Mondoperaio in digitale per la Rinascita della sinistra e non solo

L'iniziativa della Biblioteca del Senato, presentata a Bari dalla Fondazione Di Vagno, mette a disposizione della politica un patrimonio di idee straordinariamente attuale

La Fondazione Di Vagno, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Bari, con la Sovrintendenza archivistica e bibliografica della Puglia, con la Fondazione Socialismo e con la biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini”, ha presentato l’utilissimo lavoro curato dalla stessa biblioteca del Senato: la digitalizzazione dell’archivio della rivista Mondoperaio. Voluta nel 1948 da Pietro Nenni, la rivista fu prima organo della sinistra socialista poi di tutto il Partito Socialista Italiano.

Viene dunque recuperato uno strumento utilissimo, a disposizione non soltanto degli studiosi ma di chiunque voglia scorrere quelle pagine, e quei dibattiti, potendo orientare la propria ricerca non solo cronologicamente, ma anche per temi e/o per autori.

Il settimanale del PSI del 22 settembre 1951

La notizia sollecita una riflessione più approfondita, sul carattere, sulla genesi delle grandi riflessioni e delle idee sulla ricostruzione del Paese dopo il fascismo e dopo la guerra, sul nuovo modello di sviluppo e sul riformismo. Non solo: gli autori, spesso dirigenti di partito, assieme a tantissimi intellettuali, in Mondoperaio, ma anche in Rinascita, organo del Partito comunista italiano, e ancora in Quaderni rossi o in Contropiano, riviste della galassia operaista, si confrontavano sulle scelte politiche e su quelle culturali, con il proprio popolo, che studiava e discuteva le prese di posizione politiche dei propri gruppi dirigenti, direttamente o attraverso gli interventi dei propri intellettuali di riferimento.

Chi non ricorda la polemica tra Togliatti e Vittorini, da Rinascita a Il Politecnico, sul ruolo e sulla definizione di intellettuale rivoluzionario, oppure la campagna politica di massa condotta sul compromesso storico, a partire dall’articolo di Enrico Berlinguer sul fallimento dell’esperienza del governo di Unidad Popular nel Cile di Salvador Allende?

La rivista, che aveva il ruolo di dare eco e spessore all’azione politica dei partiti di sinistra, accanto al giornale quotidiano, come strumento fondamentale di agit-prop, rispondeva, anche e soprattutto, al lavoro tenace di costruzione di una classe dirigente nel partito e nella società. Aiutata, in questo, dalle scuole-quadri, veri e propri strumenti di consolidamento del proselitismo, e di diffusione delle istanze culturali e delle costruzioni ideologiche elaborate dal gruppo dirigente nazionale, presso i gruppi intermedi, dai dirigenti locali impegnati nelle istituzioni, ai votanti sino ai semplici simpatizzanti.

L’ultimo numero della rivista

Certo, il modello di uomo, e di intellettuale è profondamente mutato, e nessuno sogna di tornare a presunti bei tempi d’antan. Ma è altrettanto indubbio che se oggi è difficile capire ed aderire idealmente, e con il voto ed il sostegno, alle scelte dei gruppi dirigenti, la colpa è non solo di scelte politiche opportunistiche o sbagliate, ma anche, e soprattutto, della rottura di quel patto dei gruppi dirigenti con la propria base, e più in generale con la parte che si dovrebbe rappresentare.

Laddove manchi la consapevolezza che per cambiare il mondo, questo nostro mondo, occorre elaborare e dare sostanza teorica alla politica, e poi trasmettere questo amore e questa cura per l’elaborazione, la revisione e la rielaborazione delle idee assieme ai cittadini che hanno gli stessi bisogni e gli stessi orientamenti politici ed ideali, la politica è destinata a diventare sloganistica, opportunistica e senza alcuno slancio ideale. Certo, così non si cambia il mondo, al massimo si prova ad amministrarlo.