Il cane è davvero il miglior amico dell’uomo

I drammatici episodi delle violenze e delle morti di alcuni esemplari a Bitetto e Altamura, ripropongono l'esigenza di una vera e sincera coscienza animalista

Una violenza cieca e gratuita. Una terrificante sequela di sevizie a cui è davvero difficile dare un senso. L’ultimo anello di quest’assurda catena di ferocia è il ritrovamento alla periferia di Bitetto di Bruce e Jasmin (come li chiamavano i volontari di Zampe Felici), due cani orribilmente sfregiati.

Bruce era conosciuto e seguito dai volontari; faceva parte di una colonia nota e pacifica. È stato ritrovato morto un paio di mesi fa, con gravissime lesioni su tutto il corpo. Jasmin era, invece, ancora viva quando sono intervenuti i ragazzi di Zampe Felici; qualche giorno dopo anch’essa, però, è morta a causa delle profonde ferite. Jasmin era stata sterilizzata e veniva monitorata dai volontari, che hanno deciso di sporgere denuncia e di pubblicare sui social le sue foto insieme a quelle di Bruce. “Dovete guardare queste foto e rendervi conto di quanto la mente umana possa essere crudele, malata, deviata patologicamente!”, hanno scritto sotto le immagini.

Una tale violenza non può non essere correlata, infatti, a qualche grave disturbo mentale. Lo stesso motivo alla base dell’avvelenamento, nel quartiere Poggiofranco di Bari, di un’intera colonia di gatti, la cui lenta agonia è stata ripresa dalle telecamere di videosorveglianza della zona, al vaglio delle forze dell’ordine per l’indagine in corso.

“A novembre abbiamo raccolto il corpo di Bruce nello sconcerto; pochi giorni fa quello di Jasmine, sperando che almeno lei resistesse. Ma la gravità delle ferite non le ha consentito di sopravvivere”, afferma Jenny Cardone, attivista di Zampe Felici. “All’aumento dei casi di maltrattamento dei cani si accompagna – aggiunge – un clima di intimidazione nei nostri confronti, che si manifesta con il furto di scorte di mangime, attrezzi per la pulizia di gabbie e lettiere, medicinali. I ladri sono entrati nel nostro rifugio danneggiando i cancelli. Non escluderei che a compiere questi atti siano gli stessi personaggi che hanno seviziato i cani. Occorre fermare queste persone”, dichiara Jenny.

I cani morti a Bitetto, a causa delle devastanti ferite su tutto il corpo, e i gatti avvelenati a Bari, in questo nostro breve resoconto di alcuni, recenti efferati casi di violenza contro gli animali in una parte del territorio barese, si aggiungono ad un altro terribile episodio che continua a far parlare di sè e per il quale si è ancora in attesa delle determinazioni della magistratura. Parliamo del dogo argentino, Danko, ucciso da un carabiniere ai primi di dicembre ad Altamura. Episodio legato a circostanze e persone completamente diverse rispetto agli altri casi esaminati, ma anch’esso rappresentativo di come gli animali si ritrovino a pagare il conto più salto di situazioni di cui certamente non hanno colpa.

“Non riesco a capire come sia potuta accadere una cosa del genere. Certo, sono sempre gli animali a pagare. Se il proprietario del dogo era già noto alle forze dell’ordine, come mai portava al guinzaglio un cane di quella specie? Quanto alle circostanze in cui si è svolta la vicenda è chiaro che dovevano essere gestite in modo diverso”, commenta Jenny.

Il disegno di Danko, collocato nel luogo dove il cane è stato abbattuto

In attesa di un pronunciamento della magistratura, l’episodio continua a destare polemiche nell’opinione pubblica. L’eco di quell’uccisione è ancora viva e profonda nelle coscienze di tanti cittadini, che continuano ad esprimere sui social il loro disappunto per una morte che forse poteva essere evitata. Come riportato da diversi testimoni, il dogo, al guinzaglio di un uomo in evidente stato di alterazione, aveva creato una situazione di disagio all’interno di un’ufficio postale, costringendo il personale ad allertare le forze dell’ordine. Altre fonti riferiscono che l’uomo avrebbe addirittura aizzato il cane, fuori dall’ufficio postale, nei confronti della propria madre.

Nemmeno l’intervento delle guardie ecozoofile dell’Anpana (Associazione nazionale protezione animali, natura e ambiente) di Altamura era servito a calmare l’uomo, che al contrario avrebbe aizzato più volte l’animale contro gli stessi agenti. Nell’attesa dell’arrivo di un veterinario dell’Asl di Bari, a cui spettava sedare il cane, così come previsto in questi casi, sul posto erano sopraggiunte alcune pattuglie dei carabinieri e della polizia locale. Così mentre la tensione montava, il cane, circondato per ore da una folla vociante e aizzato dal suo stesso proprietario, ha finito, liberandosi dal guinzaglio, col mordere il braccio di un volontario dell’Anpana. A quel punto un carabiniere ha estratto la pistola e ha fatto fuoco sul cane, tra la paura e lo sconcerto d quanti erano presenti.

Le analisi sull’accaduto sono state le più varie. Ma appare riduttivo, come dichiarato dai volontari dell’Anapa, che la responsabilità sia da imputarsi “solo ed esclusivamente ai padroni per come educano i loro cani”. In una situazione come questa, con un cane pronto per natura a proteggere il padrone, sia pure in evidente stato confusionale, forse è mancata la prudenza e la perizia necessaria anche da parte dei volontari dell’Anapa e delle forze dell’ordine.

Che cosa ci si aspettava dall’animale dopo ore ed ore di esasperante accerchiamento? Era realistico che il proprietario, assolutamente non lucido, fosse in grado di reggere il guinzaglio dell’animale o di rispettare i presenti? Sono interrogativi del tutto plausibili e che in molti ancora oggi si pongono. E se il proprietario del cane fosse stato un altro, magari una persona in preda ad un malore, un minore non accompagnato, un anziano? Si sarebbe fatto fuoco ugualmente contro l’animale?

Far parte di un associazione di volontari come l’Anpana significa essere nelle condizioni di gestire nel migliore dei modi tutte le situazioni anche le più difficili. E che dire degli spari del carabiniere? Non c’era una possibilità diversa di affrontare il momento, sia pure così particolare? Una serie di dubbi che trovano alimento nella comunicazione seguita all’evento, in cui i volontari dell’Anpana ribadiscono, pur profondamente rammaricati della morte del dogo argentino, che queste cose “accadono sempre ed esclusivamente a causa dei proprietari e dell’educazione che impartiscono ai propri cani.”

“Le competenze delle guardie non consistono esclusivamente nella prevenzione e repressione dei reati – si legge tra le attività svolte dai volontari dell’Anpana – ma anche e soprattutto nella promozione e educazione ad un sano senso di zoofilia ed alla ecologia, intesi come convinto e civile rispetto degli animali e dell’ambiente”. La promozione e l’educazione devono passare, tuttavia, da una comunicazione corretta, e soprattutto non deresponsabilizzante rispetto ad errori che possono essere commessi in situazioni particolarmnte complesse. Addossare ogni responsabilità ai proprietari dei cani può essere fuorviante. E in questo caso appare come una “difesa d’ufficio” rispetto a responsabilità che possono aver riguardato lo stesso comportamento delle guardie ecozoofile e delle forze dell’ordine.

Adesso si confida che sia la magistratura a fare chiarezza, dal momento che un fascicolo è stato aperto sull’accaduto. Intanto, sono centinaia i commenti su fb cdi chi ha assistito alla drammatica vicenda e tanti i ritratti dell’animale affissi nel luogo in cui il cane è stato abbattuto. “Nel pieno rispetto verso tutte le parti coinvolte non commenteremo l’accaduto. Vogliamo solo, ancora una volta, sottolineare il grande sentimento d’amore e fedeltà che lega un cane al suo proprietario. “FINO ALLA MORTE”. Morte che non ha risparmiato né Bruce, né Jasmine e né Danko a causa, come sempre, della mano dell’uomo”, è il commento della Lega del cane di Altamura. La chiosa più eloquente agli infiniti episodi di maltrattamenti e sevizie o di morti di cui è vittima il più fedele amico dell’uomo.

I disegni di cani di questo articolo sono di Cinzia Damonte