Il sogno di Vittorio Bari rivive da dieci anni nei giovani talenti

La fondazione, intitolata al cantante lirico prematuramente scomparso, costituisce un punto di riferimento a Palo del Colle per quanti vogliano avvicinarsi all'arte

Immaginando di riscrivere (si parva licet) La pazienza dell’arrostito di Guido Ceronetti, diario di un vagabondaggio in Italia alla ricerca di qualche “frammento che si accende all’improvviso come un Intero accessibile e concentrato”, non metterei da parte il laboratorio della Fondazione Vittorio Bari di Palo del Colle, cittadina a poco più di quindici chilometri da Bari. Il laboratorio, inaugurato a maggio dello scorso anno, si svolge nel teatro auditorium ricavato negli ampi e confortevoli spazi di una sala ricevimenti acquisita dalla fondazione nel 2021.

Un’orchestra di giovani si esibisce nel parco del teatro auditorium

“Vedere uno sforzo umano riuscito conforta” scriveva Ceronetti in quel suo diario di flâneur in cerca di fenditure nella muraglia della monotonia psichica. E mentre converso con Mariateresa Bari, sorella di Vittorio a cui la fondazione è intitolata, la percezione della possibilità immanente di una riuscita mi giunge ben distinta. Mariateresa, presidente della fondazione, nata proprio il 2 maggio di dieci anni fa, me ne ha raccontato storia e futuro con passione non triste. A partire dalla memoria viva di Vittorio, talento prodigioso del canto lirico, scomparso prematuramente, noto ai più per il ruolo di Dante nel musical di Frisina sulla Divina Commedia.

“Vittorio, giovanissimo – ricorda Mariateresa – è stato, qui a Palo, tra i fondatori di una compagnia teatrale che si chiamava Atellana. Si è sempre chiesto perché questa città non avesse almeno un piccolo spazio definito, di riferimento, che offrisse delle possibilità ai giovani, innanzitutto a quelli che la sorte non dota di mezzi materiali adeguati, di incominciare a mettere in gioco i loro sogni di espressione artistica. Questo desiderio di realizzare un luogo per giovani non è mai scemato in Vittorio, è sempre stato un suo desiderio vitale, un suo sogno portante, il suo lascito più vivo”.

Mariateresa Bari, presidente della Fondazioine Vittorio Bari

Così proprio dieci anni fa, a quasi un anno dalla sua scomparsa, avvenuta il 27 luglio 2012, è stato dato corpo a questa sua volontà. E’ stata costituita la fondazione, il cui direttivo è composto da Giuseppe e Vincenzo Bari, fratelli di Vittorio e Maria Teresa, e da alcuni cari amici come Agostino Galati, medico chirurgo, Maria Antonietta Cutrone, avvocato, Anna Grande, insegnante. E subito sono state avviate, ospitati inizialmente dal Laboratorio Urbano Rigenera, significative collaborazioni, in particolare con Musica in gioco, l’associazione di Andrea Gargiulo, docente al conservatorio di Bari.

Musica in gioco si occupa di diffondere il metodo del venezuelano Abreu, di cui si è fatto sostenitore lo stesso Abbado, che consente di avvicinare alla musica orchestrale (a quella prassi musicale in cui, come si sa, fondamentale è la cooperazione tra diversi ruoli di musicista), con lezioni e strumenti gratuiti, innanzitutto chi non può permetterseli per cause socio-economiche fortemente condizionanti. In questo modo, la fondazione è diventata da subito sede di uno dei nuclei di Musica in gioco.

Un evento culturale al teatro auditorium

E’ ricorrente nelle parole di Mariateresa, insegnante di violoncello nella scuola pubblica e concertista, l’accento sull’attenzione, nel lavoro della fondazione, agli ultimi, a chi non ce la fa rispetto a determinati parametri livellanti della società. “Mi colpisce profondamente quanto la stessa scuola si concentri soltanto su competenze e meritocrazie e non sul tempo dell’ascolto della ricchezza di cui ciascun alunno è nella sua unicità portatore. Ma per chi di solito viene trascurato perché ritenuto non idoneo, ultimo, occorre, perché gli si possa offrire dello spazio o ascolto rispondente, un livello di cura molto alto, come quella che si deve ad un fiore indifeso”, osserva.

“Anche in questo Vittorio è stato un faro. Era un funambolo sul filo dei suoi sogni da cui mai, ci diceva, sarebbe sceso; e così è stato, fino alla fine. La cura – spiega la presidente della fondazione – è stata il motore primo della sua vita, a incominciare dal suo lavoro di cantante: ha dedicato alla sua voce così tanta cura che è riuscito a darle una tessitura raramente così ampia e un colore sorprendentemente chiaro”.

Franco Taldone (al centro) con i poeti Luca Castrolla e Laura Spazzacampagna in un incontro alla fondazione

Sarà per questo, per questa cura verso l’invisibile e gli invisibili, che il teatro auditorium della Fondazione Vittorio Bari accoglie spesso i poeti? “La poesia – precisa malinconicamente, ma senza arrendevolezza, Maria Teresa, lei stessa autrice di raccolte poetiche – è il linguaggio umano più trascurato. Pochissimi editori sono disposti a pubblicare poesia; così molti poeti riescono a farsi conoscere solo grazie ai social”.

Per questa barriera, la fondazione ha aperto uno spazio per la parola poetica all’interno di una rassegna letteraria initolata Libriamoci, e che ha avuto inizio lo scorso anno con l’apertura del teatro auditorium, e che continuerà, parallelamente alla realizzazione di stagioni concertistiche e teatrali, ospitando poeti provenienti da diverse regioni, compresa, naturalmente, la Puglia.

L’ingresso del teatro auditorium a Palo del Colle

Nella foto in alto, Vittorio Bari nel ruolo di Dante nel musical di Frisina sulla Divina Commedia in scena all’Arena di Verona