Tutte le bestemmie potranno essere perdonate, anche quelle contro il Figlio dell’Uomo. Ma la bestemmia contro lo spirito resterà imperdonata, per ora e per sempre. Mi capita spesso di tornare su questo mirabile passo di Matteo (Mt, 12, 31-32) e sono convinto che Gesù parli dello spirito come libertà, e della bestemmia contro lo spirito come vilipendio e negazione della libertà.
Chi bestemmia contro la libertà, il dono più grande che la Buona Novella ha annunciato a noi uomini, chi la svilisce, la contrasta e la impedisce per logiche di dominio é il Grande Inquisitore, che ha conosciuto ed amato il Cristo per poi rinnegarlo per il potere. Il suo alibi é quell’umanità dolente, che non sa che farsene, anzi é terrorizzata dalla libertà che il Cristo le ha lasciato, quell’umanità che avrebbe bisogno di mistero, di miracolo e di pane.
A Matteo, ho pensato, e a Dostoevskji, quando mi sono interrogato su Berlusconi, sulla sua storia, e sulla Storia che ha così pesantemente condizionato. Non saremo, però, ripetitor dei ripetitor d’Omero, non useremo parole che tanti, in questi giorni, hanno usato, a proposito e a sproposito. Volteremo le spalle a processi immediati di beatificazione ma anche a polemiche come l’ultima: lutto di stato sì/lutto di stato no.
Sono vere tutte, le facce dell’uomo Berlusconi: l’imprenditore, il presidente del Milan, il politico, il comunicatore. E tutte sono state raccontate, riproposte, discusse e/o venerate. Noi proveremo a guardarle attraverso il filtro, per così dire, dell’intuizione originaria, geniale, ma anche magistralmente manipolativa: il fil rouge – Berlusconi approverebbe – che caratterizza, e lega, le fortune del Cavaliere, e ne costituisce la più solida base.
Berlusconi costruisce il proprio brand trattando i consumatori che le sue televisioni raggiungono come bambini, anche non troppo svegli e perspicaci, che frequentano la scuola media. E tratterà allo stesso modo gli elettori, abbindolandoli con promesse irrealizzabili, solleticandoli nei loro difetti e confermandoli nei loro pregiudizi e nelle loro pratiche più losche, più ai limiti della legalità. Berlusconi ha venduto la paccottiglia delle sue promesse e dei suoi ammiccamenti, spacciando la difesa sistematica dei propri interessi e del proprio impero economico per rivoluzione liberale.
Berlusconi é quindi responsabile, entre autre, di una pedagogia negativa, opposta al diritto/dovere di crescere, e di far crescere ogni uomo come cittadino consapevole, che si batta a sostegno delle leggi giuste, e si opponga e combatta le leggi ingiuste e i soprusi. La “pedagogia” berlusconiana rende gli uomini più stupidi e meno liberi, più facili da associare al mainstream, pompato a dovere dai corifei dei mezzi di comunicazione in mano al Cavaliere.
Berlusconi ha intuito, come editore e come politico, le enormi potenzialità di comunicazione e di orientamento del consenso che i nuovi media, ed il loro uso assolutamente spregiudicato, avrebbero sviluppato. Di più, la profonda modificazione dei giudizi e dei comportamenti che la rivoluzione digitale ha comportato, le nuove modalità di vedere, di sentire, di raccontare, che costituiscono la nuova creatura antropomorfica dell’homo digitalis, bene si sono adattate alla narrazione ed alla filosofia semplicissima di questo mago della comunicazione. I social media sono diventati la palestra di allenamento dell’homo digitalis, sciame nello sciame, senza memoria, che si consuma nell’attimo.
Tanti, a destra come a sinistra come al centro, sono vittime dei propri Avatar; avatar essi stessi, pronti a bruciare tutti nell’atto, comprese valenze e conseguenze. Berlusconi, il berlusconismo, sono essi stessi elementi del mainstream; ma ha posseduto, il Cavaliere, anche la capacità di sfruttarlo, di insinuarsi, con la propria narrazione, nelle pieghe del pensiero circolante. Poco, per la verità, ne circola, e ne serve, di pensiero, soprattutto se l’obiettivo é quello di creare una dipendenza compulsiva, nel consumatore/elettore, da un mondo di oggetti e di informazioni, se occorre poco cervello per essere eterodiretti, nelle proprie scelte, sempre più determinate dall’algoritmo che siamo diventati.
Per questo peccato non possiamo perdonare l’uomo Berlusconi. Al cospetto della storia, e per il dovere che sentiamo, di dare voce agli ultimi.
In alto, Berlusconi visto da Giorgio Forattini