Una nuova indagine storica sta per cominciare a Canne della Battaglia, uno dei più importanti siti archeologici della Puglia – a poca distanza dai comuni di Barletta, Canosa di Puglia e Andria – il cui nome è legato al celebre scontro del 216 a.C., conclusosi con la vittoria dell’esercito cartaginese, al comando di Annibale, su quello romano.
La città di Canne ha origini antichissime: risale al VI – IV secolo a.C. ma la zona fu molto popolata sin dal V-VI millennio a.C. come testimoniano alcuni utensili rinvenuti nell’area. Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente anche per Canne inizia un periodo di declino. Fu distrutta dalle truppe ostrogote di Totila per poi risorgere lentamente all’ombra di Canosa fino alla distruzione di quest’ultima da parte dei Saraceni nell’872. La città fu teatro di molte importanti battaglie ed ebbe il suo periodo di massimo splendore sotto la dominazione bizantina fino al 1083 quando, passata sotto i Normanni, venne nuovamente distrutta e in modo definitivo.
Un’area vasta, che offre continui e nuovi spunti di interesse e costituisce la testimonianza concreta di come tutto ciò che fa parte del patrimonio storico e può sembrare immobile e indiscutibile, in realtà con il tempo è destinato ad evolversi e a fornire nuove e più approfondite letture. Gli studi vanno avanti e nuove informazioni potranno arricchire o addirittura stravolgere l’analisi precedente. Il nuovo programma di ricerche vede protagonisti ricercatori delle università di Bari e Foggia che lavoreranno fianco a fianco. A darne notizia, nel corso di un incontro al Palazzo di città di Barletta, alla presenza del sindaco Cosimo Cannito e dell’assessore alla cultura Oronzo Cilli, sono state proprio le diverse personalità coinvolte: archeologi, specialisti e responsabili delle due università protagoniste dell’iniziativa, del parco archeologico e dell’antiquarium di Canne della Battaglia.

“Siamo entusiasti di aver ripreso le indagini a Canne. La ricerca non prevede soltanto lo scavo ma anche una serie di analisi diagnostiche”, spiega Roberta Giuliani, condirettrice del progetto per l’università di Bari, con riferimento al saggio geomagnetico. Un tipo di indagine che riesce a visualizzare quello che è nascosto sotto il terreno, rappresentando una sorta di anticipazione di quello che si potrà portare fuori con le attività di scavo. “Abbiamo intrapreso un lavoro sistematico, cominciando a lavorare sulle architetture a vista – prosegue – che non erano mai state analizzate dal punto di vista archeologico in gran parte della cittadella. Contestualmente è stato avviato l’esame completo della documentazione d’archivio e dei reperti raccolti nel deposito, base su cui impostare poi lo scavo vero e proprio”.
Attualmente è inoltre attivo, come spiegano i direttori Paolo Ponzio, del Dipartimento di ricerca e innovazione umanistica dell’ateneo barese, e Sebastiano Valerio del Dipartimento di studi umanistici dell’università di Foggia, un corso magistrale inter-ateneo di archeologia. “L’obiettivo è offrire ai nostri studenti delle triennali un percorso comune. Il loro coinvolgimento è fondamentale perché significa formare sul campo dei giovani attorno al proprio patrimonio, dando vita a quella che noi chiamiamo terza missione dell’università. Ci piacerebbe che poi questi ragazzi, in futuro, possano continuare ad essere coinvolti nelle opere di valorizzazione del patrimonio culturale. Formiamo tanti studenti che spesso non riescono a mettere in luce nella società le proprie professionalità”, spiegano Ponzio e Valerio.

Al di là del beneficio per gli studiosi e gli appassionati di storia, nonchè dei numerosi turisti che visitano il sito, si spera che il progetto, in un tempo in cui si susseguono gli atti di vandalismo nei confronti dei beni culturali e si assiste ad una crescente disaffezione verso il proprio territorio, possa avere un impatto positivo su tutta la cittadinanza.
“Dipenderà sicuramente da noi archeologi decretare il successo dell’intera operazione. Va fatto un lavoro di ricerca pura, che è sicuramente fondamentale, ma che possa essere compreso anche dai cittadini”, afferma Pasquale Favia, condirettore della ricerca dell’università di Foggia e tra i direttori di scavo, augurandosi che non siano precluse le visite allo scavo da parte del pubblico.

Nell’ottica di rendere pienamente condiviso il progetto, sono previste manifestazioni di contorno nei prossimi tre anni, tra cui laboratori per bambini ed iniziative culturali. Tra queste si sono già svolte il reading con poeti ed archeologi, che hanno dialogato sul sito di Canne, e lo spettacolo del Teatro Pubblico Pugliese proprio sotto il castello del sito archeologico. Non solo scavi insomma ma anche un approccio più immediato, che possa contribuire a restituire in maniera divertente e interessante la memoria e l’identità storica a un’intera popolazione.
Nella foto in alto, Annibale vittorioso sui legionari romani