Un’importante iniziativa culturale, un’occasione da non perdere. Parliamo della mostra Antichi Popoli di Puglia. L’archeologia racconta allestita al castello svevo di Bari e prodotta dal Ministero della Cultura e dalla Direzione generale Musei, che ne è l’ideatrice, coadiuvata dalla Direzione regionale Musei di Puglia con la collaborazione dell’omologa istituzione lucana, del Museo Archeologico Nazionale di Taranto, dei diversi musei civici e regionali e dei depositi delle Soprintendenze dai quali, tra l’alto, provengono importanti pezzi.
Sono oltre 600 i preziosi reperti riuniti per l’occasione, molti dei quali normalmente non esposti al pubblico. Oggetti “ordinariamente straordinari” che ci parlano dei Messapi, Peucezi e Dauni, narrandone incontri e scontri ma anche importanti ed evidenti scambi culturali, il tutto sullo sfondo di un contesto territoriale unico nel suo genere. Un viaggio lungo otto secoli che accompagna, passo dopo passo, il visitatore attraverso le vicende storiche e culturali dei tre popoli. Dal folgorante incontro con la civiltà greca, dalla quale le tre etnie hanno attinto in varia misura e con un grado di permeabilità differente, si passa gradualmente ai secoli dei regni ellenistici e dei primi contatti diretti con Roma per giungere, infine, all’età augustea durante la quale, anche nella quotidianità, risulta ormai apprezzabile una progressiva acculturazione in senso romano.
“Il ricco e variegato patrimonio archeologico della Puglia ha suggerito le linee tematiche della mostra, che ha trovato terreno fertile in tutti i musei, le soprintendenze e le altre istituzioni locali coinvolte in questa operazione ambiziosa”, ha commentato il direttore regionale dei musei di Puglia Luca Mercuri, che spiega inoltre come l’esposizione sia un’opportunità per valorizzare le collezioni delle diverse istituzioni museali e della cultura presenti nella regione.
Quello pugliese è un territorio che racconta una storia lunga diversi millenni, un territorio che per sua stessa vocazione ha favorito determinate vicende umane le quali, inevitabilmente, hanno a loro volta portato alla produzione di un patrimonio archeologico unico e con caratteristiche tanto peculiari che un reperto pugliese è immediatamente distinguibile, anche dai non addetti ai lavori, quando lo si trova esposto in altri musei.
La consapevolezza che su questo territorio insista un così ricco patrimonio archeologico è il punto di partenza da cui nasce l’ambizioso progetto espositivo di Antichi Popoli di Puglia, che riunisce in un solo percorso – ha dichiarato il direttore generale musei Massimo Osanna – i contesti e le opere più significative dell’archeologia pugliese. L’allestimento diventa altresì occasione per evidenziare, anche con la presenza di opere usualmente non esposte, la pluralità di culture avvicendatesi nel territorio, attraverso una narrazione che ne valorizza i caratteri peculiari”.
Quello che ne emerge è un racconto plurale, come non era ancora mai stato realizzato in quanto i popoli della Puglia antica sono stati spesso trattati dal punto di vista espositivo, e di conseguenza di illustrazione al grande pubblico, attraverso proposte “a compartimenti stagni” che nulla hanno a che vedere con quella che era invece la vivace realtà storica del territorio. L’iniziativa Antichi popoli di Puglia punta proprio a cambiare rotta in questo senso aprendo finalmente a nuove occasioni per una narrazione di tipo divulgativo ed esperienziale più “corali” e complete anche per i visitatori.
La mostra si avvale inoltre di videoinstallazioni site-specific, a cura di Kaos Produzioni, complementari all’esposizione e utili ad una migliore fruizione e coinvolgimento dei visitatori. Sono diverse le installazioni tecnologiche che arricchiscono l’evento: nella sala Bona Sforza, ad esempio, è stata realizzata l’installazione “Chronos” il cui scopo è quello di unire due sezioni della mostra e attraverso la quale viene raccontata la ciclicità della vita, la guerra, la morte e la rinascita di un tempo caratterizzato da conflitti, conquiste e l’approdo di nuovi assetti che finiscono con il fondersi con i precedenti dando vita sempre a nuove e vivaci dinamiche.
Attraverso i contenuti multimediali è possibile apprezzare le rappresentazioni dei corpi dei giovani lottatori in allenamento, modelli del vasellame dei corredi funebri e le ambientazioni architettoniche accompagnate da un lamento funebre in griko, un dialetto della lingua greca appartenente al gruppo dei dialetti greco-italioti, mentre le immagini dei resti archeologici di Egnazia si “impastano” su tre tappeti realizzati in cocciopesto. Il tutto concorre a calare il visitatore in un’esperienza davvero immersiva nella quale la componente emozionale contribuisce in maniera rilevante puntando a coinvolgere maggiormente il pubblico.
Antichi popoli di Puglia. L’archeologia racconta rappresenta, dunque, un’iniziativa di straordinario valore culturale che offre la possibilità di conoscere attraverso il confronto Messapi, Peucezi e Dauni proponendo al grande pubblico una narrazione suggestiva, coinvolgente e davvero fruibile nel segno di una vera innovazione in termini di comunicazione del patrimonio culturale. Un’occasione da non farsi sfuggire assolutamente.
Tutte le foto sono tratte dal sito della Direzione Generale dei Musei Italiani