Ecco un’altra storia che vale la pena raccontare. Una storia di autentica passione sportiva ma anche di impegno, di valori irrinunciabili e di attaccamento alla famiglia. Ciò che fa di un campione una personalità a tutto tondo, a cui guardare con sincera ammirazione. Parliamo di Tommaso Laquintana, il cestista monopolitano, che nato con la pallacanestro nel cuore, dopo un lunga gavetta è riuscito a coronare il sogno di giocare nella massima serie, indossando la canotta della Germani Brescia e diventando un idolo per tutti i ragazzi appassionati di basket.
Classe 1995, dopo l’esordio nelle giovanili dell’Anb Monopoli, a 16 anni disputa il primo campionato seniores con l’Adriatica Industriale Ruvo, all’epoca in divisione nazionale A, nella stagione 2011-2012, per poi passare l’anno successivo al Cus Bari dove disputa anche le giovanili.
Inizia a spiccare il volo e a girare l’Italia con l’Orlandina Basket. E’ poi la volta della Pallacanestro Biella. Nel 2018 viene tesserato dalla Germani Brescia, con la quale disputerà ben due stagioni. Successivamente passa alla Pallacanestro Trieste con cui firma un contratto biennale. Ma dopo una stagione, decide di tornare a Brescia: un’ottima scelta, considerato che con la squadra lombarda riesce a conquistare il suo primo trofeo stagionale, la Coppa Italia.
Un bel filotto di successi che contribuiscono, insieme alle spiccate doti umane e intellettuali, a fare di Tommaso un personaggio davvero speciale. La ragione per cui abbiamo deciso di intervistarlo.
Quali emozioni hai provato al suono della sirena che ha sancito la conquista della Coppa Italia a Torino?
Ho vissuto una gioia indescrivibile. Sembrava un sogno, considerato che siamo giunti alla fase finale di Coppa Italia da ottavi in classifica. Nessuno di noi poteva immaginare che avremmo scritto una pagina così importante della storia sportiva della città di Brescia. La vittoria della Coppa Italia e l’incontro con Kobe Bryant, un grande cestista del panorama mondiale, sono per il momento le mie gioie più importanti dal punto di vista sportivo.
Cosa si prova ad aver battuto due corazzate come l’Olimpia Milano e la Virtus Bologna?
Sapevamo che in una gara secca tutto poteva succedere: solitamente in queste sfide i valori si azzerano e tutte le squadre partono alla pari. Sin dalla prima gara siamo entrati sul parquet con la voglia di dimostrare il nostro valore di compagine ben assortita e amalgamata e, alla fine, possiamo ritenerci più che soddisfatti del risultato ottenuto.
Quanto sei soddisfatto del tuo percorso fino a questo momento?
Sono molto contento dei risultati raggiunti. Ho cominciato a giocare quando avevo solo otto anni e facendo enormi sacrifici sono arrivato in serie A. Certo la strada è ancora lunga e non mi stanco mai, giorno dopo giorno, di migliorare le mie prestazioni, con l’obiettivo di ottenere sempre il massimo in campo.
La tua è una famiglia di cestisti: vi scambiate dei consigli?
Con mio fratello Vanni – siamo quasi coetanei – ho condiviso tantissime esperienze. Michelangelo, invece, è il più piccolo dei fratelli. Ma anche con lui non mancano le occasioni per scambiare opinioni. Solitamente d’estate, quando torno nella mia città, è il momento giusto per mettere a confronto le nostre esperienze e per trarre utili insegnamenti. Ovviamente in un clima di grande collaborazione e allegria.
Vivi ormai da tanti anni a Brescia ma la lontananza non ha mai affievolito il legame con la tua città…
Le mie esperienze sportive mi hanno portato a vivere in posti bellissimi come Capo d’Orlando, Biella, Pistoia, Trieste e adesso Brescia. Ma come ogni meridionale sono orgoglioso delle mie origini e, non appena ne ho la possibilità, cerco di passare qualche giorno nella mia Monopoli a cui sono visceralmente legato.
Tu e tuo fratello Vanni avete giocato a Ruvo di Puglia. Cosa ricordi di quell’esperienza?
E’ stata fondamentale per l’inizio della mia carriera. In quella stagione ho avuto la fortuna di essere allenato dal coach Giulio Cadeo, che ha creduto subito in me, anche se ero tra i più giovani e c’erano giocatori con molta più preparazione rispetto a me che provenivo dalle giovanili. Mi sono impegnato per ripagare la sua fiducia, anche se – confesso – in quel periodo non meritavo molto di giocare nella categoria, a causa della poca esperienza alle spalle. Non capita a tutti di confrontarsi a 16 anni con colleghi con un curriculum molto più vasto. Tuttavia, questa cosa non mi ha spaventato: attraverso loro ho cercato di cogliere tutti i segreti per crescere e migliorarmi. Per quanto riguarda mio fratello, anche per lui Ruvo è stata una tappa fondamentale per la sua carriera, culminata nella stagione 2018-2019 con la vittoria del campionato di serie C Gold.
Come immagini il tuo futuro, dopo la carriera sportiva?
Ho ancora molti anni davanti: pensare al dopo mi sembra prematuro. Mi piacerebbe, tuttavia, lavorare nel mondo del basket anche se non so precisamente con quale ruolo. Ma vorrei anche passare molto tempo insieme alla famiglia e agli amici.
A quali persone pensi di dovere particolare gratitudine?
Tra le persone a cui sarò sempre grato e che considero dei miei mentori, ci sono Gianluca Basile e Riccardo Chieco, entrambi ruvesi, i quali mi hanno dato tanta fiducia, consentendomi di crescere sia come atleta sia come uomo. Ovviamente sono grato anche ai miei genitori, che non mi hanno mai fatto mancare nulla, sostenendomi in ogni mia scelta.
Le foto che ritraggono Tonmmaso Laquintana sono tratte dalla pagina fb della Pallacanestro Germani Brescia