e maggiormente rivitalizzato con eventi e manifestazioni. È stata proprio questa la principale motivazione per cui è stato scelto e inserito nella passeggiata svolta il 25 giugno: una giornata dedicata a Speranza, organizzata dall’Università dell’Anziano e dai vari gruppi Scout della città e coordinata da chi scrive.

Nella foto in alto, “Piazza di Puglia”, dipinto di Speranza del 1947 (per gentile concessione di Emanuele Cazzolla)