Alla vigilia delle votazioni (i seggi saranno aperti domani e lunedì) appare giusto chiedersi quali siano le reali esigenze di quanti vivono la città. E, di conseguenza, se i cittadini abbiano trovato riscontro alle proprie necessità nelle tante e diverse proposte elettorali dei candidati. E, ancora, se gli stessi elettori abbiano consapevolezza di ciò che è più necessario e più importante per valorizzare la qualità della vita in una città caotica come Altamura. L’analisi dei programmi dei cinque candidati sindaci, in realtà, mostra uno stesso filo conduttore: sviluppare ancor più l’imprenditoria e sfruttare il patrimonio culturale e territoriale per creare maggiori occasioni di lucro.
Ma proviamo a vedere quali sono le maggiori criticità che la comunità cittadina si trova ad affrontare, partendo dai bisogni delle fasce più giovane e più anziana della popolazione: spazi comuni in cui socializzare e nuovi spazi verdi. E poi, una maggiore sicurezza stradale, servizi pubblici efficienti, il miglioramento delle zone pedonali, una vita culturale più attiva. Quanti sono i programmi elettorali che promettono di rispondere alla sete dei giovani di spazi culturali, di ambienti per lo studio, di nuove biblioteche?
Donato Laborante (I Nuovi Socialisti), Giovanni Moramarco (coalizione Polis 2030), Michele Loporcaro (Movimento 5 stelle e Semi di futuro), Carlo Vulpio (Avanti Mediterraneo – Rinascimento Sgarbi) e Antonio Petronella (coalizione Petronella Sindaco): questi i candidati al timone della città con le coalizioni che li sostengono.
Con I Nuovi socialisti, Donato Laborante pone l’attenzione soprattutto sul rilancio della zona industriale. Così in un recente messaggio video (clicca qui) pubblicato sulla sua pagina facebook: “Come sono arrabbiato io, sono arrabbiati gli imprenditori della zona industriale. Voglio una commissione per risolvere i problemi della zona industriale. Se mi darete la possibilità, chiamerò le brave persone di destra e di sinistra, e ci toglieremo tutta la vecchia amministrazione, basta che votiate me!”. Quali siano queste “brave persone di destra e di sinistra” non è dato sapere. Un messaggio politico infarcito di un certo qualunquismo, destinato a non produrre frutti concreti, in mancanza di una chiara coscienza politica. Che sia di destra o di sinistra.
Secondo Laborante, dunque, il rilancio del lavoro passa per un rinnovamento dell’amministrazione che non fa distinzione tra destra e sinistra. Una prospettiva piuttosto singolare per un partito che si richiama ai valori del socialismo. Quasi nulle le proposte a favore della costruzione di nuovi spazi sociali o di valide iniziative culturali. Tra aiutare “i poveri” (difficile capire come dal suo programma) e allo stesso tempo “i grossi imprenditori”, si avverte una grande confusione. Ciò che, invece, appare chiaro dalla voce di Laborante, è che dovrebbero essere proprio questi “grandi imprenditori” gli artefici della creazione di nuove aree verdi. Insomma, una sorta di gestione privatistica delle aree comuni: un quadro non particolarmente confortante.
Giovanni Moramarco è il candidato sindaco della coalizione Polis 2030, anch’egli interessato soprattutto a sviluppare l’imprenditoria locale: in linea con un’idea marcatamente liberista, propone di aprire Altamura a nuovi investimenti, a nuovi imprenditori. Mira persino a creare una sinergia tra le scuole superiori di secondo grado e le imprese: insomma anche gli studenti considerati come clienti. Facendo eco alla politica renziana della Buona Scuola, Moramarco propone un tipo di istruzione finalizzata esclusivamente al mondo del lavoro, e non alla formazione dei cittadini di domani, prediligendo una visione del mondo mercificato, con un’idea del guadagno applicato a tutte le meraviglie del nostro territorio. Un programma, il suo, ben strutturato ma caratterizzato dallo stesso fil rouge del candidato Laborante: l’imprenditoria, l’investimento, il guadagno.
“Metteremo in campo azioni mirate di marketing e comunicazione per consolidare il brand Altamura, studiando strategie che raggiungano nuovi mercati interessati alla nostra offerta”, si legge nel programma (clicca qui), con Altamura che appare dipinta non come una città storica, come uno scrigno prezioso di cultura e tradizione, ma come un brand. Ciò che vuol dire rendere la città ancor più terreno di famelici cercatori di interessi, di persone disinteressate alla tutela e all’autentica valorizzazione del territorio, e semmai pronte a trasformare il territorio in una caotica realtà turistica. Insomma, una città in pasto agli imprenditori, pronti a trasformare le nostre ricchezze in prodotti.
Nemmeno il programma (leggi qui) del candidato sindaco Michele Loporcaro (Movimento 5 stelle e Semi di futuro), che vanta l’appoggio dell’ex premier Giuseppe Conte, sceso in città venerdì 12 maggio, sembra scostarsi troppo da quello del candidato Moramarco anche se c’è un’attenzione maggiore per l’ambiente, per le aree verdi, per il miglioramento del servizio di raccolta rifiuti. Ma nessuno dei candidati ha proposto una seria valorizzazione dell’attività culturale, che non sia solo un paravento dietro cui nascondere maggiori profitti per qualcuno. Persino il candidato Carlo Vulpio (Avanti Mediterraneo – Rinascimento Sgarbi), sostenuto da una personalità come quella di Vittorio Sgarbi, non si allontana troppo dall’ideale di mercificare le bellezze del territorio. Tra le proposte più celebrate, quella di un assessorato speciale al pane che “deve organizzare un festival internazionale del pane artigianale per tutto il bacino del Mediterraneo”. Una proposta che nella sua oggettiva fumosità, sembra destinata a creare l’ennesima kermesse festivaliera, in cui si rischia di puntare più alla quantità che alla qualità, come succede quando si tenta di esportare un prodotto locale fuori dei confini locali o addirittura all’estero.
Tra le proposte di Vulpio non manca il celebre ostruzionismo sgarbiano all’installazione di impianti eolici e fotovoltaici industriali. Un punto su cui non si può essere del tutto in disaccordo, ma è anche giusto ricordare che, tali impianti, se gestiti in modo corretto, possono davvero costituire una risorsa e un’alternativa in nome della cosiddetta transizione ecologica. Stupisce però l’assenza di reali iniziative culturali come l’apertura di strutture per lo studio, di nuove biblioteche, di centri di ricerca.
E siamo ad Vitantonio Petronella (coalizione Petronella Sindaco), dirigente dell’Istituto ITT Nervi-Galilei: il suo cavallo di battaglia è un “patto di sinergie scuola-famiglie-comune e un protocollo d’intesa strutturale tra Comune-Parrocchie-Associazioni sportive e culturali” (leggi qui). Interessante l’accento ad una politica del welfare che veda valorizzati i bisogni e i diritti. In primo piano è l’attenzione nei confronti delle enormi quantità di Co2 che ammorbano la città e la creazione di nuove aree verdi. Nemmeno nel programma del dirigente scolastico mancano, tuttavia, i riferimenti agli indotti, al profitto mediante lo sfruttamento del patrimonio culturale, dello straordinario territorio.
Il breve excursus delle proposte sul tappeto è sufficiente a far comprendere come la preoccupazione principale dei candidati sia l’imprenditorialità, lo sfruttamento del patrimonio culturale in favore di quegli imprenditori che, evidentemente, non vedono l’ora di trovare ulteriori occasioni di guadagno. Insomma, una scarsa considerazione per i temi di carattere sociale e culturale che in realtà stanno davvero a cuore ai cittadini.
Ma a questo punto sarebbe giusto chiedersi quale sia il ruolo dei cittadini nella realizzazione di una città davvero migliore. Dai programmi ascoltati sembra che la città di Altamura sia popolata da più di 72mila imprenditori o aspiranti tali e non da persone che in tanti casi sono sotto la soglia di povertà, che vivono con l’incubo di zone industriali terrificanti, che percorrono strade distrutte, che avvertono incertezza sul piano della sicurezza anche a causa dei pochi agenti in servizio.
Pare che la città non abbia problemi seri di inquinamento (nonostante gli odori tossici e forse cancerogeni, che si spandono in serata), non sia abitata e vissuta da migliaia di studenti con esigenze e sogni, con passioni, con talenti di ogni genere. I cittadini, in altre parole, hanno consapevolezza della “cosa comune”, del fatto che uno spazio pubblico non può essere gestito da enti privati se vogliamo che sia davvero di tutti?
Occorre, dunque, guardare a questi programmi con occhio critico e scegliere bene chi mandare al governo della città. Ma soprattutto occorre capire quali sono i bisogni reali: imparare a fare le giuste domande agli aspiranti governanti. Altrimenti ci si ritroverà con i soliti programmi, la solita narrazione del guadagno (che favorisce i soliti pochi, pochissimi) e mai i cittadini tutti e soprattutto i più bisognosi. “L’inizio è la metà del tutto”, dicevano gli antichi greci, e iniziare a saper fare le giuste domande sarebbe proprio il primo e più grande passo per portare Altamura a un livello di vivibilità degno di una comunità viva ed evoluta.
Nella foto in alto, uno scorcio del centro storico di Altamura (foto paesionline.it)