Orfeo e le Sirene incantano i visitatori del MarTa

Il celebre gruppo scultoreo, restituito dal Getty Museum al nostro paese, costituisce un'ulteriore, formidabile attrazione per il museo archeologico tarantino

Composto da tre statue in terracotta a grandezza quasi naturale, risalenti al IV secolo a.C., il gruppo scultoreo di Orfeo e le Sirene ha fatto il suo ritorno al MarTa, il Museo archeologico di Taranto. L’opera, di inestimabile valore storico-artistico e archeologico, è stata vittima, come centinaia di altri reperti del Belpaese (qui un precedente articolo sullo stesso tema), di uno scavo clandestino in un’area archeologica del tarantino negli anni settanta e, successivamente, trafugata negli Stati Uniti. È probabile che il gruppo scultoreo, nella sua collocazione originaria, fosse parte di un monumento funerario o della decorazione di un santuario. Le indagini che hanno consentito il rientro dell’opera nel territorio d’origine sono state condotte dai Carabinieri del Comando tutela del patrimonio culturale, coordinati dalla Procura della Repubblica di Taranto con il fondamentale supporto del District Attorney’s Office di Manhattan-New York (Usa) e la sinergia dell’Homeland Security Investigations.

Particolare del volto di Orfeo

Il tracciamento degli spostamenti e la restituzione

Il gruppo, rinvenuto in frammenti o ridotto in tale stato per facilitarne il trasferimento, dopo lo scavo clandestino è stato trasportato in Svizzera e affidato a un restauratore che lo ha ricomposto, restituendo alle statue la forma originaria. Dopo un periodo di giacenza in attesa di un compratore, le sculture sono state acquistate dall’ormai noto, soprattutto per la scarsa attenzione in fase d’acquisizione di nuovi reperti, Paul Getty Museum di Los Angeles. Le indagini hanno successivamente consentito il sequestro del gruppo scultoreo e il suo rimpatrio per la restituzione al museo tarantino, dove le opere hanno trovato collocazione definitiva nel nuovo allestimento del MArTA, all’interno del quale sono stati esposti anche i recenti ritrovamenti conseguenza delle attività di contrasto al traffico illecito di beni culturali svolta dai Carabinieri del Comando TPC. Beni recuperati dagli Stati Uniti con operazioni che si sono svolte in un arco temporale compreso fra il dicembre 2021 e queste ultime settimane.

Orfeo e le Sirene: l’opera che racconta il mito

Ma cosa rappresenta esattamente il gruppo scultoreo? Apollonio Rodio ci racconta, nelle sue Argonautiche, che durante il viaggio di ritorno dalla missione del Vello d’Oro la compagnia di eroi giunge presso l’isola delle Sirene, creature celebri nel mondo antico per la loro capacità di incantare ed eliminare chiunque le incrociasse sul suo cammino. Gli argonauti, caduti vittime anche loro della “trappola”, riescono a salvarsi solo grazie all’intervento del cantore Orfeo il quale, durante la spedizione, aveva già dato diverse volte prova della forza della sua arte, salvando i compagni in molte occasioni.

Una sirena

Orfeo impugnò dunque la lira e intonando un vigoroso canto riuscì a sovrastare la voce delle sirene liberando dall’incantesimo gli altri eroi. Il gruppo in terracotta, che doveva essere caratterizzato originariamente da una vivace policromia, rappresenta proprio questo episodio. Le due Sirene del gruppo sono rese come uccelli rapaci con corpo di donna, come erano concepite nel mondo antico: sono rizzate sulle zampe da uccello, con gli artigli ben ancorati allo scoglio con indosso una corta veste stretta in vita che termina con una coda a ventaglio. Una delle sirene è intenta nell’atto del canto alzando le braccia verso l’alto, l’altra si tocca il mento flettendo l’altro braccio in una postura che esprime chiaramente sgomento.

Di fronte a loro troviamo Orfeo, seduto su quello che sembra un trono e con indosso il solo mantello che lo avvolge lasciando scoperto solo il petto, come spesso viene rappresentato. La capigliatura che doveva essere verosimilmente folta, probabilmente lavorata a parte e applicata, è oggi assente. Il giovane eroe è rappresentato nell’atto di dischiudere appena le labbra probabilmente nell’atto del canto, con la mano destra che impugna un oggetto che funge da plettro e con l’altra che doveva evidentemente reggere lo strumento, oggi perduto.

L’altra sirena

Molto probabilmente il gruppo scultoreo adornava un ricco sepolcro della città, dove sono attestate diverse tombe monumentali decorate proprio con elementi in terracotta, o un santuario di religione orfico-pitagorica. La figura di Orfeo, nel IV secolo a.C., è associata al trionfo dell’armonia sul disordine, un concetto posto alla base del pensiero politico e filosofico pitagorico perseguito dal filosofo Aristosseno di Taranto e, in generale, molto in voga tra le élite magnogreche del tempo. Lo stesso Archita, filosofo e matematico che governa Taranto proprio nella seconda metà del IV secolo a.C., ne era tra i più convinti seguaci e applicò operativamente tali idee nel suo agire politico con grande successo.

L’effetto Orfeo al MarTa

Alla cerimonia di presentazione, ai primi di aprile, il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, il direttore regionale dei Musei Puglia, Luca Mercuri, delegato alla guida del MArTA, il comandante dei Carabinieri del TPC, Vincenzo Molinese, oltre ai rappresentanti di tutte le principali istituzioni. Nei giorni seguenti, il museo tarantino ha registrato un boom di presenze con ben 5mila visitatori in dieci giorni: un vero e proprio record, sicuramente determinato dall’entusiasmo e dalla curiosità per il ritorno di un importante pezzo di storia e identità del territorio. Ben 1.600 persone hanno scelto il MArTA nei giorni di Pasqua e Pasquetta a testimonianza del fatto che le aperture nei giorni festivi funzionano e che i fine settimana culturali sono, da diverso tempo, una scelta ormai consolidata e ancora in forte crescita nel Paese. Sempre più cittadini e visitatori stranieri scelgono questa formula per fruire del nostro eccezionale patrimonio culturale.

Nell’immagine in alto, il gruppo scultore nell’allestimento al Museo archeologico di Taranto. Tutte le foto sono tratte dal sito del MarTa