Un Mangiafuoco con occhi vispi e mani laboriose. Si presenta così Alessio ai tanti bambini desiderosi di conoscerlo al termine dei suoi spettacoli. Strillano, applaudono, lo acclamano, poi balzano giù dalle sedioline bianche, su cui pochi minuti prima erano incollati a sgranocchiare pop-corn, per corrergli incontro e attorniarlo con il loro affetto. E c’è anche chi, preso dalla timidezza, resta in disparte ma convince i genitori a comprargli uno dei tanti burattini in mostra, con cui potrà fantasticare mondi lontani o cimentarsi in audaci piroette solo attraverso il movimento delle mani.
Il giovane burattinaio biscegliese, Alessio Sasso, è pronto a regalare gioia e spensieratezza ai piccini ma anche ai grandi. Sembra quasi stia seguendo le orme dell’iconico quanto grottesco personaggio uscito dalla penna di Collodi e reso immortale dalle memorabili avventure di Pinocchio.
Ma del burattinaio più noto di tutti i tempi, Mangiafuoco, Alessio non ha preso la ruvidezza dei modi bensì la propensione all’ascolto e la generosità. Se il personaggio di Collodi ingaggia Pinocchio per il suo teatro ma, dopo averlo minacciato di gettarlo nel fuoco, commosso dalla storia del suo babbo lo libera donandogli cinque monete d’oro, Alessio regala sorrisi e serenità a coloro che decidono di astrarsi, sia pure per poco, dalle tensioni di tutti i giorni, immaginando un miracoloso ritorno alla fanciullezza. Ma nulla è così improbabile se a proiettarci nel mondo delle favole è un abile “prestigiatore” come il nostro, che con il magico tocco delle mani improvvisa scenette quotidiane ricche di baruffe, tradimenti, amori e l’immancabile lieto fine, come ogni commedia che si rispetti.
E, in effetti, è proprio il genere della commedia a costituire le fondamenta del teatro di Alessio. In repertorio ne conserva una sessantina, ognuna con una sua morale: l’importanza dell’ascolto, l’ubbidienza ai genitori o agli educatori, il rigore e la disciplina, la gestione del denaro, il rimedio alle paure e tanto altro ancora. Commedie ispirate alle grandi opere di Totò, Scarpetta, De Filippo, Goldoni e Viviani, donate al giovane artista biscegliese dalla storica famiglia Ferrajolo che, in passato, con i suoi spettacoli ha divertito il pubblico di tante città del paese. Anche Alessio da bambino si lasciava incantare da quell’universo in miniatura non così distante dalla realtà, popolato da bizzarri fantocci dal temperamento simile agli esseri umani. Tant’è che ancora ragazzino chiese a Rosa Ferrajolo di provare a manovrare un burattino. La figlia del grande Michelangelo Ferrajolo acconsentì offrendogli l’opportunità di lavorare con la compagnia. E quando il glorioso teatro dei burattini ha chiuso, Alessio ha rilevato l’attività impegnandosi a mantener viva una tradizione secolare.
In questi giorni Alessio è a Ruvo di Puglia, in Piazza Matteotti. Il suo teatrino color ocra, spicca in lontananza non solo per la forma vezzosa ma anche per l’elegante drappo rosso con ricami dorati, sullo sfondo nero sul quale campeggiano le due maschere più tipiche: l’una dall’espressione compassionevole, l’altra sorridente. Nel registro inferiore fa capolino, invece, un guardingo Pulcinella, con a fianco la scritta Teatro Nazionale dei Burattini di Alessio Sasso.
È un privilegio osservare da vicino gli oggetti di cui il burattinaio si serve nella messa in scena dei suoi spettacoli, a partire dalle ottanta sagome in legno scolpito a mano con abitini confezionati su misura da una sarta. I più antichi, di circa 50-60 anni, sono stati ereditati dai Ferrajolo; i più recenti li ha dipinti Alessio. Allineati sulla mensola, sono pronti ad entrare in scena ma non prima di farsi vanitosamente ammirare per le loro peculiarità: Pulcinella con la classica divisa bianca, bordata di rosso e coperto in viso da una maschera nera, il diavolo con due grandi corna che spuntano dal capo, due carabinieri baffuti, una dama imbellettata, il guappo napoletano, l’ingenuo Felice Sciosciammocca, il crudele boia che nella commedia Pulcinella condannato a morte viene ucciso dal protagonista con l’inganno.
Ci basta spostare lo sguardo all’insù per passare in rassegna le dodici scenografie, appese in fila e ordinate in base alla commedia che si intende rappresentare. Alcune, gentilmente concesse dalla famiglia Ferrajolo, sono dipinte a mano; altre sono stampe più moderne. Qualunque sia l’età dei pannelli, certamente non passano inosservati per la vivacità dei colori e per la nitidezza delle scene raffigurate: boschi, uno scorcio del golfo di Napoli, una cantina, la camera di un castello, gli interni di un’abitazione o di una bottega. Sparse qua e là, cianfrusaglie di ogni tipo: sacchi, coltelli, pistole, ciotole, bastoni, ombrelli, un pianoforte, un flauto e persino una bara impiegata nella commedia Pulcinella finto morto per i troppi debiti.
Sono tante le commedie he Alessio ha dovuto imparare nel corso del tempo e portare in scena contando, una volta accovacciatosi sul pavimento dietro il palcoscenico, esclusivamente sulla forza delle sue braccia nonché sulla creatività delle proprie mani e, qualora servisse, sull’aiuto di qualche collaboratore. Ma cosa significa fare teatro al giorno d’oggi? Gli chiedo. “L‘arte per me è un momento in cui si manifestano le emozioni, positive o negative che siano. Attualmente, malgrado si viva nell’era della tecnologia, il teatro riesce ancora a catturare l’attenzione dei bambini e degli adulti che per un istante tornano indietro nel tempo ricordando l’infanzia. E questa è una fortuna“, risponde Alessio.
Allora lasciamolo al suo lavoro, ancora per pochi giorni all’aria aperta prima di portare i suoi spettacoli nelle scuole e nei centri commerciali. Quei burattini così ansiosi di debuttare in nuovi scenari torneranno a stupire e a regalare emozioni a chi tuttora considera la vita una commedia tutta da vivere, con le sue contraddizioni, le sue strade impervie, le sue rapide oscillazioni, ma pur sempre uno spettacolo di cui occorre essere protagonisti. Perché il teatro non si ferma mai!
Nell’immagine in alto, Alessio Sasso con Pulcinella, uno dei suoi burattini preferiti. Le foto sono di Vittoria Leone