È davvero forte la passione, l’amore per la Scrittura. La possiede nel cuore e nella mente. Una narrazione omiletica che si affida solo alla “Parola”, ricercata, meditata, indicata con una profonda risonanza nella riflessione comunicata. È la Parola che parla al cuore e coinvolge. È evidente che certi passi, alcune pagine, sono stati come masticati e rimasticati; meditati, pregati tantissime volte. Fino a scoprire, a comprendere meglio, come egli stesso afferma, quello che per duemila anni si è sempre detto, capito, interpretato e che ora può vivere in una nuova dimensione.
Parliamo di mons. Fortunatus Nwachukwu, nigeriano, biblista, abile diplomatico, oggi segretario al dicastero pontificio dell’Evangelizzazione, autore di un libro che analizza il mistero della Pentecoste. “In alcuni momenti mi sono detto: ho letto questo testo biblico molte volte, ma perché non ho visto quello che mons. Fortunatus ha indicato? I miei occhi si sono aperti ed anche il mio cuore”: è quanto con stupore, gioia e profonda simpatia ha osservato il cardinale Luis Antonio Tagle, presentando a Roma, presso l’Università Pontificia Lateranense, il volume Pentecoste – Fuoco Fiamma Luce Calore (AGA Editrice – Alberobello). Tagle è il pro-prefetto del neo, ristrutturato dicastero dell’Evangelizzazione, seconda sezione, e mons. Fortunatus il segretario. Il primo, unico dicastero presieduto da papa Francesco.
Ma cosa contiene di sconvolgente, di nuovo, questo testo circa la Pentecoste? È quanto ci si è chiesto nell’incontro presso la Chiesa Madre di Grumo Appula, dialogando con l’autore, insieme al parroco don Michele Delle Foglie e a fra Piergiorgio Taneburgo ofm. cap. docente presso la Facoltà Teologica Pugliese.
L’arcivescovo di Bari-Bitonto, mons. Giuseppe Satriano, impossibilitato a partecipare, ha inviato un sintetico ma efficace messaggio di saluto: “È stato un piacere e un dono dedicarsi alla lettura del testo di mons. Fortunatus Nwachukwu. Le parole dell’autore accendono l’animo, sono parole ventose che vengono da un focolare di preghiera – l’esperienza della comunità Eternal Light in Trinidad e Tobago – e soffiano sulle braci della vita cristiana”. E ancora: “C’è tanta vita spenta, dentro e attorno a noi, tante esistenze che si consumano nella tiepidezza; tanti che si accontentano di sopravvivere per fuggire le responsabilità e il gusto del vivere. Ma tutti, nelle notti buie e fredde, cerchiamo un fuoco a cui scaldarci. Preghiera e Parola diventano ‘combustibili naturali’ per far riprendere vigore a quel fuoco che Gesù è venuto a portare: ‘Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!’ (Lc 12,49). Come Mosè sul Sinai, togliamo i sandali delle nostre precomprensioni e ritroviamo il contatto con la terra di cui siamo fatti: l’autore ci accompagna in un viaggio a piedi nudi, illuminati e riscaldati dalla Parola di Dio, ‘lampada ai nostri passi e luce sul nostro cammino’ (cf. Sal 119(118), 105). Provate a percepire la temperatura del vostro animo; sono convinto che la lettura delle pagine di Mons. Nwachukwu innalzerà di molti gradi la vostra temperatura interiore e il calore della vostra testimonianza esteriore di vita cristiana ne trarrà rinnovato slancio”.
In veste di moderatore, ho introdotto le riflessioni dei relatori analizzando, soprattutto, le concitate, dolorose, straordinarie vicende che hanno segnato la vita di Gesù negli ultimi due mesi della sua vita prima di ritornare dal Padre: dagli osanna della Domenica delle Palme alla condanna, dalla infamante morte di Croce alla Resurrezione all’Ascensione ai nove giorni dopo – la prima Novena della Chiesa – quando Maria e gli apostoli si riuniscono in preghiera nel cenacolo.
Con l’arrivo, come “vento impetuoso” dello Spirito promesso, Pentecoste è il giorno della nascita della Chiesa, il primo giorno della Missione. Il libro, presentato anche nella sua aperta composizione grafica, è un invito alla lettura e alla preghiera. Nella seconda parte, infatti, contiene proprio una novena di preghiera con un percorso biblico appropriato.
Fra Piergiorgio Taneburgo ha voluto ricordare l’imminente anniversario dei venti anni dalla scomparsa del cardinale Francesco Colasuonno, per anni nunzio apostolico in tanti paesi del mondo, sepolto per sua volontà proprio nella chiesa madre di Grumo, suo paese natale.
“I nunzi sono servitori della Chiesa per amore. Allarghiamo con loro il tempo dello Spirito come un cerchio d’onda che si espande. Stasera mi sento di ringiovanire nello Spirito. La nostra vita è accesa dalla presenza dello Spirito di Dio. Dove c’è lo Spirito di Dio non c’è vecchiaia ma una giovinezza perenne”, ha detto Taneburgo nella sua ricca, articolata e profonda riflessione sul libro, illuminata dal proprio particolare punto di vista, rivolto a favorire l’unità delle Chiese. Occupandosi di ecumenismo, Taneburgo nota come il libro parli in modo tutto speciale dell’azione dello Spirito. E ricorda i rimproveri mossi ai cattolici, dai fratelli ortodossi in particolare, per aver dimenticato, almeno fino al Concilio Ecumenico Vaticano II, la Terza Persona della Santissima Trinità, il protagonista della storia.
Ma il Concilio riconsiderò profondamente ruolo e visione dello Spirito, definendolo principio dell’unità della Chiesa. “È lo Spirito che ci fa sentire Gesù il vivente, l’Alfa e l’Omega: il novissimus Adam, l’ultimo uomo che viene a rinnovare la terra e ce lo fa sentire fratello nostro. Il principio dell’unità della Chiesa non è il parroco o il vescovo ma lo Spirito Santo di Dio”, spiega.
Questa la promessa, contenuta in Giovanni, 16: [1] Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. [2] Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. [3] E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. [4] Ma io vi ho detto queste cose perché, quando giungerà la loro ora, ricordiate che ve ne ho parlato. Non ve le ho dette dal principio, perché ero con voi. [5] Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: Dove vai? [6] Anzi, perché vi ho detto queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore. [7] Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò.
Il libro di mons. Fortunatus, come già detto, nella seconda parte contiene una bellissima novena, di grande “attualità” considerata l’imminenza della Pentecoste. “Ci dice come sia importante metterci insieme per pregare, per chiedere quello che veramente ci serve”, ha osservato fra Piergiorgio. E del valore della preghiera e delle persecuzioni che i cristiani subìscono in Nigeria, paese natale di mons. Fortunatus, ha parlato ricordando l’azione pastorale del card. Francesco Colasuonno, nunzio apostolico in Russia al tempo della caduta del Muro di Berlino.
Nel suo intervento, don Michele Delle Foglie ha analizzato proprio lo schema e la formula del primo giorno della novena e il rapporto che nel tempo, sin da piccolo, egli ha avuto con il “grande dimenticato”: lo Spirito Santo. “Questo libro ci mette insieme per pregare. Non possiamo ricevere lo Spirito Santo senza accogliere Gesù Cristo. Accogliere lo Spirito Santo è accogliere Gesù Cristo”, osserva il parroco. Con sguardo di innamorato, don Michele, pregando, ha parlato con forte patos del suo rapporto con l’Eucarestia e quindi dello Spirito. “Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: “Che ve ne pare? Non verrà alla festa?“ (Giovanni 11:45-56).
“Se prendete in mano il libro, prendete una riflessione che scuote ma anche la preghiera di una novena allo Spirito Santo”, principia il suo intervento mons. Nwachukwu. Che così prosegue: “Questo libro nasce da una meditazione di un esercizio spirituale che ho predicato a un gruppo di carismatici nei Caraibi: Apocalisse 22,17. Parla dello Spirito e della sposa che dicono vieni. Lo dice anche la sposa vieni. Chi ha sete che venga a bere. Ci sono diversi attori e perché vieni?”.
Nel giorno di Pentecoste assistiamo ad una venuta. Ed è questo ciò che scuote in questo libro. Per duemila anni, l’arte della Chiesa, la tradizione ci ha abituati a presentare la Pentecoste come festa dello Spirito. Ma in realtà è molto di più. “Cosa è successo nel giorno di Pentecoste? Mentre Maria e gli apostoli attendevano barricati nel cenacolo da nove giorni? Un vento impetuoso, accompagnato da rumore. Il vento in ebraico ruhà, in greco pneuma, in latino spiritus. Con il vento è giunto lo Spirito. Ha riempito la sala. E dopo il vento, lingue come di fuoco, non scese ma sedute su ciascuno di loro”, illustra monsignore traducendo l’espressione greca ‘να καθίσει’. “Nella Bibbia – riprende l’autore del libro – non si parla dello Spirito Santo che si siede. Si dice che aleggia, vola; ma sedersi, intronizzarsi è prerogativa di Dio Padre”.
“Pentecoste, allora, non è solo la festa dello Spirito Santo – afferma – ma anche l’occasione per sottolineare la nuova dimensione trinitaria, una vera teofania, una manifestazione sensibile della divinità“.
L’analisi, la comparazione della fiamma che arde senza consumarsi e senza bruciare, dà grande valore a quell’invito perentorio dell’angelo: “Togliti i sandali!” (Esodo 3: 1) e dunque non ti isolare dalla realtà, dalla polvere, dalla tua umanità. Espressione questa posta, peraltro, da mons. Nwachukwu a sigillo del suo stemma episcopale, l’indicazione del servizio alla Parola e, quindi, alla missione. È Dio Padre che si presenta seduto sul trono. È lui la Fiamma che arde senza bruciare. La Parola eterna di Dio è il Figlio, la Luce: “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8, 12-20). Col vento impetuoso è lo Spirito, il calore che irrompe nel cenacolo. La teofania trinitaria. “È questa la dimensione nuova che nasce dalla mia riflessione”, osserva l’arcivescovo. Una dimensione percepita, tra l’altro, dal card. Gianfranco Ravasi nella sua presentazione al testo, in cui cita la “radice simbolica ritrovata nella scena emozionante del monte Horeb-Sinai quando davanti a Mosè si presenta in modo inatteso ‘angelo del Signore in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto’ che ardeva e non si consumava”.
È da questo segno che mons. Nwachukwu fa sbocciare la sua interpretazione trinitaria, originale e suggestiva: la “fiamma di fuoco” che sprizza dal roveto e che si ripropone nella Scrittura: “1 Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. 2 Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. 3 Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, 4 e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi (Atti degli Apostoli 2,1-11). Un’analisi nuova, utile a donare maggiore freschezza e valore ad un testo così antico. Una lezione di cui occorrerà fare tesoro per capire sino in fondo l’originalità del messaggio cristiano.
Nella foto in alto, “Mosè davanti al roveto”, l’opera di Marc Chagal riprodotta sulla copertina del volume di mons. Fortunatus Nwachukwu