Il mare fuori c’è davvero

In un incontro della diocesi di Trani, la "lezione" dei ragazzi dell'istituto penale minorile di Bari, protagonisti di memorabili storie di riscatto e di speranza

Esiste una possibilità concreta, reale per quanti – minori – sono incappati nelle maglie della giustizia a causa di comportamenti sbagliati, per ripensare le proprie difficili esperienze e guardare, nonostante le difficoltà del momento, a un futuro diverso? Al di fuori non solo delle mura in cui sono costretti ma anche lontano da modelli errati e illusori, per quanto carichi di un fascino perverso, dominati dall’idea che nella vita non esistono doveri di solidarietà verso gli altri ma solo il personale, egoistico “diritto” al soddisfacimento dei propri bisogni, da tradurre in realtà attraverso facili e immediati guadagni?

E’ la domanda a cui hanno tentato di dare una risposta, dall’alto di una lunga e significativa esperienza a contatto con tanti giovani in strutture di recupero, don Evan Ninivaggi, cappellano presso l’istituto penale minorile Nicola Fornelli di Bari, la dott.ssa Angela La Fortezza, coordinatrice dell’area tecnica presso lo stesso istituto, e la dott.ssa Donatella Ceglia, funzionario dell’Ussm, l’Ufficio di servizio sociale per i minorenni di Bari, nel corso dell’incontro moderato dalla dott.ssa Carmen Ferrante, intitolato C’è davvero il mare fuori? Giovani storie di legalità, riscatto e speranza. Un’iniziativa ispirata alla celebre serie televisiva, organizzata a Trani nell’ambito del progetto Semi di legalità, messo in campo dal Settore giovani dell’Azione Cattolica della diocesi.

“Trent’anni fa, entravano in istituto i minori che si ribellavano alle regole imposte dal patriarcato. Oggi invece -spiega La Fortezza- sono ragazze e ragazzi che rivendicano un certo protagonismo, una curiosa idea di bellezza. Giovani privi di solidi riferimenti familiari che scelgono di appartenere a una famiglia sociale, a un gruppo, a una banda in contrasto con gli altri, siano adulti o ragazzi come loro. Questi ragazzi hanno bisogno di fiducia, di testimoni di vita, di qualcuno che si occupi di loro e sia capace di cogliere a accogliere le loro paure e speranze”. “Per questo – ha spiegato la relatrice – proviamo a dare loro delle alternative attraverso diverse attività progettuali, che paradossalmente sono più fruibili nell’istituto che fuori”.

“Servono dunque nuovi orizzonti, che permettano di curare le ferite, di passare dalla vita al riscatto alla speranza. Ed è compito delle istituzioni e di tutti noi offrire percorsi riabilitativi nella società”, sottolinea don Evan rivolgendosi alla folta platea, soprattutto giovani, la maggior parte tra i sedici e vent’anni, intervenuti per l’occasione all’auditorium San Luigi di Trani. Un’interessante e prezioso momento di incontro e confronto a cui hanno portato il proprio contributo i referenti di Trani e Barletta dell’associazione Libera, impegnata nella sensibilizzazione e nella lotta contro le mafie, e che ha visto la partecipazione dei ragazzi dell’istituto Fornelli di Bari che con una semplice canzone, Siamo tutti legati da un nodo, hanno conquistato il cuore di tutti i presenti.

“La sala gremita di giovani ci riempie di orgoglio e ci sollecita ad organizzare altri incontri e ad entrare in collaborazione con realtà come l’Ussm per realizzare progetti specifici”, dichiarano gli organizzatori dell’incontro. “Alcune scuole del territorio ci hanno già contattato per riproporre questo convegno tra gli studenti. È un bellissimo e concreto segnale che siamo sulla strada giusta”, spiegano. L’idea dell’incontro, in realtà, è stata sollecitata dall’emergenza educativa, oggi sempre più visibile con riferimento in particolare ai più piccoli. “Per arrivare più facilmente all’attenzione dei ragazzi, abbiamo preso spunto dalla serie televisiva ‘Il mare fuori’, che ha avuto un grande successo e si connota per il messaggio di speranza che offre ai giovani”, spiega Angelo Larosa, uno dei promotori del progetto. Che aggiunge: “Non bisogna lasciar passare il messaggio che i ragazzi vivano chiusi in una bolla”.

Dagli interventi dei relatori è emerso, infatti, che negli istituti vengono svolte numerose attività ricreative, con l’obiettivo di favorire percorsi di reintegrazione dei minori che, una volta fuori, possa proseguire nella società. Il messaggio lanciato da tutte le personalità intervenute è, in realtà, che nessuno può spegnere la vita di un altro e che tutti hanno diritto ad una seconda possibilità, a rifarsi un’esistenza dignitosa e ricca di giuste soddisfazioni.

Un percorso di rinascita a cui è improntata tutta l’attività svolta nell’istituto penale per i minorenni di Bari, il cui obiettivo – come chiarisce il direttore Nicola Petruzzelli – è garantire la prosecuzione dei processi educativi in atto e uno sviluppo armonico, da un punto di vista fisico e psicologico, della personalità. I programmi del centro prevedono, di fatti, l’attivazione di processi di responsabilizzazione e maturazione dei minori attraverso attività scolastiche, di formazione professionale, di animazione culturale, sportiva, ricreativa e teatrale. Un’intensa e feconda serie di esperienze di cui si ha evidenza visitando l’istituto, che appare ben organizzato e senza particolari criticità strutturali. I numeri dei ragazzi detenuti sono particolarmente bassi, a riprova di un trend decrescente osservato negli ultimi anni, accelerato nei mesi della pandemia. Un dato che evidenzia, tra l’altro, come la giustizia minorile barese si affidi a magistrati particolarmente restii a disporre misure di esecuzione penale intramuraria.

I ragazzi dell’istituto Fornelli, tra le diverse attività, s’impegnano nel mettere in scena due spettacoli l’anno, ai quali assiste il pubblico esterno. La struttura ospita, tra l’altro, una sala musica, attrezzata con diversi strumenti, in cui i ragazzi suonano e scrivono canzoni rap, alcune delle quali sono state incise e hanno vinto diversi premi. Ai giovani viene proposto, inoltre, un progetto di mediazione e giustizia riparativa, che consente a coloro che vi aderiscono di svolgere una riflessione più approfondita sul percorso di riscatto da affrontare.

Rinascita e speranza di cui ha parlato Marco – nome di fantasia di un ragazzo dell’Ipm – impegnato in attività di volontariato: un modo alternativo di scontare la pena, predisposto dai servizi sociali minorili. L’equipe di Semi di legalità lo ha intervistato presso la sede del SER di Molfetta dove Marco da qualche mese presta la sua attività. “Attraverso la proposta di un progetto educativo condiviso con il minore, poniamo le basi per estinguere il reato e offrire al ragazzo un’alternativa”, spiega la dott.ssa Ceglia nel presentare la video-testimonianza di Marco che, al termine del suo percorso, confessa di voler “continuare ad aiutare gli altri”. Le sue parole, che hanno raccontato le sue giornate, il rapporto di amicizia con gli altri colleghi, il senso di appartenenza a una comunità solidale, sono state così capaci di emozionare tutti i presenti, lanciando il messaggio che c’è sempre una possibilità di rinascita: il mare fuori esiste davvero.

In apertura e nel testo alcune immagini tratte dalla serie tv “Il mare fuori”