Nessuno può giudicare le donne

"Reactive: e reazione fu", spettacolo di attoRematto con la regia di Cecilia Maggio, in scena alla Cittadella degli artisti di Molfetta, celebra il riscatto del mondo femminile

Viviamo tempi in cui si torna a mettere in discussione l’aborto, a parlare di tutela della “sacra” famiglia naturale, diritto al lavoro sì ma solo se intrecciato alla maternità, lotta all’ideologia gender. Temi che costituiscono un ostacolo all’emancipazione delle donne, se è vero che già nella nostra cultura sono talmente radicati i pregiudizi nei confronti dell’universo femminile da non permettere di riconoscere la gravità della violenza sia fisica sia psicologica che in casi estremi conduce a quella piaga drammatica che è il femminicidio.

Già prima e dopo il 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne, associazioni, centri antiviolenza e movimenti nati sui social si sono mobilitati per costruire un’alternativa alla giustificazione della violenza, soprattutto quando questa è occultata da luoghi comuni quali “donna angelo del focolare”, “donna al volante pericolo costante”, “chi dice donna dice danno”. Lo dice anche la fisica, no? A ogni azione corrisponde una reazione.

Una parola, quest’ultima, che fatica ancora oggi a diffondersi. Non piace. Alcuni dicono che è scorretta. Reactive: e reazione fu è, invece, il titolo di uno spettacolo della compagnia bitontina attoREmatto con la regia di Cecilia Maggio, che si propone di portare sul palcoscenico un fenomeno sempre più complesso come la violenza maschile sulle donne nel corso del tempo.

I ragazzi di attoRematto nella redazione di Primo piano con Pier Girolamo Larovere (ultimo a destra)