L’essenziale è invisibile agli occhi

Una mostra a Barletta fotografa la "quotidianità" della violenza di cui tante donne sono vittima ma a cui è possibile opporsi per conquistare la libertà

Il 25 novembre è una data particolare. Quest’anno è capitata di venerdì, l’anno scorso di giovedì. Ma se prestassimo davvero attenzione, superando quell’ “essenziale invisibile agli occhi” di cui ci parla il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry, ci accorgeremmo che il 25 novembre ricorre ogni giorno. È 25 novembre quando l’Istat registra, nel periodo dal 1° gennaio al 20 novembre 2022, 273 omicidi (+2% rispetto allo stesso periodo del 2021) con 104 vittime di sesso femminile (-5% rispetto allo stesso periodo del 2021 in cui le donne uccise sono state 109). È 25 novembre quando una donna riceve una pacca sul sedere da uno sconosciuto, è 25 novembre quando queste vittime si sentono colpevoli e non trovano la forza di denunciare, è 25 novembre quando una donna subisce soprusi persino sul posto di lavoro o quando, comodi sui nostri divani, sentiamo il Tg dare notizia dell’ennesimo caso di femminicidio. In realtà, nei confronti di tali episodi – proprio a causa del loro eccessivo ripetersi – si è sviluppata una certa insensibilità, che ci porta a vivere tali fenomeni con cinismo, come se fossero ormai parte integrante della nostra quotidianità.

                                               

È dal 1981 che il 25 novembre è celebrato come il giorno contro la violenza sulle donne, in ricordo del brutale assassinio nel 1960 delle tre sorelle Mirabal, attiviste politiche della Repubblica Dominicana, per ordine del sovrano Rafael Trujillo. Quelle ragazze si opposero ad un regime che silenziava ogni voce di dissenso, soprattutto quella delle donne. Il rischio però di questa celebrazione è cadere in una monumentalizzazione della storia e, di conseguenza, di sospendere ogni riflessione critica. Chiave di lettura non scontata e che può invece portare ad una sensibilizzazione molto più chiara e viva del problema, è quella che riguarda l’arte in tutte le sue forme.

È questa la dimensione che ha scelto la città di Barletta per dire stop alla violenza sulle donne. Rilevante è sicuramente la mostra fotografica che da piazza Caduti si sviluppa lungo via F. D’Aragona fino all’osservatorio Giulio e Rossella, centro antiviolenza che ormai rappresenta una realtà storica, di supporto a tutte le donne che hanno bisogno di assistenza. La mostra, realizzata dalla Fiof, Fondo Internazionale per la Fotografia, racconta per immagini la spirale della violenza e le sue dinamiche e il percorso per uscirne fino al raggiungimento della libertà.

Ogni foto scattata è accompagnata da alcuni hashtag rappresentativi di diverse tipologie di violenza come #sensodicolpa e #revengeporn, oppure della rinascita che le vittime hanno il diritto di vivere, come nel caso di #nonseisola, #decidoio e #iovalgo. Più di cento sono le donne che hanno chiesto aiuto all’osservatorio per essere ascoltate e, soprattutto, credute ricevendo accoglienza da donne altruiste, professioniste, operatrici esperte. Tra queste Antonia Filannino, assistente sociale del centro “Giulia e Rosella”. “Voglio ripetere loro quello che è il titolo della mostra fotografica: si può vivere libere dalla violenza – il suo invito alle vittime – si può rinascere, anche se si tratta di un percorso faticoso. Prima della ripresa purtroppo si deve soffrire; ma è un dolore propedeutico a quella libertà che tutte loro meritano di vivere e di avere”, spiega Filannino che evidenzia, inoltre, l’importanza di affidarsi a donne esperte, a professioniste poiché non ci si può improvvisare nell’ascoltare tematiche così delicate.

Altro orizzonte culturale prospettato dalla città riguarda i libri e la lettura. In questo caso è stata la libreria I Funamboli Libri e te a presentare, nella giornata del 25, l’appuntamento intitolato Sorella non sei sola. Una soirée di confronto, organizzata dall’ARCI “Carlo Cafiero” incentrata sulle parole di autrici femministe, come avvio di una condivisione sul tema della violenza patriarcale. Numerosi i temi trattati: da Il femminismo è per tutti. Una politica appassionata, libro di bell hooks, a Jude Ellison Sady Doyle con Il mostruoso femminile. Il patriarcato e la paura delle donne, passando per la vincitrice del nobel per la letteratura Annie Ernaux e per la femminista e poetessa Audre. È affiorato anche un altro capitolo di riflessione: il ruolo dei bambini, troppo spesso vittime insieme alle donne della violenza “domestica” e che si trovano spesso ad assistere ai soprusi o addirittura a subirli.     

                             

Singolare a questo proposito proprio una bambina che, durante la mostra fotografica in piazza Caduti, ha voluto leggere la didascalia sotto un suo disegno: “Noi donne dobbiamo essere libere di fare le nostre scelte”. L’unico modo, dunque, di superare la violenza è la consapevolezza, la sensibilizzazione; una visuale “con il cuore”, cara al principe di de Saint-Exupéry, lo stesso che ci ricorda che “Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano”.